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tecnocrazia

Il nuovo Papa e l'IA, un'enciclica sarà solo il primo passo

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Leone XIII difese l’uomo dalla macchina industriale, Leone XIV dovrà difenderlo dalla macchina intelligente. Una sfida che per il pontefice sembra decisiva tanto che, dopo Rerum novarum, già si ipotizza una Rerum digitalium. Ma il cambiamento reale non potrà giungere soltanto da un documento.

Ecclesia 14_05_2025
Foto Vatican Media/LaPresse

Il nome scelto da Papa Leone XIV non è un semplice tributo al passato, ma un segno profondo e simbolico, che annuncia con forza la volontà di affrontare il presente con lo sguardo rivolto al futuro. La scelta di chiamarsi Leone richiama direttamente la figura di Leone XIII, autore nel 1891 della celebre enciclica Rerum novarum, pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa, con la quale si affrontarono con coraggio e lucidità le sfide della prima rivoluzione industriale, ponendo per la prima volta in modo sistematico la questione della dignità del lavoro e del lavoratore, del giusto salario, del rapporto tra capitale e lavoro.

Oggi, con una consapevolezza altrettanto nitida, Leone XIV si pone di fronte a una nuova rivoluzione, quella digitale, e in particolare all’espansione rapida e spesso incontrollata dell’intelligenza artificiale, che rimodella strutture sociali, relazioni umane, meccanismi decisionali, logiche produttive e soprattutto il senso stesso del lavoro e della persona. L’intento dichiarato del nuovo Pontefice è quello di elaborare una risposta cristiana alle questioni etiche, sociali e antropologiche che l’AI sta sollevando, rifacendosi proprio al metodo di Leone XIII: partire dalla concretezza del tempo presente per annunciare i principi eterni della giustizia, della dignità e del bene comune.

È per questo che già si ipotizza la futura pubblicazione di una nuova enciclica, forse intitolata Rerum digitalium, che si proponga di orientare le coscienze, offrire principi condivisi, proporre limiti e prospettive a una tecnologia che rischia di superare l’uomo anziché servirlo. La disumanizzazione che l’AI potrebbe indurre rappresenta infatti una minaccia concreta per l’umanità. Ma una simile enciclica, per quanto preziosa, sarà sufficiente? Basterà una parola autorevole, per quanto ispirata, a contenere lo strapotere delle multinazionali tecnologiche e a tutelare i diritti dei nuovi lavoratori dell’algoritmo?

Leone XIV sembra guardare con grande attenzione alla complessità di questa sfida: il cambiamento reale non potrà venire soltanto da un documento, ma dovrà passare anche da atti concreti, da alleanze globali, da un impegno politico e sociale forte, da una mobilitazione delle coscienze che vada oltre i confini ecclesiali.
La sua formazione scientifica – è laureato in matematica – lo rende perfettamente consapevole delle potenzialità e dei rischi dell’intelligenza artificiale, e proprio per questo la sua voce può essere diversa, più competente e credibile. Ma non basta conoscere la tecnica: serve anche la capacità di orientarla verso un nuovo umanesimo digitale, in cui il progresso sia davvero al servizio dell’uomo e non il contrario. In questo senso, l’appello di Papa Leone XIV non è solo rivolto ai fedeli, ma a tutta l’umanità: agli “invisibili” del digitale, ai lavoratori delle piattaforme, ai legislatori, ai ricercatori, ai giovani e ai vecchi, ai credenti e ai non credenti.

Il suo pontificato si apre dunque con una visione chiara: guidare la Chiesa in una nuova transizione storica, sostenendo il primato della persona in un’epoca in cui la macchina rischia di diventare l’arbitro delle decisioni, il giudice del merito, il motore dell’economia e perfino il filtro della verità. Ma la posta in gioco non è solo la giustizia sociale: è l’antropologia stessa, è l’immagine dell’essere umano, è la libertà profonda del decidere e del discernere.

Ecco perché non basterà un’enciclica, per quanto ispirata e profonda: serviranno gesti, alleanze, presenza, testimonianza. Servirà un magistero incarnato, capace di entrare nei dibattiti politici, nei consessi internazionali, nelle università, nei luoghi di lavoro e nelle periferie digitali dove abitano coloro che nessun algoritmo considera.
Solo così la Chiesa potrà davvero, ancora una volta, essere luce profetica in un mondo smarrito.

Leone XIII difese l’uomo dalla macchina industriale, Leone XIV dovrà difenderlo dalla macchina intelligente, ma in entrambi i casi il cuore della questione resta identico: come custodire la dignità umana in mezzo a un cambiamento radicale. Affidare all’imperscrutabilità degli algoritmi le sorti dell’umanità appare un azzardo che il magistero della Chiesa intende contrastare con le armi della cultura, della fede, della speranza. E Papa Leone XIV potrebbe essere l’interprete ideale per frenare l’ondata tecnocratica che rischia di travolgere persone, società, economie, istituzioni.



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