Israele sta costruendo un muro nel Sud del Libano
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Numerosi testimoni oculari hanno rilevato la costruzione di un muro da parte delle forze israeliane nel Libano meridionale, nei pressi della Linea Blu. La conferma dell’Unifil. Continuano i raid delle Idf. Nuovo appello dei libanesi a Leone XIV: visiti anche il Sud.
Mentre in Libano cresce l’eccitazione per l’imminente visita del Papa, prevista dal prossimo 30 novembre al 2 dicembre, le forze armate israeliane continuano a provocare quotidianamente morti e feriti nel Paese, in particolare nella regione del Sud. Il 18 novembre un drone israeliano ha ucciso tredici persone e ne ha ferite molte altre («membri di Hamas» secondo i vertici delle IDF, semplici civili secondo il Ministero della salute libanese) nel campo profughi palestinese di Ein al-Hilweh (nella foto in basso), a Sidone; lo stesso giorno, altri due attacchi a Bint Jbeil e a Blida hanno provocato ciascuno la morte di una persona («membri di Hezbollah», secondo il portavoce di IDF).
Mentre scriviamo, il sito libanese Ici Beyrouth dà notizia in tempo reale di un raid aereo israeliano a Tiri, nel governatorato di Nabatiye, che ha provocato la morte di una persona e il ferimento di altre undici. Ci informa inoltre il Times of Israel che il portavoce di IDF in lingua araba, Avichay Adraee, ha appena lanciato un ordine di evacuazione alle città di Deir Kifa e Shehour, nel governatorato di Tiro: altri attacchi dell’esercito israeliano sarebbero imminenti.
L’esercito israeliano in Libano non si limita ad operazioni militari: già da giorni numerosi testimoni oculari, residenti e giornalisti, hanno rilevato la costruzione da parte di effettivi di IDF di un muro in territorio libanese, nei pressi della Linea Blu, la linea di demarcazione con Israele. La violazione è stata accertata ufficialmente dal corpo di peacekeeping di UNIFIL, che in un comunicato ha reso noto che «un sopralluogo ha confermato che il muro attraversa la Linea Blu, rendendo più di quattromila metri quadrati di territorio libanese inaccessibili alla popolazione». Nello stesso comunicato, UNIFIL ha dichiarato di avere informato IDF delle risultanze del sopralluogo, e richiesto che il muro sia spostato dal territorio libanese. Le istituzioni libanesi non hanno ad oggi commentato la notizia né preso provvedimenti o rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito all’episodio.
In un altro comunicato di poco successivo, UNIFIL ha reso noto di aver subito un attacco, l’ennesimo, da parte di un carro armato di IDF, che ha aperto il fuoco contro uomini appiedati delle forze di peacekeeping. Alle rimostranze dei vertici di UNIFIL, il portavoce di IDF ha dichiarato che l’incidente è stato frutto di un errore dovuto a «condizioni meteorologiche avverse». Ricordiamo che il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha deciso di rinnovare la missione UNIFIL, il cui mandato è scaduto nell’agosto scorso, per un’ultima volta fino al 31 dicembre 2026; entro quella data il corpo di interposizione dovrà lasciare il Libano.
A Beirut la situazione è in apparenza tranquilla, ma i droni israeliani continuano a sorvolare ininterrottamente la capitale. Ci chiediamo se IDF avrà riguardo per il Santo Padre, quando arriverà, lasciando che il programma che è stato preparato per lui si svolga in rispettoso silenzio, senza il rumore intimidatorio dei droni. Quel che è certo è che molti libanesi sono profondamente scontenti del percorso che le istituzioni hanno previsto per Leone XIV. Effettivamente, da programma ufficiale, l’itinerario papale assomiglia più a una sorta di Truman Show allestito per l'occasione che a una visita nel Paese reale. Allontanandosi non più di una cinquantina di chilometri dalla capitale, il Santo Padre visiterà il Patriarcato maronita di Bkerke, il santuario mariano di Nostra Signora del Libano ad Harissa, la tomba di san Charbel ad Annaya, nei pressi di Biblo, e un ospedale psichiatrico di eccellenza. «Il Papa dovrebbe visitare tutto il Libano, così il governo sistemerebbe tutte le strade», dichiara stizzito alla Nuova Bussola Quotidiana un giovane che chiede l’anonimato. Dopo la lettera che alcuni membri del parlamento libanese hanno inviato al Santo Padre invitandolo a forzare il programma ufficiale e a visitare anche le zone ferite dalle continue aggressioni israeliane, sul sito change.org è comparsa una “petizione popolare a sua Santità” che fa al Papa la stessa richiesta.
Scritta in arabo, inglese e francese, lingue che riflettono «l'unità e la diversità del Libano», la petizione è firmata «con profondo rispetto» dal «popolo libanese, cristiani e musulmani». L’appello si rivolge direttamente e francamente al Papa: «Sua Santità, siamo figli e figlie del Libano appartenenti a varie comunità cristiane e musulmane (…), chiediamo umilmente che durante il Suo imminente viaggio in Libano visiti il Sud, terra di luoghi sacri della cristianità in Medio Oriente», tra cui «il santuario di Nostra Signora di Mantara a Maghdouché, dove secondo la tradizione Maria aspettava suo Figlio Gesù mentre predicava a Tiro e Sidone». L’appello così continua: «Una Sua visita al Sud sarebbe un messaggio di pace e di speranza per tutto il popolo libanese, e una prova che la Chiesa non dimentica i suoi figli che hanno preservato la fede tra fatiche e sofferenze, ma li raggiunge portando loro conforto e benedizione. (...) Noi, il popolo libanese, inoltriamo il nostro appello a Sua Santità con il più grande rispetto, certi che la sua presenza tra noi al Sud sarebbe un balsamo per i nostri cuori e un momento di grazia a lungo atteso da tutti i credenti».
Libano, un appello a Papa Leone perché visiti il Sud devastato
Il 30 novembre, Papa Leone XIV arriverà in Libano. Un gruppo di otto deputati invita il Santo Padre a visitare anche il sud, bersaglio dei raid israeliani anti-Hezbollah che hanno un effetto devastante sui civili.

