Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Islam

Libera in Pakistan un’altra giovane cristiana rapita

Sheeza Maqsood è riuscita a scappare. Era stata rapita a settembre da tre uomini armati, violentata, costretta a convertirsi all’Islam e a sposare uno dei tre sequestratori.

Sheeza Maqsood, 16 anni, una ragazza cristiana del Punjab, Pakistan, deve la sua salvezza a un momento di distrazione dell’uomo che l’ha rapita, violentata, costretta sotto minaccia a convertirsi all’Islam e a sposarlo. Era stata rapita il 28 settembre, sotto gli occhi della madre e della sorellina impotenti. Tre uomini armati sono entrati a forza a casa sua mentre il padre era al lavoro e l’hanno portata via a bordo di alcune motociclette. Condotta in una casa vuota, lì è stata ripetutamente violentata dai suoi rapitori. Dopo qualche giorno è stata portata in una moschea dove con la minaccia di ucciderla l’hanno costretta a convertirsi all’Islam. Poi l’hanno portata in un tribunale islamico e, minacciando di uccidere lei e la sua famiglia se avesse rifiutato, le hanno fatto firmare un contratto matrimoniale. Così si è ritrovata sposata a uno dei sequestratori di nome Tallah. Da allora ha vissuto segregata. Ha provato a scappare, ha accontato, ma è stata sempre ripresa. Finalmente all’inizio di novembre, Tallah è uscito dimenticando il cellulare a casa e lei ne ha approfittato per chiamare suo fratello e spiegargli dove si trovava. Il fratello è corso da lei. Quando è stato vicino a casa sua l’ha chiamata e lei, sentendo la sua voce, ha scavalcato il muro del cortile e se ne sono andati. Adesso Sheeza è a casa, ma i suoi problemi non sono finiti perché chi l’ha rapita continua a far pervenire alla sua famiglia minacce di morte. Lei e i suoi genitori si sono rivolti alla polizia di Faisalabad per chiedere protezione. Sembra destinata a un lieto fine anche la vicenda della piccola Arzoo Raja, un’altra ragazzina cristiana di soli 14 anni rapita da un musulmano. Il 21 novembre è arrivata conferma che continuerà a vivere nella casa rifugio per donne dove l’Alta Corte del Sindh ha ordinato che fosse condotta dopo aver stabilito che la conversione all’Islam le era stata imposta così come il matrimonio, invalidato dal momento che in Pakistan l’età minima per sposarsi è 18 anni. Il presidente della associazione Minority security Pakistan, Baba Intizar Gill, si è rivolto al ministro della giustizia e al capo dell’esercito chiedendo che le minoranze e le loro figlie siano davvero protette come prevede la legge. Anche il cardinale Joseph Coutts il 21 novembre, rallegrandosi con chi – autorità ed esponenti della società civile – ha contribuito a far luce sul caso di Arzoo Raja, ha sollecitato la giusta punizione per chi, violando la legge, rapisce delle minorenni e le costringe ad abiurare e a sposare degli sconosciuti