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SPAGNA

Le tre mosse (anticristiane) del governo Sanchez

Il 13 gennaio si è insediato il nuovo esecutivo di sinistra guidato da Pedro Sanchez e in pochi giorni ecco tre atti contro la libertà. Primo, la lotta contro il pin parental, perché secondo l’esecutivo “i figli non appartengono ai genitori”. Secondo, l’accelerazione sull’eutanasia. Terzo, il tentativo di mettere le mani sui beni della Chiesa.

Attualità 01_02_2020

Non sono passate nemmeno tre settimane dalla nascita ufficiale del secondo governo Sanchez, avvenuta lo scorso 13 gennaio. E già il nuovo esecutivo spagnolo – formato da socialisti, comunisti e Podemos – ha fatto tre mosse per imbavagliare genitori, persone sofferenti e Chiesa. Non c’era da aspettarsi altro, e tuttavia colpisce il dinamismo sinistro con cui il nuovo governo si è messo all’opera.

Il primo “casus belli” è nato a seguito della proposta di prevedere nel sistema educativo della regione della Murcia, governata da una coalizione di centrodestra (Popolari, Ciudadanos e appoggio di Vox), che i genitori siano informati dei programmi scolastici extracurriculari delle scuole ed eventualmente possano far valere il diritto umano di rifiutare tali programmi per i propri figli (il cosiddetto pin parental, “controllo genitori”). La possibilità di scelta, ovvero il riconoscimento del diritto dei genitori, è stata invocata dopo i pericoli di indottrinamento in alcune scuole riguardo all’educazione sessuale e ideologia di ‘genere’. L’accettazione della proposta da parte del governo della Murcia, il 17 gennaio, ha spinto il ministro per l’Educazione, Isabel Celáa, a impugnare la decisione per via giudiziale: da qui la polemica feroce che infiamma le radici della convivenza civile spagnola.

Lo stesso Sanchez, nella sua prima intervista televisiva alla Tv pubblica, ha rincarato la dose contro la libertà educativa e i diritti dei genitori: “Cose da ultra destra… un modo per evitare i problemi reali, un tentativo di esautorare la comunità educativa spagnola”. Ancora più chiara la già citata Celáa: “Non possiamo pensare in nessun modo che i figli appartengano ai genitori, noi difenderemo il diritto dei minori di pensarla in maniera diversa”. Sulla stessa linea il ministro dell’Uguaglianza, Irene Montero, che ha definito il pin parental una censura educativa e un frutto del machismo: “Una famiglia omofoba non ha diritto che i figli vengano educati con lo stesso spirito omofobo”.

Diversamente da ciò che traspare dalle dichiarazioni di Sanchez e dei suoi ministri Celáa e Montero, la Costituzione spagnola non include il proclama sul comunismo di Bucharin del 1919, che al paragrafo 79 diceva che “il bambino appartiene alla società; [...] il diritto dei genitori di educare i propri figli, da un punto di vista socialista, non ha fondamento”. Nella Costituzione spagnola si dice invece (art. 27.3) che si riconosce il diritto dei “genitori affinché i loro figli ricevano una formazione religiosa e morale conforme alle proprie convinzioni”. Con sentenza del Tribunale Costituzionale del 1981, si limita la libertà del docente che mai può tramutarsi in indottrinamento. La stessa Corte europea dei diritti umani ha più volte, nel 2007 e in seguito, riconosciuto il diritto della libertà di coscienza dei genitori nel campo educativo, anche nei riguardi di materie curriculari. Una serie di dichiarazioni dell’Onu, tra cui la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, confermano questo diritto inalienabile dei genitori e della libertà educativa.

La violenta reazione all’approvazione del pin parental, strumento amministrativo per rendere effettivi i diritti dei genitori, smaschera il vero scopo del governo Sanchez, cioè di impossessarsi dei figli degli spagnoli e indottrinarli.

Davanti a questo pericolo, l’Alleanza evangelica spagnola è scesa in campo con un durissimo comunicato di denuncia, in cui si accusa il governo di voler indottrinare i figli a dogmi ideologici presentandoli come nuove verità assolute. Il 25 gennaio, lo stesso cardinale Antonio Cañizares, nella sua lettera settimanale, non ha mancato di stigmatizzare le gravi affermazioni di Sanchez e di altri esponenti dell’esecutivo (“i figli non appartengono ai genitori”), ricordando non solo che il diritto/dovere dei genitori di educare i propri figli è comunemente accettato, ma altresì che è “solo dei sistemi dittatoriali e delle dittature l’affermare che questo diritto/dovere appartiene allo Stato e che i figli appartengono allo Stato”, come già visto nell’URSS, a Cuba o in Cina.

In questi stessi giorni, il 29 gennaio, il secondo colpo del governo Sanchez, ossia la confermata proposta della coalizione di sinistra ad approvare in tempi rapidi, e prevedendo obblighi per cliniche pubbliche e private, una nuova legge sull’eutanasia. L’eutanasia attiva, oggi delitto punibile per la legislazione spagnola, era stata oggetto di accordo nel governo e ora la maggioranza ha chiesto una rapida approvazione da parte del parlamento. Il ministro della Salute, Salvador Illa, ha incluso la legge sull’eutanasia come una delle quattro priorità assolute del suo impegno. Sarà possibile per tutte “le persone maggiorenni e in piena capacità di agire e decidere” a condizione che lo facciano “in modo autonomo, consapevole e informato” e che si trovino “in condizioni di malattia grave e malattia cronica incurabile o grave che causino intollerabili sofferenze fisiche e/o psicologiche”; sarà sempre a carico del servizio sanitario pubblico e disponibile anche in centri privati. Per ora pare garantito il diritto all’obiezione di coscienza dei medici, ma si vedrà meglio in seguito.

Un terzo segnale, che dimostra un chiaro intento intimidatorio verso libertà e cristianità, proviene dall’incontro (cordiale) tra la vicepresidente del governo, Carmen Calvo, e il neo Nunzio in Spagna, monsignor Bernardito Auza. Richieste chiare: la Chiesa paghi le tasse sugli edifici non di culto e rendiconti più dettagliatamente come spende i fondi che le provengono dalle dichiarazioni fiscali dei cittadini. Si chiede alla Chiesa di destinare quei fondi a iniziative sociali aperte a tutti, non per altri progetti. Nell’orizzonte dell’esecutivo c’è dell’altro, come si dichiara nel programma di governo firmato da Sanchez e Iglesias: la Chiesa sarà chiamata a render conto e ridare allo Stato i beni registrati come sue proprietà attraverso donazioni.

Insomma, tre pugni nello stomaco alla tradizione, alla cristianità e alla civiltà giuridica spagnola; tre pericoli per la dignità umana e la libertà del Paese. Seguendo il ragionamento del cardinal Cañizares, tre scelte di governo che indicano per la nazione spagnola una prospettiva ben lontana dalla democrazia liberale.