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Il fondamentalista francese che dà la caccia ai "blasfemi"

L'ambasciatore marocchino in Francia ha ricevuto una lettera, pubblica, in cui gli si segnala la presenza in Marocco di un cittadino blasfemo. Non è una lettera redatta da un fondamentalista marocchino, bensì di un cittadino francese musulmano, Idriss Sihamedi, fondatore della Ong BarakaCity. Che impunemente continua a predicare odio

Esteri 18_03_2020
Lo stand della Ong BarakaCity

Una lettera pubblica, indirizzata all'ambasciatore marocchino Chakib Benmoussa, sta facendo discutere sulla stampa francese. Nel testo viene segnalata - con nome e indirizzo poi censurati - "una persona di nazionalità francese", "regolarmente presente sul territorio marocchino, che ha usato parole anti-musulmane e blasfeme". La missiva, che ha fatto il giro dei social di Francia, e non solo, è stata firmata dal presidente islamista della ONG musulmana, BarakaCity, Idriss Sihamedi.

L'intento, ribadito da messaggi che continuano ad essere pubblicati anche in queste ore, è quello di punire pubblicamente chi osa criticare o offendere Allah e soprattutto di coinvolgere l'autorità politica nella questione. Idriss Sihamedi ha dichiarato di aver allegato, per l'ambasciatore, "una foto dell'individuo e uno screenshot del tipo di insulti gratuiti e ingiustificati fatti sull'islam e sui musulmani". "Il Marocco è un paese sovrano, garante del buon vivere insieme delle persone che vivono lì, e dei buoni costumi dell'islam", spiega nella sua lettera, sperando che "questo tipo di relazione aiuterà a preservare il popolo marocchino dalle persone che vengono a sfruttare la sua ricchezza, contaminando al contempo i suoi più grandi valori" .

La lettera è stata poi accompagnata da due messaggi sul suo profilo Twitter: "Questa mattina, alle 8:52, sto avvertendo le autorità marocchine che persone pericolose, insultando musulmani e islam in modo vile e gratuito, vengono regolarmente nel loro territorio. L'odio porta al caos ed è la fonte della violenza, che deve essere denunciata e punita!" E poi,"Se il governo ha messo in atto un piano per gli inizi della radicalizzazione, anche l'odio che si traduce in insulti contro i musulmani e l'islam deve essere segnalato alle persone giuste. Non lasciare che le persone ti insultino e insultino i tuoi valori gratuitamente". Pubblico ludibrio e condanna del governo marocchino, è quello che chiede il protagonista di questa vicenda, Idriss Sihamedi. Noto in Francia non solo perché spesso ha presenziato a trasmissioni televisive e radio, ma in quanto araldo di particolari battaglie.

Pochi giorni fa è finito sulla stampa francese perché pazzo di rabbia nel vedere il presidente della Repubblica offrire asilo politico ad Asia Bibi - la donna condannata al carcere pakistano  (e alla pena di morte poi scampata) per aver preso acqua a un pozzo al quale da cristiana non doveva avvicinarsi -, ha scatenato la comunità islamica contro una donna "che odia l'islam e una Francia tutta che con Macron dimostra di odiare l'islam". Con un testo che, con due parole - blasfemia e odio verso l'islam, due espressioni che fungono da elettroshock per gli islamisti  - puntava a generare rabbia e odio contro la donna e i francesi.

Idriss Sihamedi, ex dirigente di una compagnia di comunicazioni, ha fondato la BarakaCity nel gennaio 2010: l'Ong con sede francese attraverso la quale muove le sue battaglie. L'associazione umanitaria, infatti, rappresenta lo strumento perfetto per inibire le autorità, aggraziare i media e fare tranquillamente appello alla popolazione musulmana. La BarakaCity è molto popolare nei distretti. Ha raccolto quasi 16 milioni di euro solo nei primi quattro anni di attività. Molto presente sui social network, mobilita i musulmani per cause comunitarie, almeno così promette di fare. La struttura lavora in particolare in Birmania con i rohingya, ma anche con i musulmani in Iraq e Siria. Anche se ciò significa coltivare un rapporto ambiguo con i jihadisti che combattono sul posto.

A rendere famoso Sihamedi è stata una particolare ospitata in una trasmissione di Canal + nel 2016, quando si rifiutò di condannare l'Isis, di stringere la mano al ministro dell'Istruzione perché donna e ad ogni domanda che lo disturbava, obiettò chiedendo se anche a un ebreo sarebbe stata posta. Già nel 2014 le autorità chiesero di chiudere i conti bancari della sua Ong e le Figaro rivelò che Sihamedi rientrava tra gli "schedati S", i radicalizzati francesi. Nel 2015 i locali dell'associazione sono stati perquisiti. In un documento proveniente da una fonte di polizia ottenuta da L'Obs, i suoi membri sono stati presentati come "musulmani fondamentalisti", che "regolarmente" fanno viaggi in Siria come parte delle loro attività umanitarie e che potrebbero trattenere nei loro uffici "armi e narcotici".

Nel settembre 2015 ha scritto su Twitter un post che gli è costato una breve sospensione dell'account: "Penso che la musica possa essere pericolosa, la poligamia un'alternativa all'adulterio e il velo un segno di modestia." Eppure Sihamedi continua ad agire indisturbato e a dare la caccia, dialogando con le autorità di governo e sentendosi in diritto di farlo, a quanti offendono l'islam. Mentre scriviamo, intanto, scrive ai suoi seguaci di Twitter, "Allah è misericordioso. Tutte le città, le comunità senza sbocco sul mare, da Gaza a Ouigours, e persino i nostri fratelli e sorelle rohingya, sono, per grazia di Allah, risparmiati dall'epidemia globale. Ci sono segni per coloro che meditano". E poi, direttamente in arabo, "la maledizione di Dio su ipocriti e traditori".