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GUERRA NASCOSTA

Nella lunga notte dell'Iran, anche in Cisgiordania si muore

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Nel giorno che ha preceduto l'attacco notturno iraniano su Israele, i coloni hanno attaccato villaggi palestinesi, facendo altre vittime. Cisgiordania, un fronte dimenticato.

Esteri 15_04_2024
Cisgiordania, funerale palestinese (La Presse)

È stata una notte che ha richiamato alla mente i tragici giorni della Guerra dei Sei giorni del 1967. Moltissimi abitanti della Cisgiordania hanno trascorso parecchie ore, tra sabato e domenica scorsi, nei rifugi o nelle camere blindate, per paura di essere colpiti dai missili e dai droni iraniani. Le sirene di allarme erano attive dalla Cisgiordania settentrionale fino al Mar Morto. Ma è stata anche una notte in cui i palestinesi hanno subito, ancora una volta, gli attacchi dei coloni israeliani che continuano indisturbati nelle loro razzie in Palestina.

Un gruppo di ebrei ortodossi, con il volto coperto, hanno dato alle fiamme un locale utilizzato dagli agricoltori nella città Kafr al-Dik, a ovest di Salfit, nel nord della Palestina, mentre in un'altra incursione, sotto la protezione delle forze di sicurezza, i coloni hanno aggredito e picchiato un agricoltore mentre stava lavorando la propria terra nella zona di Batin al-Maasi, a sud di Betlemme, ferendolo in modo grave.

Una vendetta, per la morte del quattordicenne ebreo, Benyamin Achimeir, che viveva nell’avamposto israeliano di Malachei HaShalom, nella Cisgiordania occupata? «Non fatevi giustizia da soli», era stato l'invito del ministro della Difesa Yoav Gallant ai coloni. Appello che è stato però ignorato. È dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas che i coloni stanno mettendo a ferro e fuoco quasi tutti i Territori Occupati, in particolare nella zona tra Ramallah e Nablus. Che si tratti di un progetto politico è evidente anche per le parole pronunciate dal primo ministro Benjamin Netanyahu che ha eccitato gli animi degli ebrei ultraortodossi con dichiarazioni infuocate: «L’esercito e lo Shin Bet, i servizi di intelligence – ha detto – stanno dando la caccia ai miserabili assassini e a chiunque abbia collaborato. Arriveremo a loro, come facciamo con chiunque faccia del male ai cittadini dello Stato di Israele».

Benyamin Achimeir si era allontanato dall'insediamento venerdì mattina, dopo essere uscito per condurre al pascolo le greggi. Da allora nessuno lo aveva più visto. Il suo corpo è stato ritrovato, dopo molte ore, con l'aiuto di un drone, non lontano dal luogo dov'era scomparso. Le autorità israeliane hanno parlato di un atto terroristico. Subito dopo, è iniziata una rappresaglia nei villaggi palestinesi di Al-Mughayyir, vicini all’insediamento, dove un palestinese è rimasto ucciso, creando a sua volta molta tensione in tutto il distretto di Ramallah. Pesante il bilancio finale per i palestinesi: 4 cittadini uccisi e 60 le persone rimaste ferite, dai proiettili delle forze di sicurezza o dagli ebrei ultraortodossi. Dal 7 ottobre ad oggi, nella sola Cisgiordania sono state ammazzate 464 persone, mentre i palestinesi feriti sono oltre 4.800. «Gli attacchi dei coloni israeliani non scoraggeranno il nostro popolo dal rimanere sulla propria terra. Nessun palestinese abbandonerà la propria terra», ha detto il primo ministro dell’Autorità Nazionale palestinese, Mohammed Mustafa, che ha condannato le violenze dei coloni.

Che quest’ultimi agiscano indisturbati non è più una novità. Un video, che circola in rete, riproduce quanto registrato da una telecamera. Si vede chiaramente un gruppo indisturbato di coloni che dà alle fiamme un'automobile, sotto lo sguardo dei soldati dell'IDF, che non fanno nulla per fermarli. Le riprese sono state diffuse dal gruppo per i diritti umani, Yesh Din, che in un comunicato afferma: «Le vendette commesse dai coloni sono un fenomeno ricorrente. Le forze di sicurezza non proteggono i palestinesi e non agiscono per prevenire tali attacchi. Non ci sono né arresti, né denunce contro gli autori. Come si vede nel video, i soldati non intervengono».

Se la situazione nella Cisgiordania diventa sempre più tesa, a Gaza, invece, si continua a morire. Secondo fonti del ministero della Sanità della Striscia i soldati israeliani hanno sparato contro i palestinesi che stavano cercando di tornare nel nord di Gaza uccidendo cinque persone. Migliaia di sfollati, infatti, si erano messi in viaggio verso Gaza city dopo che era stato comunicato il via libera al ritorno delle popolazioni rifugiate nel nord della Striscia. Un via libera però smentito dalle forze israeliane. «Queste notizie sono false - si legge in una dichiarazione dei militari - l'Idf non permetterà il ritorno dei residenti, la zona nord di Gaza è ancora una zona di combattimento e quindi non è possibile tornare».

Ma c'è una notizia positiva: il primo ministro Netanyahu avrebbe rinviato l’operazione militare prevista a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. «Un cessate il fuoco a Gaza è sempre più urgente», ha detto Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Il cardinale è tornato a lanciare un pressante appello affinché le parti in causa trovino un punto d'incontro per riportare la pace in una terra sempre più martoriata. Pizzaballa è sgomento di quanto sta accadendo, ma è anche convinto che la pace non sia un sogno irraggiungibile. «Basta volerlo - afferma - le condizioni per attuarla ci sono. Credo che i tempi siano maturi».