In Germania torna la discriminazione su base politica. E non fa notizia
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Non è ancora legge, ma poco ci manca: il ministro dell'Interno della Renania-Palatinato, annuncia un regolamento che esclude da ogni impiego pubblico locale chi ha la tessera di AfD o chi l'ha avuta in passato. E nessuno si scandalizza.

Il ministro dell’Interno del Land (regione) tedesco della Renania-Palatinato, il quarto più popoloso del paese, ha annunciato che tutti gli iscritti al partito AfD (Alternativa per la Germania, partito sovranista di destra) non potranno avere un impiego pubblico all’interno del suo territorio. Dunque, non potranno esserci insegnanti, poliziotti locali, funzionari regionali o autotrasportatori del servizio pubblico, che abbiano anche la tessera del partito.
Il ministro dell’Interno della Renania Palatinato, Michael Ebling, ha annunciato una legge locale che ha anche un valore retroattivo. Infatti, non basta avere la tessera di AfD del 2025, per essere esclusi da ogni impiego pubblico: basta anche averla avuto negli ultimi 5 anni. Dunque, non sono ammessi neppure eventuali pentiti che abbiano rinunciato alla tessera del partito. Nemmeno quelli che hanno votato socialdemocratico e hanno eletto Ebling. Se nel passato avevano simpatizzato con AfD non possono più fare l’autista di autobus, il poliziotto locale, l’insegnante o l’impiegato pubblico nella loro regione. Il provvedimento è retroattivo anche in un altro modo: coloro che già lavorano per il Land, se oggi o nel recente passato sono o sono stati iscritti ad AfD, devono essere licenziati, nonostante abbiano firmato un regolare contratto collettivo, abbiano passato un concorso per avere quel posto e magari siano pure dei dipendenti modello.
Comprensibile la reazione indignata della leader di AfD, Alice Weidel, che al quotidiano tedesco Bild, si dice «scioccata che vi sia una tale discriminazione sulla base delle proprie idee politiche». E ritiene che «qui siano stati calpestati i più elementari principi della democrazia». Quel che invece è meno comprensibile è che la notizia non abbia fatto notizia, se non in qualche trafiletto di cronaca estera. Questa decisione è stata infatti annunciata la settimana scorsa e non ha avuto alcuna eco nel dibattito pubblico. Invece il regolamento, se applicato, sarebbe di una gravità inaudita sotto molteplici aspetti.
Prima di tutto perché avviene nella prima potenza economica europea, in una nazione che ha fatto da modello di democrazia, soprattutto dopo la riunificazione del 1990. Non stiamo dunque parlando di un paese che si è democratizzato di recente, ma di una vera vetrina dell’Occidente. Quindi l’effetto imitazione può essere più facile in altre democrazie occidentali. E lo si vede già all’interno della Germania: dopo la Renania-Palatinato, anche nello Schleswig Holstein (al confine con la Danimarca) il Partito Socialdemocratico propone di fare la stessa cosa.
Secondo: rivela l’influenza politica dei servizi segreti che in questo caso sono entrati a gamba tesa nel processo democratico. Infatti sono i servizi tedeschi, in particolare l’Ufficio per la protezione della costituzione, che hanno etichettato l’AfD come “organizzazione estremista”. Senza passare da un processo, tantomeno da una sentenza, un partito regolarmente registrato e rappresentato in parlamento da oltre un decennio è stato, di fatto, ostracizzato. Anche se l’etichettatura dei servizi è stata sospesa in attesa di una sentenza (a far causa è stato l’AfD), decisioni come quella del governo locale della Renania-Palatinato dimostrano che ha conseguenze molto gravi, anche nell’immediato, anche prima di arrivare di fronte a un giudice.
Terzo: rivela quanto siano arbitrari i giudizi espressi dagli organi di Stato nei confronti dei partiti. Nei confronti dell’AfD, infatti, non c’è un’accusa specifica. Non può essere condannata per la ricostituzione del Partito Nazionalsocialista, perché non ci sono affinità programmatiche, né personaggi in comune con il passato regime. Se anche sono dimostrati molti contatti con la Russia di Putin, questa accusa non sembra preoccupare particolarmente i servizi tedeschi. Che infatti non hanno nulla da dire o da fare nei confronti del partito di sinistra Bsw, ancor più convintamente putiniano dell’AfD. Non ci sono, poi, episodi di violenza terroristica ricollegabili all’AfD, né organizzazioni armate ad esso legate. Infine: le autorità elettorali hanno sempre autorizzato la candidatura degli esponenti del partito, attualmente il secondo più votato in Germania. Dunque, secondo la legge tedesca, finora, almeno fino al voto del 2024, è stato ritenuto legale. Il punto è che non sappiamo quali conclusioni abbiano tratto i servizi segreti tedeschi perché il loro rapporto, di ben mille pagine, non è mai stato pubblicato. Conosciamo solo qualche estratto, ad uso e consumo della stampa, in cui si citano preoccupazioni per la visione dell’AfD sull’immigrazione e gli immigrati (tanto per cambiare) che sarebbero incompatibili con la Costituzione.
Quarto: introduce nel diritto un principio di retroattività che è pericoloso per tutti, non solo per i membri di AfD, oggi, in Germania. Perché si viene puniti anche per ciò che si è fatto nel passato, quando farlo era perfettamente legale. Solo in Cina, a Hong Kong, i dissidenti vengono ora processati per manifestazioni organizzate in un passato in cui erano legali. Ma la Cina non fa testo, sanno tutti che è un regime totalitario. Oggi, invece, so che, anche in una democrazia europea, tesserarmi ad un partito, legale e regolarmente rappresentato, fra cinque anni potrebbe costarmi il posto di lavoro, anche se poi quella tessera la straccio o non la rinnovo.