Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori a cura di Ermes Dovico
Un testo disatteso

Oggi, più che mai, c’è bisogno dell’Evangelium vitae

Ascolta la versione audio dell'articolo

A trent’anni dall’enciclica di san Giovanni Paolo II, anche molti cattolici hanno mollato la presa sulla difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Nel 1995 l’EV era vista dentro la DSC. La Chiesa sinodale odierna non coglie più rettamente né l’una né l’altra.

Editoriali 31_07_2025

L’enciclica Evangelium vitae (EV) di san Giovanni Paolo II sulla difesa della vita umana ha compiuto 30 anni (1995-2025). Durante questi 30 anni è stata disattesa e ora quasi dimenticata. Fortunatamente a ricordarla ci ha pensato il Comitato Verità e Vita che la settimana scorsa ha organizzato a Bergamo il XII Seminario Mario Palmaro proprio a questo scopo. Tutte le relazioni avevano come centro e orizzonte la EV.

L’enciclica parlava di un «popolo della vita» che lottasse per una «cultura della vita». Ma di quel popolo non c’è più quasi notizia e la cultura della vita è in drammatico regresso. Soffermandosi solo su questi ultimi mesi, si rimane impressionati dalla crescita esponenziale degli attacchi sistematici alla vita. Il governo australiano ha esteso l'indennità di maternità alle donne che interrompono la gravidanza dopo la ventesima settimana: dall’incentivo alla natività si è passati ad incentivare la morte [vedi QUI]. Nel giugno scorso, in Inghilterra e Galles, la Camera dei Comuni ha votato a favore della depenalizzazione dell’aborto fino al nono mese di gravidanza [vedi QUI] e ha approvato la legge sul suicidio assistito. Leggendo i rapporti specifici si apprende che nel 2024 nel mondo si sono effettuati 73 milioni di aborti indotti e l’aborto si conferma la prima causa di morte [vedi QUI]. Nel maggio scorso l’Assemblea nazionale francese ha approvato un disegno di legge sul suicidio assistito; sempre in Francia il diritto all’aborto è stato inserito nel testo della Costituzione. In quasi tutti i Paesi occidentali la morte è di casa e dal Canada all’Olanda [vedi QUI] l’eutanasia ormai uccide anche senza consenso.

Non c’è dubbio, quindi, che della EV ci sia bisogno. Eppure, anche nella Chiesa e tra i cattolici si è mollata la presa sul tema, mentre divisioni e titubanze scombinano la dottrina e frenano l’azione.

Negli anni Novanta del secolo scorso, quando venne pubblicata l’enciclica, il tema della vita era visto dentro la Dottrina sociale della Chiesa (DSC). La EV non era solo un’enciclica di bioetica, bensì di teologia morale sociale. Non affrontava l’argomento dal punto di vista della morale personale, ma della morale sociale e pubblica. Questa impostazione era evidente fin dalle prime righe, ove i poveri ai tempi dalla Rerum novarum, gli operai, venivano paragonati ai nuovi poveri, i bambini concepiti e uccisi tramite l’aborto procurato e statale. Questo accostamento indicava che la EV era, a suo modo, un’enciclica sociale. Allora si era nel pieno di un tentativo – riuscito o meno, qui lasciamo perdere –  di rilancio organico e sistematico della DSC, ma oggi viviamo in un quadro completamente diverso. Oggi la DSC è intesa come un intervento umanisticheggiante a fianco di tutti gli altri uomini senza distinzione, secondo i principi di una fratellanza universale fondata sull’essere tutti sulla stessa barca dell’esistenza. Non è più intesa come un contenuto ma come un atteggiamento, non come un modo essenziale di essere per la Chiesa ma come una postura esistenziale. Allora con la parola “mondo” si intendeva l’ordine naturale finalistico della società umana bisognoso di salvezza anche al suo stesso livello. Oggi per “mondo” si intende invece la storia dell’umanità con la Chiesa che sta dentro di essa, assieme e alla pari di tutti gli altri attori. La EV e la DSC stanno o cadono insieme, quando si indebolisce l’una lo stesso accade per l’altra.

Per esempio, la EV costituisce una fortissima critica teoretica alla democrazia, stabilendo una relazione non occasionale tra essa e il totalitarismo e in ciò ricollegandosi con le note invettive del magistero ottocentesco. Nella EV Giovanni Paolo II metteva le basi di questa revisione ad ampio raggio della democrazia e del rapporto non occasionale tra democrazia e totalitarismo. Al contrario, la Chiesa italiana oggi è appiattita su una venerazione ideologica per la democrazia della vuota partecipazione e per il dogmatismo della Costituzione secondo un dossettismo per di più tardivo e impoverito, il che paralizza anche i suoi interventi sul tema della vita.

La trascuratezza combinata della lotta per la vita – oggi abbiamo presidenti di conferenze episcopali come quella italiana e quella tedesca che chiamano “buone” le leggi che permettono l’aborto nei rispettivi Paesi – e della DSC la si può verificare in altri due aspetti.

La DSC fornisce il quadro generale in cui inserire l’impegno per la vita. Di questo quadro fanno parte il riferimento ad un ordine naturale e finalistico e la dottrina dei principi non negoziabili. Ambedue questi concetti oggi sono considerati “superati”, sicché non si distingue più tra la politica abortista, e quella delle immigrazioni, della povertà o dell’ambiente.

Questa confusione sui contenuti si accompagna a quella sui soggetti interni alla Chiesa. Il capitolo IV della EV era come un direttorio di pastorale della vita e diceva chi doveva fare cosa: dalle madri ai vescovi, dai nonni agli intellettuali, dal volontariato ai politici, dai sacerdoti agli operatori sanitari: tutti i soggetti avevano un compito da svolgere dentro una finalità unica.  Nella Chiesa sinodale di oggi non è più così: i compiti specifici non sono chiariti ma sono mescolati, come se la Chiesa non avesse un ordine interno e come se tutti fossero chiamati a fare tutto.

EV e DSC si richiamano a vicenda e la loro relazione risulta fondamentale sia per l’una che per l’altra. L’impegno e la lotta per una cultura della vita sono destinati a indebolirsi se non radicati nel più vasto impegno per la costruzione di una società cristiana, che rimane, in fondo, lo scopo della DSC.