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IL PARADISO RITROVATO/ 8

La nostra vocazione è iscritta nel cuore e nella realtà

Dante sale al terzo Cielo, quello di Venere, ove si trovano gli spiriti amanti. Non si accorge di salirvi, ma si rende conto di esservi entrato dal fatto che Beatrice gli appare ancora più bella. Il poeta vede luci che, ruotando in maniera rapida, si dirigono verso di lui, cantando “Osanna”.  Qui Dante incontra Carlo Martello.

Cultura 12_07_2015
Dante Alighieri

Dante sale al terzo Cielo, quello di Venere, ove si trovano gli spiriti amanti. Non si accorge di salirvi, ma si rende conto di esservi entrato dal fatto che Beatrice gli appare ancora più bella. Il poeta vede luci che, ruotando in maniera più o meno rapida, si dirigono verso di lui, cantando “Osanna”.  Un’anima in particolare si fa incontro a Dante manifestando il desiderio di soddisfare le sue domande: «Tutti sem presti/ al tuo piacer, perché di noi ti gioi./ Noi ci volgiam coi principi celesti/ d’un giro e d’un girare e d’una sete,/ ai quali tu del mondo già dicesti:/ “Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete”;/ e sem sì pien d’amor, che, per piacerti,/ non fia men dolce un poco di quiete». In pratica tutte le anime si muovono concordi nel terzo cielo insieme ai principati, intelligenze angeliche alle quali Dante aveva dedicato nel Convivio la celebre canzone. 

L’ardore dell’amore che brucia nel cuore di queste anime è tale che esse saranno contente di fermarsi un po’ per rimanere con lui. Rassicurato da Beatrice, Dante ha il coraggio di chiedere l’identità dell’anima che ha così parlato. Resa ancor più lieta, questa allora si rivela con un’agnizione che gradualmente permette di riconoscerla. Visse per poco tempo sulla terra, fu molto amato e apprezzato dal Fiorentino, atteso come signore dalla Provenza dopo esser già stato cinto della corona della terra d’Ungheria. L’anima che parla è, senza dubbio, Carlo III d’Angiò, soprannominato Martello a memoria del celebre nonno di Carlo Magno, che nel 732 sconfisse i musulmani a Poitiers. Nato nel 1271 e creato reggente a soli quattordici anni, fu incoronato a ventun anni sovrano d’Ungheria e morì nel 1295. Rappresenta l’esempio del sovrano che governa con ardore di carità e non perché mosso da cupidigia. La Sicilia sarebbe ancora retta dai suoi discendenti se la rivolta dei Vespri (1282) non avesse cacciato Carlo I d’Angiò col suo malgoverno. Per questo il fratello di Carlo Martello, Roberto d’Angiò, dovrebbe riflettere sulle possibili conseguenze del suo malgoverno.

Dante si chiede come possa nascere un seme amaro da uno dolce. Allora l’anima sapiente risponde che nella società esiste una divisione dei compiti e ogni uomo è dotato di attitudini diverse, per cui c’è chi nasce legislatore e chi sovrano. I talenti assegnati dal cielo non dipendono certo dalla famiglia di provenienza. Sulla Terra spesso non si assecondano i talenti che sono stati assegnati a ciascuno e non si seguono le vocazioni. Esclama Carlo Martello: «E se ‘l mondo là giù ponesse mente/ al fondamento che natura pone,/ seguendo lui, avria buona la gente./ Ma voi torcete a la religione/ tal che fia nato a cignersi la spada,/ e fate re di tal ch’è da sermone;/ onde la traccia vostra è fuor di strada». Ovvero spesso viene indotto a diventare religioso chi è provvisto di indole militare e viene nominato re chi dovrebbe scrivere e declamare orazioni. Se le persone seguissero la natura, sarebbero migliori. Spesso, invece, gli uomini, svolgono dei mestieri che non hanno nulla a che vedere con le loro passioni, i talenti e le capacità. 

Ciascuno di noi ha almeno un talento. Possederne anche un solo, ma scoprirlo e farlo fruttare «produce molto di più» che possedere tanti talenti, ma tenerli nascosti. Per questo: «A chi più ha più sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha». Fondamentale è scoprire ed essere educati a cogliere quali talenti abbiamo. Il talento è la nostra passione più profonda in quanto è connaturata a noi stessi. La strada che dobbiamo percorrere è dentro la realtà, per questo la realtà permette sempre di orientarti nuovamente e di riportarti sulla giusta via, se mantieni viva la domanda su quali siano le tue passioni e soprattutto i tuoi talenti. È chiaramente preferibile per sé imparare a leggere prima i segnali che ci permettono di capire meglio la nostra persona. 

Quel Dante di cui si celebrano in questi mesi i settecentocinquant’anni dalla nascita parla ancora all’uomo di oggi. Proprio in queste settimane molti studenti stanno scegliendo se proseguire gli studi dopo il diploma o intraprendere una strada lavorativa. In queste decisioni i ragazzi raramente partono da una domanda su di sé, quasi sempre, invece, hanno come riferimento le aspettative di carriera, di guadagno, di successo, insinuate nel loro animo da un contesto culturale che spesso veicola la riuscita lavorativa (in termini economici) come unica possibilità di compimento personale. In poche parole, i giovani di rado sanno quali domande porsi per capire la propria strada, poche volte si chiedono cosa davvero piaccia loro, quasi mai quali siano i loro talenti. Scegliere partendo da una domanda su di sé e sulla propria felicità spalanca nella vita attese e prospettive insospettate. 

Quando Madre Teresa di Calcutta chiese al padre spirituale come avrebbe riconosciuto la propria vocazione, si sentì rispondere: «Lo saprai dalla tua felicità interiore. La profonda letizia del cuore è la bussola che indica il sentiero da seguire». Non si può mentire a se stessi, non si può mentire sulla propria felicità. Solo uno sguardo puro e un indomito desiderio di felicità permettono di rimanere attenti agli indizi e ai segni che arrivano dalla realtà in cui il Mistero opera e ci chiama ad aderire. Tra questi segni vi sono anche i desideri e i sogni che albergano nel nostro cuore come pure le passioni e i talenti che emergono dalla nostra persona. In questa prospettiva che accomuna un genio come Dante Alighieri e una santa della carità come Madre Teresa di Calcutta la vita diventa così assunzione di responsabilità, compito, un «prendersi cura di». La vita diventa allora bella, perché sarà una continua scoperta, e la strada che percorreremo ci sorprenderà, perché ci mostrerà paesaggi e mete che supereranno ogni nostra aspettativa.