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L'ignavia dell'Occidente sotto attacco

Non ammettiamo che c'è una guerra in corso, non vogliamo chiamare il nemico con il suo nome, non accettiamo la legittima difesa, non riusciamo a mettere in piedi una reazione culturale. Perché è l'Occidente, alla fine, che ha perso la sua identità cristiana e non sa più neppure come definirsi. 

Libertà religiosa 25_07_2016

Caro direttore,

a fronte dei drammi e delle tragedie di queste settimane, purtroppo sento ripetere le solite cose, che cercano di addolcire la gravità della situazione e che, soprattutto, non riescono ad andare al fondo scomodo dei problemi. Senza alcuna presunzione, ma sempre più preoccupato di una situazione che, in mancanza di veri leaders, nessuno riesce a governare, vorrei mettere in fila le questioni che normalmente vengono sottaciute se non nascoste, non si capisce bene se per insipienza o per paura. Non ci si può più nascondere di fronte alla realtà, visto che solo nei primi sei mesi del 2016 è avvenuto un grave attentato ogni 15 giorni, con centinaia e centinaia di morti. Un vero e proprio bollettino di guerra.

Persino il primo ministro francese dice che siamo in guerra, anche se i più non vogliono ammetterlo e chi ne accenna non ne trae le logiche e opportune conseguenze. Occorre, invece, rassegnarsi ed ammettere che siamo in guerra. Una guerra anomala e diversa dai parametri classici, ma sempre guerra è. Allora, ammettiamolo e traiamone le conseguenze.

Se siamo in guerra, occorre dare un nome ed un cognome al nemico. Ed il nemico è un certo estremismo islamico, che compie atti di guerra in nome del Corano e di Allah e del suo profeta. Errore chiamare follia o pazzia ciò che sta avvenendo, perché ciò che sta avvenendo è frutto di una ben precisa ideologia, frutto di una certa interpretazione dei testi coranici. Quando era l’IRA a compiere atti terroristici, si diceva che si trattava di terroristi cattolici, anche se non era corretto visto che l'IRA è di ispirazione marxista. Quando ci trovammo di fronte ai terroristi delle BR, anche se con molta fatica da parte di certi intellettuali, si ammise che tali Brigate erano proprio “rosse”, frutto della ideologia comunista. Perché oggi si fa tanta fatica ad ammettere che l’attuale terrorismo è compiuto da islamici, che saranno estremisti, ma sempre islamici sono? Senza ammettere questa semplice evidenza, non si riusciranno mai a trovare le giuste misure ed i giusti rapporti da tenere con gli stati retti da regimi islamici. 

Senza ammettere la realtà, l’occidente non potrà porre ai munsulmani moderati le giuste domande. Quelli che chiamiamo per comodità “moderati” escono dal loro clamoroso silenzio solo dopo le grandi stragi.  Mi sembra troppo comodo e molto ipocrita. Mai un terrorista viene fermato “prima” dai suoi correligionari islamici che definiamo moderati. E’ evidente che occorre dialogare con i “moderati”, ma sulla base della chiarezza e dopo aver abbandonato ogni forma di “buonismo”, che, a questo punto, diventa sempre più irresponsabile.

Soprattutto la cultura nord-europea, che però ha salde radici proprio in Francia, sembra molto preoccupata di stoppare ogni forma di sedicente “islamofobia”, piuttosto che cercare di capire le regioni profonde di un attacco all’occidente, che, tra l’altro, non sta avvenendo solo con atti terroristici, ma anche con una silenziosa invasione, che solo la cecità europea non riesce a vedere. Molti intellettuali francesi sono più impegnati a favorire il boicottaggio di Israele, piuttosto che aiutare a trovare misure civili ma efficaci per frenare l’invasione di cui stiamo parlando.

L’occidente dovrebbe, innanzi tutto, reagire sul piano culturale, ma il problema è che l’occidente non ha più una cultura. Non ha più nulla da difendere, dopo che ha esso stesso messo in atto la dittatura del relativismo. Non ha più ragioni per dire no al nichilismo islamico, perché esso stesso è nichilista.

Si dovrebbe mettere in atto anche una reazione materiale, con tutti gli strumenti legittimi per chi fa valere il sacrosanto diritto alla legittima difesa. Ma l’occidente, avendo rinnegato la propria tradizione cristiana, non ha più il coraggio morale di difendersi, anche con la forza, quando occorre. Perché, il popolo occorre pur difenderlo.

Tra i principi che un occidente dignitoso dovrebbe far valere è quello, oramai dimenticato, della “reciprocità”, che dovrebbe essere uno dei punti di riferimento dei rapporti internazionali tra gli Stati. Gli islamici pretendono che, da noi, possano avere dei luoghi legittimi per le loro preghiere. La richiesta è di per sé legittima: peccato che negli Stati “islamici” i cristiani non solo non possano costruire chiese, ma non possono neppure pregare liberamente. Gli Stati occidentali non si preoccupano di tutelare e difendere la libertà religiosa dei propri cittadini, anche se si preoccupano di tutelare quella degli islamici che emigrano. Perché questo strabismo? E’ lo stesso che non fa vedere ai nostri governanti i veri problemi.

Circa la responsabilità dei cristiani in queste circostanze, mi sembrano chiare le parole scritte da Mons. Luigi Negri, il quale afferma che, dopo Nizza, ad essi rimane una sola cosa da fare: “fare il cristianesimo”. Anche i cristiani, avendo indebolito, colpevolmente, la loro cultura, la loro carità e la loro missione, finiscono con l’essere troppo silenziosi su ciò che sta accadendo. Se ritornassero a prendere sul serio “il pensiero di Cristo”, potrebbero tornare ad essere protagonisti in questo tempo così drammatico: aiutando tutti a mettere in luce la vera realtà ed a stare di fronte ad essa senza colpevoli prudenze e senza la preoccupazione di piacere al mondo (sempre più omologato e impotente). Un anno fa moriva il Card. Biffi: se ne sente la mancanza.