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LO STUDIO

L’ecatombe dei bimbi Down: -54% con i test prenatali

Uno studio pubblicato a dicembre sullo European Journal of Human Genetics ha esaminato il periodo 2011-2015 per determinare il numero di bambini nati con la sindrome di Down nei vari Paesi europei. Con la crescita degli screening prenatali e dei conseguenti aborti, il numero di bambini nati ogni anno con la trisomia 21 si è ridotto di una media del 54%. Un dato che conferma i timori che i Nips vengano usati a fini eugenetici, contribuendo a spazzare via vite preziose.

Vita e bioetica 07_01_2021

L’aborto eugenetico, lo sterminio sistematico dei bimbi Down in Europa è la peggior pandemia e il peggior genocidio silenzioso che si sta compiendo in questi anni. Nessuna istituzione - né la Commissione né il Parlamento europeo - si è degnata sinora di denunciare e combattere questa peste omicida che sta decimando centinaia di bambini dichiarati ‘imperfetti’ e ‘inadatti’ dal politicamente corretto.

L’aborto è stata la causa di morte più grave del pianeta anche nel 2020 con i suoi 42.6 milioni di bimbi innocenti sacrificati sull’altare di una libertà omicida. All’interno di tale genocidio c’è appunto la selezione eugenetica ed eliminazione dei bambini Down, un vero e proprio ritorno al nazismo.

Il numero di bambini con la sindrome di Down nati in Europa si è dimezzato tra il 2011 e il 2015, una conferma dei timori di molti attivisti pro vita, che da tempo sostengono che l’aumento dei test prenatali per la sindrome di Down (Nips o Nipt) ha indotto molte donne ad abortire i propri figli. Uno studio pubblicato nel dicembre 2020 sullo European Journal of Human Genetics ha esaminato gli anni 2011-2015 per determinare il numero di bambini nati con la sindrome di Down in tutti i Paesi europei, e ha confrontato questi numeri con le stime di quanti bambini sarebbero nati con la sindrome di Down se non fossero stati abortiti.

La crescita degli screening prenatali in Europa ha ridotto il numero di bambini nati ogni anno con la sindrome di Down (DS) di una media del 54%. I ricercatori hanno passato tre anni a raccogliere dati da diversi registri e database in ogni Paese d’Europa per stimare il numero di bambini nati con la DS e il numero complessivo di persone con DS nella popolazione. I nuovi test di screening possono rilevare la probabilità di un’anomalia cromosomica in un feto già a nove settimane di gestazione, dopo di che una coppia in attesa può scegliere di fare il test genetico definitivo. Man mano che i Nips diventano ampiamente disponibili, ci si aspetta che nascano meno bambini con DS.

Il Nips è stato introdotto negli Stati Uniti nel 2011, ma non è ancora ampiamente diffuso e pagato dai sistemi sanitari nazionali dei Paesi europei. “I paesi che sono alle prese con le decisioni di finanziamento per il Nips dovrebbero certamente avere discussioni approfondite sul suo impatto sulla popolazione del Paese con la sindrome di Down”, ha detto uno dei ricercatori, il dottor Skotko, che ha una sorella quarantenne con la DS. I Paesi devono anche creare un’adeguata infrastruttura di supporto e di informazione in modo che le coppie in attesa possano prendere decisioni informate sul Nips e sulle gravidanze successive.

Dal 2011 al 2015, l’Europa meridionale ha avuto la più alta riduzione di nascite di DS a causa dell’aborto volontario (71%), seguita dall’Europa settentrionale (51%) e dall’Europa orientale (38%). Ci sono state, tuttavia, notevoli differenze tra i vari Paesi, che vanno dalla mancata riduzione della percentuale di bambini nati con la DS a Malta, dove gli aborti volontari sono molto limitati, a una riduzione del 71% in Italia e dell’83% in Spagna. Il Portogallo (-80%) segue la Spagna tra le nazioni in cui si abortiscono più bimbi Down ed è a sua volta seguito dalla Danimarca con una riduzione del 79%.

Anche le abitudini religiose e culturali di un Paese potrebbero avere un ruolo importante. Certo, sono determinanti le politiche di sostegno e il modo in cui le coppie in attesa vengono consigliate per lo screening prenatale e la SD. Le decisioni dei genitori potrebbero anche essere influenzate dalle opportunità che esistono per le persone con DS di vivere una vita soddisfacente e produttiva all’interno di un Paese. “Negli Stati Uniti, le persone con la sindrome di Down hanno grandi opportunità di ricevere un’istruzione, di innamorarsi e di trovare un lavoro soddisfacente”, ha detto il dottor Skotko, ma “non è così in molti Paesi europei”, dove le politiche a favore della disabilità o di inserimento per diversamente abili sono state azzerate prima dalla crisi economica del 2013 poi dalle ‘emergenze’ pandemiche legate alla diffusione del Covid-19.

Nel Regno Unito è nato il 54% in meno di bambini con la sindrome di Down in meno tempo di quanto ci si sarebbe aspettati, una cifra più o meno in linea con la media europea. Nel Regno Unito, i test prenatali non invasivi per la sindrome di Down sono disponibili dal 2012 per qualsiasi donna disposta a pagare 500 sterline. Secondo alcune stime, nove donne su dieci del Paese che ricevono una diagnosi di sindrome di Down abortiscono il loro bambino. Questa situazione insostenibile e l’abuso dei test prenatali ha spinto diverse organizzazioni mediche professionali nel Regno Unito, tra cui il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, ad emanare linee guida che invitano i medici a non esercitare pressioni per l’aborto sulla base dei risultati dei test. Una reazione opportuna ma debole e non istituzionale, né accompagnata da politiche inclusive da parte del Governo.

La Danimarca è un esempio palese dell’eugenetica sociale e culturale applicata contro i bambini Down: meno di 20 neonati con sindrome di Down nel 2020 (18 nel 2019). Oltre il 95% dei genitori che ricevono una diagnosi di possibile DS del figlio sceglie l’aborto. Eppure il Paese scandinavo fornisce risorse adeguate per gli individui con trisomia 21: ricevono assistenza sanitaria, istruzione e altre risorse per le loro esigenze. L’accesso a una migliore assistenza sanitaria ha raddoppiato l’aspettativa di vita per le persone con la sindrome di Down.

Deve dunque cambiare la mentalità e quel politicamente corretto che identifica la persona con l’individuo produttivo e deve cambiare anche il modo in cui viene gestita la diagnosi prenatale della sindrome di Down. Lo scorso novembre la rivista americana e di sinistra The Atlantic aveva denunciato l’eugenetica verso i bimbi Down in Danimarca con un servizio molto efficace e sconcertante. Molti medici si concentrano sugli aspetti negativi - le cose che le persone con sindrome di Down potrebbero non essere in grado di fare -, i genitori vengono schiacciati dalla negatività, dalle possibili sofferenze dei figli e cedono all’aborto.

È ingiusto nei confronti dei genitori mostrare loro solo i presunti lati negativi, è un dovere dei professionisti sanitari ma anche dei governi e della cultura mostrare tutti i lati positivi. Di fronte a questa diagnosi, molti genitori non vedono mai che le persone con la sindrome di Down possono andare al college, sposarsi, avere una propria attività, portare a termine una sfida Ironman come Chris Nickic, essere artisti di successo, modelle sia da bambine che da adulte, attori, atleti e molto altro ancora. I genitori devono anche avere la certezza che i loro figli possano ricevere l’assistenza sanitaria di qualità che meritano, così da apprezzare ancor più il valore del loro figlio non ancora nato.

La vita di ogni bambino è preziosa, soprattutto in un vecchio (e decrepito) continente come quello europeo. La vita dei bimbi con la trisomia 21 è preziosa, hanno un gene in più del normale e nulla di meno.