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I NUMERI PARLANO

Migranti: l’ipocrisia del governo italiano (ed Ue)

Con una crisi economica che dovrebbe indurre il governo a dedicare tutte le risorse agli italiani, che subiscono misure anti Covid sempre più restrittive e discriminatorie, investire risorse per accogliere e mantenere stranieri che giungono illegalmente a casa nostra, costituisce una grave offesa ai cittadini.

Attualità 29_11_2021

Tante chiacchiere, certo ormai troppe, sul ruolo dell’Europa e la necessità di elaborare strategie comuni contro l’immigrazione clandestina, si abbinano alla più totale assenza di iniziative del governo italiano, incapace anche solo di tentare di porre un argine ai flussi illegali.

L’ultimo appiglio a cui sembra aggrapparsi parte della maggioranza che sostiene il governo Draghi, è il Trattato tra Italia e Francia i cui contenuti riguardano anche l’immigrazione e la difesa dei confini europei, ma in termini così generici da non indurre a nessun ottimismo circa il varo di misure concrete che arginino l’immigrazione illegale.

I numeri parlano chiaro: sono ormai 63 mila i clandestini entrati in Italia dal mare dall’inizio dell’anno contro i 35.500 dello stesso periodo del 2020 e i 10.700 del 2019. A questi si aggiungono altre migliaia di clandestini asiatici penetrati dal confine sloveno dove da tempo non si attuano più i “ri-accompagnamenti” alla frontiera con la repubblica ex jugoslava.

Appare oggi ragionevole attendersi che, a fine anno, avremo superato gli 80 mila ingressi dal mare e dal confine orientale.

Tutti accolti da Roma nonostante la gran parte di essi provengano da paesi in cui non ci sono emergenze tali da poter considerare legittima l’assegnazione dello status di rifugiato.

Tunisia, Egitto, Bangladesh e poi Marocco, Costa d’Avorio, Iran: non si tratta di certo di nazioni in guerra o travolte da carestie o cataclismi naturali, ma ormai è noto a ogni organizzazione di trafficanti che l’Italia è l’unica nazione europea del Mediterraneo ad accogliere tutti i migranti economici che arrivano illegalmente, senza attuare respingimenti né rimpatri, che quest’anno sono al minimo storico.

Tra gennaio e ottobre 2021 l’agenzia europee per le frontiere (Frontex) ha rilevato circa 55mila arrivi irregolari di migranti lungo la rotta del Mediterraneo Centrale, che porta alle coste italiane. Nel solo mese di ottobre sono stati oltre 6.240, l'85% in più rispetto al 2020, quando erano in vigore le restrizioni causate dalla pandemia di Covid-19 il 186% in più rispetto all'ottobre 2019.

L'agenzia nota che in ottobre un numero "crescente" di migranti è arrivato in Italia direttamente dalla Turchia, via mare. Quanto alla nazionalità dei migranti, le principali sono Tunisia (oltre 15 mila), Egitto (circa 7.500) e Bangladesh (circa 7.300). Gli egiziani sono la seconda nazionalità e arrivano in larga parte dalla Libia.

Complessivamente gli arrivi dei migranti nella Ue nei primi dieci mesi del 2021 sono saliti di quasi il 70% rispetto allo stesso periodo del 2020, a quota 160mila, e del 45% sul 2019.

Nel solo ottobre ne sono stati registrati quasi 22.800, il 30% in più dell'ottobre 2020 quando erano in vigore le restrizioni anti-Covid, e il 18% in più rispetto allo stesso mese del 2019 (periodo pre-pandemia). Gli aumenti più significativi rilevati si sono avuti sulla rotta dei Balcani occidentali e orientali, e nel Mediterraneo centrale (Italia e Malta).

Dal 1° dicembre un aereo di Frontex sarà dispiegato sul Canale della Manica per sorveglianza dei flussi migratori illegali diretti dalla Francia alla Gran Bretagna recentemente ingigantitisi.

"Il problema dell'immigrazione è strutturale” ha ripetuto ieri il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese che punta a una "pressione sull'Ue per partenariati robusti con i paesi terzi. Non si possono mettere barriere al mare” e "i migranti dovrebbero avere una vita dignitosa nei loro paesi".

Parole che vengono ripetute ormai da molti anni, a vuoto, e che oggi hanno un impatto zero sulla realtà dei fatti. L’Africa e l’Asia non offriranno domani condizioni di vita simili a quelle europee, mentre gli ultimi sbarchi in massa in Italia sono stati effettuati da navi di Ong tedesche, quindi di uno stato membro della Ue che non ha mai accettato di farsi carico dei clandestini trasportati in Italia (e solo in Italia) dai taxi del mare teutonici.

Sognare il rapido sviluppo dei paesi afro-asiatici o la solidarietà dell’Europa è irrealistico ma al tempo stesso un pretesto per non varare misure nazionali idonee ad arginare gli sbarchi.

Le coste italiane non sono un colabrodo in cui i trafficanti riescono a insinuare le loro imbarcazioni cariche di clandestini: semplicemente le autorità italiane facilitano e autorizzano lo sbarco di chiunque si diriga verso il nostro territorio, a differenza di quanto fanno spagnoli, maltesi e greci.

Non è un caso che siano ormai 130 le imbarcazioni giunte sulle coste pugliesi e calabresi dalla Turchia, cariche di migranti per lo più siriani, iracheni, iraniani e afghani trasportati da equipaggi forniti dalle organizzazioni criminali ucraine o di altre nazioni del Mar Nero.

Una ritta fino allo scorso anno poco battuta, ma ingigantitasi da quando la Grecia attua respingimenti in mare dei natanti in arrivo dalla Turchia sulle sue isole.

I trafficanti hanno risolto il problema reperendo imbarcazioni più grandi da inviare direttamente in Italia, dove tutti vengono accolti e gli scafisti arrestati vengono liberati in attesa di processo.

Ieri un barcone con 240 clandestini è arrivato sulla costa ionica calabrese mentre ad Agusta proseguivano le operazioni di sbarco dei 459 a bordo della nave tedesca Sea Watch 4 appartenente all’omonima Ong.

Il 26 novembre in 61 erano sbarcati alla foce del torrente Alli nel catanzarese ma, come se non bastassero gli arrivi di clandestini, Roma sta incrementando l’arrivo di rifugiati attraverso i cosiddetti corridoi umanitari.

In 50 sono arrivati venerdì in aereo a Roma dal Niger, nell'ambito del programma della Caritas Italiana in collaborazione con l’Unhcr, il governo Italiano e la Conferenza Episcopale Italiana: cooperazione che ha già portato in Italia centinaia di persone provenienti da Sudan, Centrafrica, Somalia, Sud Sudan, Eritrea, Camerun e Yemen.

E dopo l’arrivo di oltre 5mila afghani con il ponte aereo dell’estate scorsa da Kabul, il governo italiano ha reso noto che si appresta a trasferirne qui altri 500 dai campi profughi situati nei paesi confinanti con l’Afghanistan, per lo più Iran e Pakistan.

Come ha sottolineato anche Daniel Pipes, direttore del Middle East Forum, sarebbe molto meglio per l’integrazione che profughi afghani e di altre nazioni islamiche venissero accolti da nazioni con la stessa matrice culturale e religiosa, ma al di là di queste valutazioni di buon senso, appare evidente che in Italia i corridoi umanitari costituiscono un gesto di solidarietà che avrebbe ragione, solo se fosse accompagnato dallo stop agli arrivi degli immigrati illegali.

Nel contesto attuale, con una crisi economica che dovrebbe indurre il governo a dedicare tutte le risorse agli italiani e a chi già vive nella Penisola e con misure anti Covid sempre più restrittive e discriminatorie per i diritti e le libertà di movimento di tanti italiani, investire risorse per accogliere e mantenere stranieri che hanno in gran parte pagato profumatamente criminali per giungere illegalmente a casa nostra costituisce un insulto al buon senso, ai cittadini e ai contribuenti.