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Fuori schema
a cura di Andrea Zambrano

SCIOPERO DELLA RAGIONE

Il tonno Del Rio(mare)

Il ministro e la pagliacciata dello sciopero a staffetta per lo ius soli. Che svilisce il digiuno cristiano. 

Fuori schema 06_10_2017

Avete notato che nessuno ha dato la benchè minima informazione su come si svolge lo sciopero della fame a staffetta per lo ius soli? Il ministro Delrio, per nulla impensierito di coprirsi di ridicolo, ha detto che quando sarà il suo turno sciopererà. Si ma per quanto tempo? Un giorno, un mese, un anno? Tranquilli.

E’ lo stesso ministro dei Trasporti a spiegarlo nell’intervista a Repubblica nel corso della quale il novello Gandhi annuncia che però in realtà non è un vero sciopero della fame: “È un modo per tenere alta l'attenzione, ma in modo mite, non violento. Per altro non è un vero e proprio sciopero, è a termine, a staffetta. Io come gli altri aderirò per un giorno”. Avete capito bene: Delrio fa lo sciopero contro se stesso dato che essendo ministro e dunque al governo dovrebbe essere lui, che ne va matto, a far approvare lo ius soli. Però lo sciopero sarà di quelli proprio low cost: una giornata di digiuno e via andare. Dal giorno dopo maritozzi a gogo, l’importante è aver ottenuto il titolo sul giornale. Però Delrio non sembra il tipo da cene alla vaccinara, magro com’è chissà quali cambiamenti di abitudini dovrà mai comportare il nuovo regime alimentare.

La notizia si presta ad alcune considerazioni. Incominciamo con la mollezza dei costumi che verrebbe da richiamare in servizio Cincinnato. Un tempo avevamo Gandhi e il Sinn Fein. Giusto o sbagliato che fosse, però in carcere e fuori si moriva davvero, gli attivisti repubblicani entrarono in coma e alcuni morirono per affermare l’indipendentismo dalla Corona. Oggi invece ci si intesta le battaglie, non si usano gli strumenti appropriati, la politica e Delrio dovrebbe saperne qualcosa e si fanno proclami ridicoli. E' una politica che non ha più ideali, i quali potevano almeno avere un quartino di nobiltà e destare i torpori. La politica di Delrio, ma anche di Rosy Bindi & co, che subito si è accodata alla carnevalata, è la politica del servizio e del potere, senza ideali, ma ideologica, senza ragione, ma razionalmente cinica negli obiettivi e nello stile. 

Un giorno senza cibo è quello che i cattolici fanno il mercoledì delle Ceneri e i venerdì di Quaresima. Lo stesso che dovrebbe fare il prode digiunatore neo radicale, che si vanta di provenire dalla parrocchia, ma con grande sprezzo svilisce la pratica penitenziale per eccellenza della Chiesa, assieme all’elemosina e alla preghiera. I cattolici lo fanno senza troppi clamori o comunque senza telefonare a Carmelo Lo Papa di Repubblica. Molti lo fanno in segreto perché quando digiuni non devi farlo sapere, anzi devi profumarti la testa. Delrio ha scelto di usare il digiuno in chiave politica e la conseguenza è stato il suo coprirsi di ridicolo.

Contento lui. Si vede che lo doveva alle truppe galantiniane in vista del prossimo voto. Un bel passaggio da Dossetti a Gandhi, via Pannella, che però ha lasciato qualche scoria. Insomma: con premesse come quelle del cristianesimo che si piega al mondano, che lo hanno accompagnato in carriera, l’approdo non poteva che essere questo: un’ideologia spacciata per religione e una ritualità blanda e molle che lo fa apparire già sconfitto agli occhi del buon senso, della ragione e senza scampo circa la serietà della presa in considerazione delle sue battaglie politiche. Senza scampo, come quel pesce che dopo la mattanza si schianta insanguinato mostrando il fianco. Come si chiama? Il tonno Del Rio(mare).