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IL CASO

Non basterà un presepe gay a cancellare il Natale

Al posto di Giuseppe e Maria hanno messo due giuseppi che si sono scambiati anche un bacio. L’asinello era impersonato da Matteo Salvini e il bue da Carlo Giovanardi. I Re Magi portavano preservativi e gianduiotti. Questo presepe vivente è stato inscenato davanti alla Galleria di Arte Moderna di Torino.

Cronaca 15_12_2015
I due giuseppini nel presepe gay di Torino

Al posto di Giuseppe e Maria hanno messo due giuseppi che si sono scambiati anche un bacio. L’asinello era impersonato da Matteo Salvini e il bue da Carlo Giovanardi. Roberto Cota, ex presidente della Regione, e Maurizio Marrone, capogruppo in Consiglio comunale di Fratelli d’Italia, sono finiti a far le pecorelle. I Re Magi portavano preservativi e gianduiotti. Gesù bambino infine era un bambolotto di colore adagiato in un canotto.

Questo presepe vivente è stato inscenato sabato scorso da alcuni collettivi studenteschi e pare da qualche rappresentate dei gruppi Lgbt davanti alla Galleria di Arte Moderna di Torino, mentre all’interno stava prendendo la parola proprio Salvini. Il leader della Lega era dunque il bersaglio designato della carnevalata blasfema. Infatti, lo striscione, tenuto in mano da due angeli, che incorniciava il presepe gay riportava questa scritta: «Tradisiun per tutti, Salvini per gnun. Turna a ca’ gadan!». Traduciamo per i non piemontesi: “Tradizione per tutti, Salvini per nessuno. Torna a casa sciocco di un fanullone!”. La colpa di Salvini è stata quella di difendere il presepe dopo che il preside di una scuola di Rozzano ormai dimissionario per le polemiche che lo hanno travolto - aveva proibito nel suo istituto qualsiasi espressione di carattere religioso in vista del Natale per non urtare musulmani e diversamente credenti (clicca qui). Salvini, insieme alla Gelimini e La Russa, si era piazzato davanti alla scuola intonando canti di Natale e tendendo in mano un presepe.

Dunque la cultura musulmana attacca le nostre tradizioni cristiane e noi facciamo lo stesso. Invece di tenerci stretto Gesù bambino e la Sacra Famiglia ce li facciamo sequestrare da un laicismo di bassa lega falsamente goliardico, oppure li teniamo ben nascosti nello scatolone insieme agli altri addobbi, così come ha ordinato il preside Palma. Ma forse il vilipendio – così lo definisce il Codice penale – a danno del presepe è per paradosso un’ottima occasione per riscoprirne il significato autentico. E dunque, perché ogni anno a Natale il buon cattolico fa il presepe? C’è più di un motivo. Innanzitutto è un simbolo della tradizione cristiana. Non c’è nulla da fare, noi siamo fatti anche di carne e ossa e dunque abbiamo bisogno di segni materiali che ci aiutano a esprimere quello in cui crediamo. Se non lo facciamo significa che non ci crediamo più. É così in tutto.

La rosa donata all’amata significa più delle 5 euro spese per acquistarla. Il pezzo di carta chiamato attestato di laurea racchiude in sé tutti gli anni di fatica di uno studente. Nel giorno del matrimonio i canti, gli addobbi, i vestiti dei nubendi e molto altro ancora esprimono la bellezza, l’importanza, la trascendenza e la profondità di quel “Sì” detto davanti a Dio. Concretare in una forma un sentimento, un risultato raggiunto, una promessa etc. è un’esigenza dell’uomo insopprimibile, perché un contenuto ha sempre bisogno di una forma per esprimersi. E così, per intuizione geniale di San Francesco, l’importanza del Natale si è materializzata anche nel presepe.

In secondo luogo il presepe è uno strumento catechetico efficacissimo. Per i più piccoli è spesso il primo momento per venire in contatto con la figura di Gesù che essendo neonato ha bisogno di tutte le loro attenzioni. Narrare la storia di Gesù mentre si costruisce con loro il presepe oppure mentre si mostra un presepe in una chiesa li introduce in modo semplice ma valido nei grandi misteri della fede cristiana: la redenzione, la verginità di Maria, la fiducia di Giuseppe nella Provvidenza, l’umiltà di Gesù e la sua regalità, le sofferenze che sin da subito ha dovuto sopportare per noi, l’attesa per la sua venuta che deve essere l’atteggiamento costante di tutta una vita del cristiano, etc. Il presepe è in fondo un catechismo in 3D, una sorta di teatro in miniatura cristallizzato in un preciso momento della storia dell’umanità, quello della nascita di Cristo. Ma è uno strumento di crescita nella fede anche per l’adulto che si trova a riflettere sugli stessi misteri spiegati al figlio ma con cuore e mente di persona adulta. 

Il presepe non smette di raccontare sempre in modo nuovo le eterne verità di Dio. Queste considerazioni ci portano inoltre a dire che il presepe è un topos della cultura cristiana (il corrispettivo cristiano del mito greco). Cioè sintetizza alcune costanti fondamentali della nostra matrice religiosa, una sorta di sintesi esplicativa della dottrina cattolica che si concreta in modo plastico, figurato. Una narrazione del mistero divino fatta per gli occhi dell’uomo, non una sua banalizzazione, bensì una sua traduzione semplice ma fedele.

Infine, il presepe è una specialissima macchina del tempo che ti riporta all’anno zero o giù di lì. Guardarlo oppure, ancor meglio, assemblarlo o ammirarne una sua rappresentazione dal vivo  ti fa essere presente a Betlemme in quella fredda notte per contemplare misteriosi fenomeni: angeli che si avvicinano ad alcuni pastori e indicano loro dove trovare un Bambino in una mangiatoia, strani personaggi che vengono dall’oriente recando doni, una stella che brilla in modo particolare lassù nel cielo, il viso di quella ragazza nella capanna che sembra venuta lei stessa dal Cielo ed infine quell’Infante così uguale a ciascuno di noi ma anche, in modo inspiegabile, così diverso. Ecco tutte queste cose e molte altre quel bacio scambiato dai due giuseppi non riuscirà mai a cancellarle dal cuore di chi crede davvero. Ma per tutti gli altri, per i piccoli nella fede, basta un nonnulla per farli cadere.