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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Lo stato del futuro

Il paternalismo democratico sorge dal peccato originale

Quando la Città dell'Uomo si volge contro la Città di Dio, la sua invasione diviene capillare perché si costituisce come un fine in sé...

Dottrina sociale 15_07_2023

Molti autori mettono in luce l’importanza della dottrina del peccato originale per capire quanto è successo e sta succedendo in campo politico. Giovanni Paolo II nel n. 25 della Centesimus annus dice quella dottrina ha un fondamentale ruolo per guidare correttamente l’interpretazione dei processi sociali di cui si occupa la Dottrina sociale della Chiesa.

Augusto Del Noce ne parla da par suo ne Il problema dell’ateismo  e spiega che nel marxismo «c’è la naturalizzazione del peccato … i conflitti non sono l’effetto del peccato, ma la condizione del progresso». Étienne Gilson parla della modernità come l’epoca «in cui l’uomo si dichiara contento dello stato di natura decaduta» e Karl Löwith mette a tema il peccato originale in Significato e fine della storia. Per la Dottrina sociale della Chiesa si tratta di un tema fondamentale.

In un’opera del 1935 anche lo storico ed intellettuale inglese Christopher Dawson parla del peccato originale [La religione e lo Stato moderno, a cura di Paolo Mazzeranghi, D’Ettoris Editori, Crotone 2007]. Nel capitolo VI dal titolo Religione e politica egli sostiene che «la sfera d’azione del cristianesimo non è una parte della vita, ma la vita intera, e che ciò di cui si ha bisogno è una civiltà cristiana» (p. 136). Ma dopo la Prima guerra mondiale proprio questo è venuto meno: «Dovunque la Città dell’Uomo si costituisce come un fine in sé e diviene il centro di un ordine autonomo che considera solo se stesso, diventa la naturale nemica della Città di Dio» (p. 137).

È questa la laicità della modernità: «Mai una civiltà è stata così completamente secolarizzata, così fiduciosa nei propri poteri e così autosufficiente come la nostra» (p. 138). Egli si riferiva allo Stato bolscevico ma non solo. Con sapiente profezia scriveva: «Lo Stato del futuro non sarà un poliziotto ma una nurse, un maestro di scuola, un imprenditore e un funzionario: in breve una provvidenza terrena, un dio umano onnipotente e per di più molto geloso» (p 138).

Egli prevede il moderno Stato democratico che «chiederà un’ubbidienza spirituale ugualmente senza riserve» e metterà in piedi un regime «paternalistico-burocratico» e un «apparato dei servizi sociali – istruzione secondaria estesa a tutti, cliniche per il controllo delle nascite, cliniche prenatali, centri di assistenza sociale ed altro – come strumento di un dispotismo collettivo che distrugge la libertà umana» (n. 139).

All’origine di questa pretesa Dawson vede la negazione del peccato originale: «Dal punto di vita cattolico tutto ciò contiene un errore fondamentale, quello di ignorare il peccato originale e le sue conseguenze o piuttosto di identificare la Caduta con qualche assetto politico o economico imperfetto», mentre invece «Il cristianesimo è nello stesso tempo la rivelazione dell’inadeguatezza del sapere e della civiltà umani e la comunicazione della vita divina solo mediante la quale la natura umana può essere sanata e restaurata» (p. 143).