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La storia

La statua della Madonna di Vukovar, un inno alla fede

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La straordinaria vicenda della statua lignea della Madonna di Fatima oggi presente a Vukovar, in Croazia, nasce da un voto e un’ardita richiesta di un francescano al presidente Tito. Una statua poi rimasta più volte miracolosamente intatta. Il significato per i croati e per tutti noi.

Ecclesia 30_06_2025

Borovo Naselje è un sobborgo di Vukovar, città martire croata nella Guerra per la Patria degli anni Novanta. Sviluppatosi lungo il Danubio, fiume che in questa zona rappresenta il confine naturale e di Stato tra la Croazia e la Serbia, questo insediamento sorse negli anni Trenta del secolo scorso dopo che vi fu costruita una fabbrica di scarpe che attirò migliaia di operai, molti dei quali cattolici. Si decise quindi di istituire la locale parrocchia di San Giuseppe Lavoratore guidata dai francescani, che a Vukovar già gestivano la parrocchia dei santi Filippo e Giacomo collegata al loro convento.

Come racconta l’ex parroco fra Vjenceslav Janjić, a causa della Seconda Guerra Mondiale e delle restrizioni del regime comunista ateo e filoserbo, solo nel 1967, a 25 anni dalla costituzione della parrocchia, i francescani riuscirono a costruire la chiesa; in precedenza, le funzioni e le altre attività parrocchiali si erano svolte in una casa acquistata dai francescani e riadattata a luogo di culto. L’allora parroco, fra Fabijan Šolc, ormai senza più speranze dopo anni di rifiuti, fece un ultimo, disperato tentativo: dopo aver fatto voto alla Madonna di Fatima che avrebbe intitolato a Lei la chiesa parrocchiale qualora avesse ottenuto il permesso edilizio, scrisse direttamente al presidente jugoslavo Tito, chiedendogli di intervenire presso le autorità locali per la concessione del permesso di costruire la chiesa. La risposta positiva dell’Ufficio del Presidente giunse, guarda caso, il 13 maggio 1967.

Un altro anno importante per questa parrocchia – e fondamentale per la nostra storia – fu il 1988. La chiesa fu ricostruita e ampliata, e il 13 maggio fu benedetta e solennemente portata in chiesa una statua lignea della Madonna di Fatima proveniente direttamente dal Portogallo.

Nel 1991 scoppiò la guerra tra serbi e croati, e proprio Borovo Naselje fu teatro dei primi scontri armati del conflitto: la prima granata serba sparata verso questo sobborgo di Vukovar centrò in pieno la chiesa. Era il 2 agosto, festa della Porziuncola, il tetto crollò ai piedi della statua della Madonna di Fatima che rimase intatta; una vera e propria dichiarazione di guerra dell’Inferno contro Maria Santissima.

Allora i francescani trasferirono la statua nel loro convento affinché fosse protetta, ma anch’esso fu bombardato e, anche in questo caso, le macerie del tetto caddero ai piedi della statua, che rimase ancora una volta intatta.

Così come a Marija Bistrica, santuario mariano nazionale croato, la statua venerata dai fedeli era stata murata nel 1650 affinché fosse protetta dall’invasione dei turchi, i francescani nascosero la statua lignea della Madonna di Fatima nel seminterrato della chiesa di Borovo Naselje, appoggiandola al muro e lasciandola in quel luogo.

Vukovar, e insieme a essa Borovo Naselje, fu ridotta in macerie, e sebbene difesa strenuamente dai croati, cadde il 18 novembre 1991, dopo un assedio di 88 giorni. I pochi croati rimasti vivi sotto i bombardamenti fuggirono dalla città e dall’intera zona, e con loro i frati francescani.

A seguito dell’accordo tra Croazia e Jugoslavia di reintegrazione pacifica di questa regione, all’inizio del 1998 la Slavonia orientale e la Baranja furono restituiti alla Repubblica di Croazia, e a poco a poco iniziò la ricostruzione e il ritorno dei profughi croati sopravvissuti alla guerra. Della chiesa di Borovo Naselje non era rimasto nulla: oltre a essere stata gravemente danneggiata dalle granate, essa era stata minata e rasa al suolo.

Giunse l’anno 2000 e, mentre i soldati croati con le ruspe raccoglievano le macerie, tra di esse fu ritrovata la statua lignea della Madonna di Fatima “scomparsa” durante la guerra, e anche questa volta, del tutto intatta e integra; vi erano solamente dei segni di deterioramento sulla superficie lignea. Al momento del recupero, tuttavia, la statua fu decapitata da una ruspa, ma tale danno fu facilmente riparato. Mantenendo intatta questa statua lignea della Madonna di Fatima dopo mesi di bombardamenti, l'esplosione delle mine e nove anni di esposizione agli agenti atmosferici, sicuramente il Signore ci vuole inviare un messaggio che possiamo interpretare a due livelli.

Il primo è destinato alla popolazione locale e a tutti i croati che in Croazia e Bosnia-Erzegovina hanno sofferto, a causa della guerra, la perdita dei propri cari e di tutto ciò che avevano. Questa statua canta un inno alla vita e alla fede: mentre i parrocchiani sopravvissuti dovettero fuggire, la loro statua rimase lì, intatta nella Casa del Signore distrutta, vivendo, in un certo senso, la loro stessa condizione di dispersa tra i dispersi, e di profuga tra i profughi. Ella attese il loro ritorno affinché, carichi di speranza, tornassero nella loro terra, e dalle macerie dei loro cuori feriti ricostruissero un futuro di pace, serenità e riconciliazione.

Il secondo livello del messaggio riguarda tutti noi. Anzitutto, questo non è l’unico segno di questo tipo presso il popolo croato. Ricordiamo l’icona della Madonna con Bambino rimasta intatta dopo l’incendio, durato per tutta la notte tra il 30 e il 31 maggio 1731 (anche in questo caso una festa mariana), che bruciò la Porta di pietra, una delle porte di ingresso nella città alta di Zagabria; oppure il santuario della Madonna di Šumanovac (Gospa Šumanovačka) in località Gunja, in Slavonia, nel 2014 rimasto intatto e risparmiato dalla furia delle acque del fiume Sava in piena, e davanti al quale esse si fermarono e lo aggirarono; acque che poi, dopo avere risparmiato il santuario, proseguirono nella loro corsa devastatrice nelle campagne della zona.

Il messaggio è forte e chiaro: Satana, qui rappresentato dalle forze devastatrici delle bombe, del fuoco e dell’acqua, nulla può contro Maria Santissima, concepita senza peccato originale, e che anche nel corso della sua vita terrena disse sempre “no” al peccato.

Le macerie di Vukovar sono un simbolo delle macerie nei nostri cuori, che spesso vivono l’odio verso il prossimo, il peccato mortale, la lontananza da Dio, la distruzione delle famiglie, l’ateismo pratico, e che come le macerie di Vukovar sono provocate dall’odio del demonio. Tra queste macerie, rimane, intatta, la presenza di Maria Santissima, che ci invita alla conversione, a ricostruire una casa dove regnino la fede, la speranza e l’amore.

Tuttavia, per essere protetti dal male e dal Maligno, dobbiamo affidarci e stare vicino alla Madonna, meritando con una vita santa la sua protezione e la protezione di Gesù. Anche se noi, al contrario di Maria Santissima, siamo peccatori, quando abbandoniamo la vita nel peccato, e nella nostra vita facciamo un’inversione a U e avanziamo nel cammino di conversione e di santità, quando guardiamo al Cielo e ci stacchiamo dal fango della Terra, diventiamo simili a Lei, e Lei ci protegge col suo manto dalle insidie del Maligno.

E quando comunque dovremo affrontare delle prove, che nella vita sono inevitabili, riusciremo a viverle con Maria nell’Amore, quell’Amore con la “A” maiuscola che ci ha insegnato Gesù dalla Croce, l’Amore di offerta. E uniti al supremo Sacrificio di Gesù sulla Croce diventiamo, come Maria, nostra Corredentrice, anime offerte, cioè eucaristie viventi che si offrono in olocausto nella vita quotidiana vivendo e offrendo le croci quotidiane per la salvezza delle anime, aiutando così chi è debole a diventare forte, chi ha paura ad avere coraggio, chi è lontano a tornare al Signore.