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LA LETTERA

Il cristiano e il potere: regole chiare e prospettive

Dall'intervento del Servo di Dio don Giussani alla Dc lombarda nel 1987 uno sguardo senza sotterfugi nè complessi con il potere: il cristiano non può non tenere presente che ha a che fare con un potere che alla fine dei tempi sarà sconfitto, ma che nella storia non possiamo non incontrare e giudicare, anche perché il potere non è mai indifferente rispetto alla verità che noi dobbiamo annunciare. 

Politica 19_06_2017
Giussani all'intervento nel '75 alla Dc
Caro Direttore,
come promesso, vorrei commentare con te i 5 punti dell’intervento del servo di Dio don Giussani tenuto di fronte alla DC lombarda ad Assago nel 1987.
 
Nel secondo punto, Don Giussani afferma che l’uomo “religioso”, cioè impegnato sia personalmente che socialmente con l’intera propria umanità, “ha a che fare con il potere”. Si tratta, innanzi tutto, di una constatazione inevitabile, che solo i sentimentali spiritualisti possono cercare di fingere di ignorare. In effetti, tutta la storia umana dimostra come anche gli spiriti più eccelsi hanno dovuto affrontare i problemi posti del “potere”.
 
Un esempio drammatico, anzi tragico, noto a tutti è quello di Socrate, che il potere ha costretto a scomparire. Ma anche l’avvenimento più importante di tutta la storia, la venuta di Gesù tra di noi, ha avuto a che fare con un potere che ha voluto rifiutare con violenza una presenza assolutamente pacifica, ma che sconvolgeva il delirio di onnipotenza di chi credeva di avere tra le mani le chiavi della storia e di ogni vita. Il potere ha creduto di eliminare addirittura la voce personale di Dio.
 
Il cristiano, dunque, non può non tenere presente che ha a che fare con un potere che alla fine dei tempi sarà sconfitto, ma che nella storia non possiamo non incontrare e giudicare, anche perché il potere non è mai indifferente rispetto alla verità che noi dobbiamo annunciare.
Don Giussani aggiunge che quando il potere non è “determinato dalla volontà di servire la creatura di Dio….il potere tende a ridurre la realtà umana al proprio scopo”.
 
Come è vera e profetica questa frase scritta trent’anni fa! E’ proprio ciò che sta avvenendo, attraverso una concezione che considera sempre di più lo “Stato sorgente di tutti i diritti”. E duole sempre di più constatare che ci sono degli uomini di potere cristiani che contribuiscono ad andare in questa direzione, sostanzialmente totalitaria (nel senso in cui ne scrive la Arendt).
 
A partire dalla rivoluzione francese in poi, in effetti, ogni “diritto” viene fatto dipendere dalla volontà dello Stato “padrone” e non dalla “natura” o dalla “tradizione”. Oggi, l’uomo, che crede di essere assolutamente libero, in effetti chiede allo Stato di trasformare, per legge, ogni desiderio in diritto, rendendoci così, inconsciamente, schiavo dello Stato. Un esempio clamoroso è stato vissuto da noi recentemente in Italia, con l’introduzione forzata nel nostro ordinamento  giuridico delle “unioni civili”, considerate da chi le ha proposte e volute (con ogni mezzo, anche illegittimo) come il coronamento del sogno d’amore di persone omosessuali.
 
Ma per coronare questo ”sogno” occorreva proprio l’intervento del potere? Esattamente come, anni fa, altri hanno voluto che fosse lo Stato a riconoscere il “diritto” (che bestemmia!) ad abortire ed il “diritto” a spaccare le famiglie.
 
Quando il potere abbandona il suo vero compito, compie dei veri e propri disastri, sia in tema di libertà, sia in tema di giustizia, sia in tema di bene comune e la storia recente del nostro Paese lo dimostra. Lo stesso don Giussani cita, a proposito, il Concilio, laddove, nella “Gaudium et spes”, afferma che lo strapotere statale riduce l’uomo a “pezzo di materia o cittadino anonimo della città terrena”.