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La figura

Leone XII, il Papa della libertà vaccinale

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Al secolo Annibale della Genga, passò alla storia come il Pontefice che per la prima volta sancì il diritto alla libertà vaccinale. Una decisione di buon senso, presa dopo aver ponderato la realtà.

Cultura 05_07_2025

Il glorioso nome papale di Leone è stato reso famoso da Gioacchino Pecci, Leone XIII (1810-1903). Tuttavia, due secoli fa ci fu alla guida della barca di Pietro un altro Leone, il XII, al secolo Annibale della Genga (1760-1829), di nobile famiglia marchigiana.

Il suo fu un pontificato breve, di nemmeno sei anni. Eletto a 63 anni, era stato scelto dopo un conclave molto difficile per essere un Papa “di transizione”. Ma il suo pontificato si caratterizzò per molti importanti interventi, e inoltre papa Leone XII passò alla storia per aver sancito per la prima volta il diritto alla libertà vaccinale. Naturalmente per questa decisione venne attaccato dagli scientisti più intolleranti. Ricostruiamo le circostanze storiche che portarono a questa fondamentale presa di posizione.

Il vaccino antivaioloso nasce alla fine del XVIII secolo in Inghilterra, ad opera del medico Edward Jenner. Trova subito un’ampia diffusione in Europa e, in particolare, in Francia. È la Francia che vede al potere Napoleone Bonaparte, sull’onda lunga della Rivoluzione francese. Napoleone aveva avviato una guerra di conquista in tutta Europa, e nei confronti della Chiesa manifestava un odio feroce e il chiaro e determinato intento di distruggerla.

Tra le misure che il dittatore aveva imposto nei territori da lui dominati c’era l’obbligo delle vaccinazioni. Il sogno di Napoleone, come ben noto, si infranse sul campo di battaglia di Waterloo, in Belgio, nel 1815. Venne dunque il tempo della Restaurazione. Papa Pio VII (1742-1823), che era stato tenuto in prigionia in Francia, poté rientrare a Roma. Nonostante il periodo della Restaurazione, molte idee rivoluzionarie non erano affatto morte, tenute accese dalla Massoneria.

Nel 1822, mentre il pontefice anziano e malato aveva un controllo sempre più fievole della Chiesa, il potente segretario di Stato, cardinale Ercole Consalvi, emanava un minuzioso editto sulla vaccinazione contro il vaiolo, organizzandone la diffusione su tutti i territori dello Stato della Chiesa, e imponendo l’obbligo secondo la visione napoleonica. Vincolava l’obbligo anche a misure punitive di tipo economico: le richieste di aiuti di tipo caritativo dovevano «essere accompagnate da un certificato, dal quale risulti che il chiedente, essendo padre di famiglia, ha fatto praticare la vaccinazione». Il cardinale Consalvi aveva trovato un supporto in uno dei più prestigiosi intellettuali dello Stato Pontificio: il conte Monaldo Leopardi, che era entusiasta delle vaccinazioni e le aveva fatte somministrare al figlio Giacomo. La misura coercitiva era stata accolta da forti e diffuse proteste degli abitanti dello Stato Pontificio.

Con la morte, l’anno seguente, di Pio VII, venne eletto Leone XII. La sua elezione era stata contrastata dal governo francese, al quale era decisamente inviso. Il pontificato di Leone si caratterizzò per una decisa opposizione all’azione della Massoneria. Riorganizzò tutto il sistema scolastico. Riordinò le università dello Stato Pontificio, suddividendole in due classi: alla prima assegnò quelle di Roma e Bologna, con trentotto cattedre; alla seconda quelle di Ferrara, Perugia, Camerino, Macerata e Fermo, con diciassette cattedre. Istituì, nello stesso tempo, la Congregazione degli Studi, allo scopo di controllare l’operato delle università stesse. Venne dato maggiore spazio all’istruzione scientifica, ad esempio con l’istituzione della laurea in farmacia.

Leone XII, inoltre, prima che fosse trascorso il primo anno di pontificato, abolì l’obbligo vaccinale, attraverso una circolare legislativa datata 15 settembre 1824, con cui il Papa revocava ogni disposizione presa in proposito dal segretario di Stato. In sostanza, si lasciava libertà di scelta rispetto alla vaccinazione. La Chiesa rendeva disponibili i vaccini a chi volesse usufruirne. Obbligava i medici a praticare la vaccinazione gratuitamente a coloro che la richiedevano. Era tolta l’odiosa misura di esibire il certificato vaccinale per ottenere assistenza. Il decreto venne accolto con grande gioia, e papa Leone venne elogiato anche dal poeta Gioacchino Belli, spesso caustico verso gli alti prelati. Papa Leone era arrivato a questa decisione dopo aver ascoltato le relazioni di medici che sottolineavano la pericolosità dei vaccini, per la cui realizzazione era stato utilizzato materiale umano e non bovino, come nei primi tempi, e che avevano segnalato il verificarsi di non rari decessi in seguito ai vaccini.

Un Papa oscurantista? Decisamente no. Tra le sue azioni ci fu anche quella di rivedere il cosiddetto Indice dei libri proibiti e permise la libera circolazione delle opere di Galileo Galilei. La decisione sulla vaccinazione fu presa non per un’aprioristica contrarietà alle novità della medicina, ma perché il Papa con grande saggezza non sposò le tesi scientiste che vedevano nella vaccinazione stessa la soluzione a ogni malattia. Con molto buon senso, permise questa nuova pratica sanitaria, ma rifiutò che essa fosse obbligatoria, difendendo la libertà di scelta.