L'Ue scommette 90 miliardi sulla sconfitta della Russia
L'Ue ha congelato a tempo indeterminato i beni finanziari russi in Europa. Si tratta di una misura più moderata rispetto al proposto sequestro, ma sempre pericoloso, perché riavremo quei soldi solo in caso di sconfitta della Russia (che non è in vista)
L'Ue ha congelato a tempo indeterminato i beni finanziari russi in Europa, soluzione meno drastica del loro sequestro ma non meno pericolosa in termini di credibilità dell’Europa nei confronti degli investitori internazionali.
La soluzione alternativa adottata, procedere a un prestito comune da 90 miliardi di euro, per finanziare l’Ucraina, ha comportato una spaccatura tra i partner si presta a diverse valutazioni circa i rischi a cui l’Unione si sta esponendo. La Commissione von der Leyen ha fallito il tentativo, reiterato per mesi da tutti i principali commissari europei e da molti leader nazionali, di sequestrare i beni russi per finanziare l’Ucraina, giustificando l’atto illegale con il valore morale di sostenere Kiev col denaro del suo nemico russo. Invece di lanciare proclami per mesi attribuendo patenti di “putiniani” a chiunque mettese in dubbio l’accortezza e la legalità del furto degli asset russi, i leader europei avrebbero risparmiato molte brutte figure riunendosi a porte chiuse per mettere a punto, senza troppi clamori, una decisione condivisa.
La conseguenza della spettacolarizzazione del dibattito sugli asset russi è che a vincere sono state le posizioni prudenti espresse da cinque nazioni tra cui Italia e Belgio, preoccupate di dover affrontare cause giudiziarie e del crollo di credibilità dell’intera area Euro agli occhi degli investitori internazionali. Un rischio non del tutto scongiurato, poiché la decisione di congelare senza scadenza i beni russi non indurrà nessuno ad avere fiducia nell’Europa né come partner politico-strategico né come partner finanziario.
Vincente è risultato anche l’asse della Mitteleuropa composto da Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che si sono sottratti anche dall’impegno di finanziare il prestito di 90 miliardi di euro all’Ucraina. Vince anche Kiev, che incassa un’ingente somma di denaro che potrà gestire come meglio crede, nonostante la corruzione galoppante nel paese e che, come ha sottolineato il presidente Zelensky, verrà restituita agli europei solo quando la Russia avrà pagato le riparazioni di guerra. Condizione che prevede che Mosca perda la guerra.
Pur sconfitta nei suoi propositi, la Commissione von der Leyen ha però trovato il modo per rifornire l’Ucraina di ingenti somme che secondo alcuni osservatori saranno sufficienti a Kiev per resistere ancora un anno sui campi di battaglia nella speranza, coltivata invano ormai da 4 anni, che i russi si stanchino di combattere e l’economia di Mosca venga logorata dal conflitto. In realtà i 90 miliardi messi in campo dalla Ue non sembrano essere sufficienti a sostenere la spesa pubblica e bellica dell’Ucraina nel 2026. Secondo il Fondo Monetario Internazionale il fabbisogno ucraino nel prossimo anno sarà di almeno 136 miliardi e, del resto, nel luglio scorso Kiev aveva chiesto all’Europa 120 miliardi di dollari solo per il sostegno militare allo sforzo bellico.
L’aspetto forse più importante, è proprio questo: la Ue scommette (con i nostri soldi) sulla sconfitta di Mosca e lo fa da un lato sostenendo la guerra dell’Ucraina con un finanziamento la cui assenza (o il cui posticipo) avrebbe favorito il successo del piano di pace statunitense che prevede la neutralità di Kiev e la cessione di territori alla Russia che risultano peraltro già in buona parte occupati dalle forze di Mosca. Dall’altro la Ue scommette sulla sconfitta russa anche nel valutare che saranno le riparazioni di guerra che Mosca dovrà pagare a Kiev a consentire in futuro all’Ucraina di restituire i soldi agli europei.
Futuro su cui è lecito esprimere seri dubbi. Innanzitutto la Ue si assume la responsabilità politica di contribuire a far fallire il piano di Trump e implica una belligeranza, anche se indiretta sul piano militare, che inevitabilmente la porrebbe tra gli sconfitti senza appello nel caso non certo improbabile che sia Kiev a perdere la guerra sui campi di battaglia.
Sostenere il piano statunitense avrebbe determinato la sconfitta dell’Ucraina ma ne avrebbe impedito la disfatta. Affossarlo, come sta facendo la Ue, rischia di comportare effetti disastrosi nei rapporti con gli Usa (specie se Washington e Mosca rinsaldassero, come intendono fare, i legami bilaterali) anche tenendo conto che nessuna nazione europea è disposta a inviare in Ucraina propri militari a combattere contro i russi.
Oggi non esiste nessun elemento concreto che gli ucraini possano riconquistare i territori perduti né che possano impedire ai russi di conquistarne altri. Anzi, a giudicare dalla rapida caduta in mani russe di roccaforti quali Seversk e Gulyapole (quest’ultima in gran parte in mano ai russi), sembra che le capacità di resistenza delle truppe ucraine si stiamo progressivamente indebolendo sempre di più. Anche i report ucraini e dei centri studi occidentali più fedeli alla causa ucraina devono ammettere che i russi avanzano ogni giorno in tutte le regioni contese, da Donetsk a Zaporizhia, da Dnipro a Kharkiv e ne aprono di nuovi nella regione di Sumy, dove penetrano dal confine russo, con l’intento di mettere in crisi il sistema militare di Kiev sempre più a coto di riserve.
In questo contesto non basteranno i denari, ammesso che non vengano sperperati dalla dirigenza di Kiev in ville lussuose all’estero e in water d’oro, a cambiare il corso del conflitto le cose sul campo di battaglia. Ci vorrebbero armi e munizioni (che l’Europa fornisce in numero costantemente in calo come ha evidenziato il Kiel Institute) e soprattutto truppe ben addestrate, di cui Kiev ha una carenza sempre più evidente.
In termini finanziari contare come fa la Ue sul fatto che Mosca paghi riparazioni di guerra all’Ucraina, è un azzardo conseguente alla convinzione che i russi vengano sconfitti. Le riparazioni le paga chi perde le guerre e oggi non vi sono elementi concreti per ritenere che i russi usciranno sconfitti e quindi neppure che i 90 miliardi prestati a Kiev verranno rimborsati alle nazioni europee.
Che l’Europa fosse tra gli sconfitti di questa guerra era evidente fin dal 2022 a chiunque non volesse guardare a questo conflitto con paraocchi ideologici, ma certo non era prevedibile che la Ue facesse di tutto per ingigantire le dimensioni dei suoi errori e del disastro economico, energetico e strategico che ha perseguito e continua a perseguire con determinazione suicida. Sarebbe stato consigliabile, in base agli interessi europei, chiudere il conflitto ora imponendo a Kiev di accettare perdite territoriali in cambio della ricostruzione e del prossimo ingresso nella Ue.
La Ue esce quindi indebolita e divisa dal rinnovo del sostegno finanziario all’Ucraina che la pone sempre più in contrapposizione non solo alla Russia ma soprattutto agli Stati Uniti. Invece di rispondere degli errori compiuti negli ultimi quattro anni e di elaborare strategie alternative, la Commissione von der Leyen li reitera in nome dell’ardita scommessa che si verificherà prima il collasso della Russia del nostro.


