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L'EDITORIALE

La "silenziosa luce" che cambia il mondo

«Non è la violenza la vera rivoluzione che cambia il mondo, ma la silenziosa luce della verità», ha detto il Papa...

Editoriali 13_12_2010


«Non è la violenza la vera rivoluzione che cambia il mondo, ma la silenziosa luce della verità», ha detto ieri mattina Benedetto XVI, che da vescovo di Roma ha visitato la parrocchia della sua diocesi dedicata a San Massimiliano Kolbe. Nell’omelia, fatta a braccio, il Papa ha preso spunto dal Vangelo che narra di Giovanni Battista, il quale dal carcere dov’era rinchiuso, avendo sentito parlare di ciò che Gesù stava operando, manda a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?».

«Negli ultimi due, tre secoli – ha detto Papa Ratzinger – sono venuti tanti profeti, ideologi dittatori che hanno detto “non è Lui, siamo noi che abbiamo cambiato il mondo”. E hanno fatto le loro dittature. Ma di tutte queste loro promesse è rimasto solo un grande vuoto e distruzione. Oggi sappiamo che “non erano loro”». Benedetto XVI ha aggiunto: «Cristo non ha fatto rivoluzioni cruente. Non è la violenza la vera rivoluzione che cambia il mondo, ma la silenziosa luce della verità, è il segno della presenza di Cristo che ci dà certezza che siamo amati e non siamo il prodotto del caso ma di una volontà di amore».

Non la violenza, il sopruso, la volontà di dominio che calpesta; non le rivoluzioni cruente… Tutti coloro che si sono presentati come padroni del mondo, sono finiti miseramente dopo aver seminato distruzione. Ciò che cambia il mondo è, invece, la «silenziosa luce della verità». Quella luce entrata nella storia nel nascondimento, in un angolo dell’impero romano di duemila anni fa: un bambino indifeso, che fin dall’inizio ha rischiato di essere schiacciato dal potente re Erode e dalla sua strage degli innocenti. Gesù non ha fatto rivoluzioni cruente, è stato messo in croce, mettendosi dalla parte dei vinti, di chi subisce violenza e sopruso, di chi è schiacciato.

Quella stessa luce che ha mostrato il frate francescano a cui è dedicata la parrocchia, padre Massimiliano Kolbe, con la sua straordinaria testimonianza d’amore, quando nel lager nazista, in uno dei momenti più bui della storia, scelse di offrire la sua vita salvando quella di un padre di famiglia.