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Donne e bambini mercificati

Onu, un rapporto mostra la violenza dell’utero in affitto

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La relatrice speciale delle Nazioni Unite, Reem Alsalem, ha presentato un report che elenca le molteplici forme di violenza legate alla maternità surrogata. Di qui la richiesta di un suo divieto internazionale e di sanzioni per chi cosifica donne e bambini.

Vita e bioetica 11_10_2025

Ieri, venerdì 10 ottobre, Reem Alsalem, relatrice speciale dell’Onu sulla violenza contro le donne e le ragazze, ha presentato all’Assemblea Generale un rapporto dal titolo Le diverse manifestazioni di violenza contro le donne e le ragazze nel contesto della maternità surrogata.

Alsalem innanzitutto illustra le dimensioni del fenomeno: «Nel 2023, il mercato globale della maternità surrogata era valutato a 14,95 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà i 99,75 miliardi di dollari entro il 2033. […] Le madri surrogate hanno ricevuto solo il 10-27,5% del pagamento totale». Esiste ormai anche la figura del procacciatore di affari: «Sono previsti incentivi per coloro che indirizzano una donna a un'agenzia di maternità surrogata. In alcuni paesi, come gli Stati Uniti d'America, una persona che indirizza può ricevere un bonus medio compreso tra 1.000 e 5.000 dollari».

Il report elenca anche i motivi della domanda crescente: infertilità in aumento, coppie gay o single, volontà di evitare la gravidanza, globalizzazione, affinamento delle tecniche, copertura assicurativa o del datore di lavoro, narrazione massmediatica in cui la genitorialità viene vista come un diritto e la maternità surrogata come pratica positiva anche grazie al ricorso a Vip come testimonial.

L’identikit della madre surrogata (in realtà surrogante) è il seguente: «La maggior parte delle madri surrogate proviene da contesti a basso reddito e ha uno status sociale inferiore rispetto ai genitori committenti. […] Le donne migranti sono specificamente prese di mira per la maternità surrogata o vengono trasferite in altri paesi allo scopo di fecondazione e parto, spesso per aggirare la legge». In genere non hanno accesso ad assistenza legale. Inoltre, «in contesti in cui donne e ragazze incontrano barriere strutturali nell’esercizio dei diritti fondamentali e nell’accesso ai servizi essenziali, la maternità surrogata può ulteriormente svalutarle, ridurle esclusivamente al loro ruolo riproduttivo e perpetuare l’idea che la biologia femminile e la capacità riproduttiva siano delegabili e commerciabili. Tale visione è radicata nel linguaggio sulla maternità surrogata, che si riferisce alle donne con termini disincarnati come "utero", "locataria" e una "incubatrice che sviluppa cellule altrui"».

La relatrice speciale indica diverse forme di violenza sulle donne. Violenza economica: «A numerose donne è stato negato il risarcimento e sono rimaste senza assistenza quando hanno avuto un aborto spontaneo o non hanno rispettato tutti i requisiti del loro contratto. […] In molti contratti, le madri surrogate sono tenute a rinunciare in anticipo al loro diritto di prendere in autonomia decisioni di carattere medico. [Altre] pratiche dannose giustificate tramite contratto includono l’impianto del numero massimo di embrioni per aumentare le possibilità di un parto riuscito, il ricorso all’aborto selettivo, il monitoraggio costante da parte dei genitori intenzionali, anche attraverso una sorveglianza ininterrotta tramite telecamere, e restrizioni alla libertà di movimento. […] Queste donne perdono o lasciano il lavoro durante l’iter [della maternità surrogata]». Nei 9 mesi di gestazione la loro vita, anche intima, è presa in prestito dalle agenzie.

Inoltre c’è la violenza psicologica: «Spesso vengono spinte a ricorrere alla maternità surrogata perché questa viene presentata come una pratica per esprimere valori di "amore" e "solidarietà", in particolare in relazione alle coppie omosessuali. Tali pressioni scoraggiano le donne dal cercare aiuto o dall’esprimere dissenso». Come frequenti disturbi si indicano: depressione, stress post-traumatico per il distacco dal bambino (è spesso loro vietato anche tenerlo in braccio), sensi di colpa.

Il rapporto parla poi di “violenza fisica”: «Le gravidanze surrogate hanno maggiori probabilità [rispetto alle altre madri] di avere gravidanze ectopiche e di partorire con il cesareo, di soffrire di diabete gestazionale materno, ipertensione, preeclampsia e placenta previa». E anche di “violenza riproduttiva”: i committenti possono imporre «un aborto in caso di gravidanze multiple o disabilità fetale. Secondo quanto riferito, le madri surrogate sono state spinte a interrompere gravidanze sane, anche oltre le 12 settimane, attraverso tattiche coercitive come incentivi finanziari, minacce di azioni legali o il ritiro del sostegno sia alla madre che al bambino. Le richieste sono spesso giustificate sostenendo che il bambino appartiene ai genitori committenti. […] In alcuni casi in cui una gravidanza multipla progredisce, i genitori committenti impongono anche una riduzione selettiva». In Cina in alcuni casi «le donne […] venivano identificate tramite codici e classificate come prodotti di “alta gamma” o “bassa gamma”, in base al loro aspetto e al loro stato di salute, con un prezzo per ogni ovulo stabilito di conseguenza. Le donne con disabilità non vengono risparmiate da tali sfruttamenti e abusi».

Reem Alsalem annota che «il comportamento orientato al profitto […] aumenta il rischio di tratta di esseri umani in ogni fase del processo. […] Gli accordi di maternità surrogata possono equivalere o assomigliare alla schiavitù, in quanto pongono le madri surrogate in una posizione in cui alcuni o tutti gli attributi del diritto di proprietà vengono esercitati su di loro». Il consenso della donna è moralmente irrilevante: «Il consenso da solo non rende etica la maternità surrogata. È ampiamente riconosciuto che il consenso da solo non può giustificare le violazioni dei diritti umani. […] Quando donne e ragazze ritengono che la maternità surrogata sia la loro unica opzione o quando non sono consapevoli delle conseguenze, il loro consenso non è né libero né informato».

Il rapporto cita anche gli atti di violenza sui bambini: «Fin dalla nascita, subiscono un'immediata separazione dalla donna che li ha portati in grembo e vengono affidati ai genitori committenti. Un processo che può essere significativo dal punto di vista emotivo e di sviluppo. [Questi bambini] hanno un'età gestazionale media al momento del parto più bassa, tassi più elevati di parto pretermine e tassi più elevati di basso peso alla nascita. È stato riferito che la tecnologia di riproduzione assistita e le gravidanze multifetali sono state associate a un aumento del rischio di difetti alla nascita. L'allattamento al seno, che nella maternità surrogata è impedito e addirittura proibito contrattualmente, è essenziale per il sano sviluppo del neonato. […] A differenza dell'adozione, in cui la valutazione dei genitori è riconosciuta come una misura essenziale per la tutela del minore, vengono effettuati pochissimi controlli sui precedenti dei genitori committenti, se non nessuno. […] Ciò comporta rischi particolari per i bambini nati in questo modo, tra cui il rischio di sfruttamento sessuale delle bambine, poiché sono stati segnalati casi di autori di reati sessuali che hanno commissionato la maternità surrogata; il rischio di diventare vittime della tratta di esseri umani; e il rischio di abbandono, soprattutto quando un bambino nasce con disabilità. I bambini nati tramite maternità surrogata possono anche affrontare lotte di identità a lungo termine, che si intensificano se sono concepiti tramite donazione di gameti. Conoscere le proprie origini è importante per molti individui per ragioni psicologiche ed emotive, nonché per motivi di storia medica familiare. […] Una preoccupazione intrinseca della maternità surrogata risiede nella programmazione contrattuale della separazione tra una donna e il bambino che porta in grembo, che rischia di trattare il bambino come un oggetto passivo di un accordo tra adulti o come una merce. […] Anche le bambine possono essere vittime di aborti selettivi in base al sesso, poiché i contratti di maternità surrogata a volte includono clausole di “riduzione selettiva” in base al sesso del bambino. Una situazione simile esiste per i bambini con disabilità».

Chi sono gli autori di queste violenze? «Le agenzie e gli intermediari [perché] prendono di mira e sfruttano donne economicamente vulnerabili, forniscono informazioni fuorvianti od organizzano reclutamenti coercitivi e impongono clausole contrattuali restrittive. […] I professionisti medici commettono atti che costituiscono violenza ostetrica e riproduttiva, come interventi medici invasivi non necessari o coercitivi. Familiari o amici ricattano emotivamente le donne affinché li aiutino ad avere un figlio diventando madri surrogate».

Infine la relatrice speciale ricorda un dato lampante, ma dimenticato: «La maternità surrogata commerciale, che rappresenta la stragrande maggioranza dei casi di maternità surrogata a livello globale, costituisce una vendita di bambini, il che è un reato». E per questo motivo, unito al fatto che tale pratica si concretizza come sfruttamento delle donne, chiede il divieto internazionale della maternità surrogata e dunque di sanzionare acquirenti, cliniche e agenzie.