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COVID E POTERE

Lo stato d'emergenza (che non c'è) è un rischio per la democrazia

Nonostante la contrarietà di insigni giuristi come Sabino Cassese, solo per citarne uno, il Governo si accinge a chiedere al Parlamento di approvare la proroga fino al 31 gennaio dello stato di emergenza. In altri Paesi in cui l'epidemia è anche più diffusa non si ricorre a nulla di simile. L'abitudine a poteri straordinari conferiti al governo è una minaccia concreta alla democrazia

Politica 06_10_2020
Giuseppe Conte

Nonostante la contrarietà di insigni giuristi come Sabino Cassese, solo per citarne uno, il Governo si accinge a chiedere al Parlamento di approvare la proroga fino al 31 gennaio dello stato di emergenza. In altri Paesi i contagi sono più numerosi e la situazione appare peggiore che nel nostro, il governo si vanta di aver gestito meglio di tutti gli altri la fase critica della pandemia, ma è anche l’unico governo ad avere dichiarato lo stato di emergenza e a volerlo prorogare ulteriormente di altri tre mesi e mezzo.

Le cifre non giustificano affatto una decisione del genere. L’emergenza indubbiamente c’era quando gli ospedali erano stracolmi di malati di Covid e quando il Covid veniva affrontato con armi sbagliate e con grande incertezza, anche per il suo carattere del tutto misterioso. Oggi si stanno sperimentando cure che danno risultati ragguardevoli e i protocolli predisposti dagli ospedali in caso di sintomi legati al Coronavirus si dimostrano rassicuranti per le sorti dei malati. Senza contare che la stragrande maggioranza (oltre il 95%) dei casi di Covid riguarda soggetti asintomatici. Peraltro anche il ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina, ha confermato che la situazione è assolutamente sotto controllo: "Nelle prime 2 settimane di scuola, dal 14 settembre, il personale docente che risulta contagiato è lo 0,047% del totale; il personale Ata è lo 0,059%; per gli studenti il numero è ancora piu' basso con lo 0,021%". Nonostante non ci siano criticità dal punto di vista dei ricoveri e delle scorte di materiali negli ospedali, è tornata a riunirsi la task force della Protezione civile presieduta da Angelo Borrelli (la famosa cabina di regia). Ma a che pro?

E quale sarebbe l’emergenza? Se lo chiede, non senza risposta, Sabino Cassese, che ieri, intervenendo a una trasmissione su La7, ha detto: "Prorogano l’emergenza o l’incapacità?". Altrettanto esplicita la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, sul Corriere della Sera, in un’intervista pubblicata in prima pagina ieri: "Abbiamo bisogno di verità, non si può oscillare tra incertezze e paure. Sulla proroga, prima di tutto occorre avere informazioni corrette, senza nascondere i risultati del Comitato tecnico. Se non abbiamo accesso alle informazioni, non possiamo dire nulla. Abbiamo bisogno di verità. Gli italiani sono stanchi di oscillare tra incertezze e paure, in una confusione continua di dati che impedisce tra l’altro di programmare il lavoro". Se perfino la seconda carica dello Stato denuncia un deficit di trasparenza, un’opacità nelle decisioni e una mancanza di strategia nelle azioni di contrasto al Covid, vuol dire che la situazione è sfuggita di mano al premier e ai suoi.

I leader dell’opposizione si dicono contrari anch’essi alla proroga dello stato d’emergenza. Ieri Matteo Salvini, intervenendo a Genova, ha rilanciato il tema, avendo dalla sua tutti i governatori del nord di centrodestra, che paventano nuove chiusure e nuovi blocchi delle attività produttive. Ieri sera il consiglio dei ministri si è riunito per discutere i contenuti del testo del nuovo Dpcm in via di emanazione, che contiene nuove restrizioni delle libertà personali. In particolare dovrebbe essere reintrodotto su base nazionale l’obbligo delle mascherine anche all’aperto, nonostante gli stessi virologi, anche quelli più disfattisti e catastrofisti, continuino a ripetere che proteggere bocca e naso mentre si passeggia tranquillamente da soli è assolutamente inutile e che la mascherina serve semmai quando ci si avvicina ad altre persone e si parla in modo prolungato con loro.

Peraltro gli esercizi commerciali sono sul piede di guerra perché paventano nuove chiusure. Palazzo Chigi si è affrettato a smentire sia l’eventualità di nuovi lockdown, anche solo su base locale, sia quella di limitazioni negli orari di chiusura di bar e ristoranti. Fatto sta che la Campania, regione al primo posto da alcuni giorni nella classifica del numero di contagi, ha disposto autonomamente che alle 23 debbano abbassarsi le saracinesche dei locali.

Si profila, quindi, una nuova guerra tra regioni e tra regioni e governo centrale, visto che nella Babele delle misure di contenimento nessuno riesce più a percepire l’utilità di provvedimenti limitativi delle libertà personali. Perfino dentro la maggioranza ci sono posizioni contrarie a quella di Palazzo Chigi. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, è arrivato ad auspicare che non ci siano nuovi divieti per esercizi commerciali, bar e ristoranti, perché questo rischierebbe di compromettere la già problematica ripresa socio-economica del Paese.

Se l’emergenza diventa permanente e se uno stato eccezionale come quello che stiamo vivendo diventa la norma, salta la democrazia e quei pieni poteri tanto vituperati quando li chiedeva Matteo Salvini ora stanno diventando l’essenza della vita dello Stato perché ad esercitarli è direttamente il premier. In una Repubblica parlamentare questo è indice di patologia ed occorre tornare nell’alveo della Costituzione. Prima che sia troppo tardi.