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L’analisi

Il bluff di Trump con Putin per far pagare l’Europa

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Gli Stati Uniti forniranno armi alla Nato da dare all’Ucraina e che saranno pagate dagli europei. Anche il debole ultimatum di Trump a Putin mostra che il presidente americano si sta sganciando dalla guerra tra Mosca e Kiev, trasformandola in un buon affare.

Esteri 16_07_2025
Mark Rutte e Donald Trump, 14 luglio 2025 (Ap via LaPresse)

Dopo avere imposto agli alleati di spendere il 5% del PIL per la Difesa, percentuale foriera di mega contratti per forniture “made in USA”, Trump sembra venire “generosamente” incontro a un’Europa sempre più bellicosa nel voler continuare la guerra degli ucraini contro i russi ma al tempo stesso imbelle (perché ormai priva di armi da fornire a Kiev), ripristinando le forniture militari all’Ucraina che verranno però pagate interamente dagli alleati europei.

Intervistato da NBC News, Trump ha detto che «stiamo inviando armi alla NATO e la NATO sta pagando per quelle armi, al 100%. Quindi quello che stiamo facendo è che le armi che vengono inviate vanno alla NATO che poi le darà all’Ucraina e la NATO sta pagando per quelle armi». Tenuto conto che gli Stati Uniti sono parte della NATO, l’affermazione di Trump lascia intendere che saranno gli altri 31 membri della NATO a pagare il conto delle prossime forniture a Kiev.

Trump ha definito i contorni dell’iniziativa con al fianco il segretario della NATO, Mark Rutte. «Sono deluso dal presidente Putin, perché pensavo che avremmo raggiunto un accordo due mesi fa, ma non sembra esserci riuscito. Quindi sulla base di ciò imporremo dazi molto severi se non raggiungeremo un accordo entro 50 giorni. Dazi pari a circa il 100%», da applicare alle nazioni che commerciano con Mosca. «Spero di non doverlo fare» ha detto Trump alla Casa Bianca, annunciando nuovi invii di armamenti a Kiev ma ribadendo che saranno gli alleati europei a pagare il conto molto salato. L’accordo tra Trump e Rutte vedrà i partner europei dell’alleanza acquistare armi dagli Stati Uniti, comprese le batterie antimissile Patriot, per poi darle all'Ucraina. «Gli Stati Uniti venderanno miliardi di dollari di equipaggiamento militare alla NATO che li porterà rapidamente sul campo di battaglia», ha dichiarato Trump. Rutte ha aggiunto che grazie a questo accordo l'Ucraina riceverà «un numero enorme» di armi. «Quello che faremo è lavorare attraverso i sistemi Nato per assicurarci di sapere di cosa hanno bisogno gli ucraini, in modo da poter preparare i pacchetti» ha detto Rutte aggiungendo che «è del tutto logico che gli europei paghino per le armi inviate all'Ucraina» e di essere in contatto con «numerosi Paesi» che vogliono aderire all'accordo, fra cui Finlandia, Danimarca, Svezia, Norvegia, Regno Unito, Olanda e Canada. «Ed è solo la prima ondata, ce ne saranno altri», ha aggiunto.

Secondo fonti dell’amministrazione citate dai media statunitensi si tratta di aiuti militari a Kiev per 10 miliardi di dollari, tutti a carico degli europei. Il Washington Post sostiene che Trump starebbe valutando l’invio a Kiev anche di armi offensive (missili Tomahawk, JASSM e nuove forniture di ATACMS) ma al momento non vi sono notizie certe in proposito. «Penso che questa sia un'opportunità per ottenere la pace... L'Europa ha molto entusiasmo per questa guerra... pensano davvero che sia una cosa molto, molto importante da fare, altrimenti non la farebbero. Loro pagano per tutto, non pagherebbero se non ritenessero la guerra importante», ha affermato Trump con una imbarazzante ma chiarificatrice dichiarazione. Trump ha però deluso coloro che in Europa (come Kaja Kallas) e tra i neocon americani si aspettavano misure molto più aggressive nei confronti di Mosca poiché ha offerto a Putin quasi due mesi per concludere la guerra e guadagnare terreno in Ucraina. In realtà l’ampio margine concesso nella sorta di “ultimatum a Putin” costituisce il segnale più concreto che Trump sta utilizzando la guerra in Ucraina chiamandosene fuori in termini politici e militari ma puntando all’incasso finanziario dall’Europa e da Kiev, senza determinare una reale escalation nei rapporti con Mosca. «Questa non è la mia guerra, è la guerra di Biden, con me non sarebbe mai scoppiata» ha detto a un giornalista.

Trump sembra quindi prendere tempo anche con la minaccia di dazi ai Paesi che commerciano con la Russia, minaccia che non sembra spaventare né Mosca né i suoi partner più stretti come Cina e India. «La coercizione o la pressione non possono risolvere i problemi», ha dichiarato ieri Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri cinese. Anche l’annuncio di nuove forniture di armi a Kiev ha un valore più politico ed economico che militare e appare rivolto più contro la supina Europa che contro la Russia. Poche decine di missili in più non cambieranno il corso della guerra.

L’ipotesi che gli europei che possiedono i sistemi Patriot li forniscano subito a Kiev in attesa di riceverne di nuovi (e costosi) dagli Stati Uniti suscita perplessità circa i tempi lunghissimi di costruzione e consegna; e l’opzione che gli USA forniscano subito agli alleati missili prelevati dalle loro ormai limitate scorte sono ben scarse. Germania e Norvegia sono pronte ad acquistare dagli Stati Uniti rispettivamente tre sistemi Patriot da consegnare all'Ucraina ma il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, aveva negato la disponibilità di Berlino a cedere a Kiev le proprie scorte di missili. In conferenza stampa alla Casa Bianca, Trump ha detto che «un Paese ha 17 sistemi Patriot pronti per la spedizione. Non ne avranno bisogno per sé, quindi stiamo lavorando a un accordo per l'invio di quei 17 sistemi, o di una gran parte di essi» in Ucraina. I Patriot sono in dotazione in Europa a Germania, Grecia, Olanda, Polonia, Romania, Svezia, Spagna mentre la Svizzera li ha ordinati.

Un altro aspetto negativo per l’Europa è che la richiesta ucraina di Patriot americani induce gli europei a comprarne per Kiev e per le proprie esigenze difensive sottraendo risorse allo sviluppo e all’acquisto di sistemi di difesa aerea e antimissile costruiti in Europa (come l’italo francese SAMP/T) rafforzando così l’operazione di Trump tesa a rafforzare l’export statunitense e penalizzare l’industria europea della Difesa. Inoltre la decisione annunciata da Trump e Rutte ha il sapore dell’improvvisazione, non è sostenuta da tutti i 32 membri della NATO ma solo da un gruppo di nazioni (altri volenterosi?) che accetteranno di sborsare altri soldi per pagare gli Stati Uniti e armare Kiev.

Secondo Nikolay Novik, analista dell'Institute of World Military Economy and Strategy, «Trump non chiuderà la porta al dialogo con Mosca. Trump ha già ottenuto quasi tutto ciò che voleva. Attraverso un fondo speciale, ha acquisito il controllo su parte delle risorse economiche ucraine, i Paesi europei si stanno facendo carico delle spese militari e Trump mantiene contatti sia con Kiev che con Mosca».

La debolezza dell’ultimatum di Trump alla Russia emerge chiaramente dalle reazioni che ha suscitato a Mosca. Putin non ha replicato neppure attraverso il suo portavoce, Dimitri Peskov, che si è limitato a dire che «le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti sono molto serie, qualcosa in esse è rivolto personalmente al presidente Vladimir Putin. Abbiamo certamente bisogno di tempo per analizzare ciò che è stato detto a Washington e il presidente Putin le commenterà se e quando lo riterrà necessario». Peskov ha aggiunto che «Kiev interpreta le decisioni prese a Washington e in altre capitali della Nato come un messaggio a continuare la guerra piuttosto che a cercare la pace».

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato: «Vogliamo capire cosa c'è dietro questa dichiarazione sui 50 giorni. Prima erano 24 ore, poi 100 giorni, vogliamo davvero capire da cosa è guidato il presidente degli Stati Uniti». Secondo Lavrov, Trump «è chiaramente sottoposto a pressioni da NATO e Unione Europea. Non ho dubbi che sapremo gestire bene eventuali nuove sanzioni occidentali e non vedo possibile che i nostri partner abbandonino gli impegni presi in formati bilaterali e multilaterali», ha aggiunto Lavrov.

Delusione per le dichiarazioni di Trump si registrano anche nel movimento MAGA (Make America Great Again). «Questa è una guerra vecchio stille nell'insanguinata Europa, e ci stanno trascinando dentro» ha detto Steve Bannon. «Stiamo armando persone su cui non abbiamo nessun controllo», sostenendo che la «principale priorità» di Volodymyr Zelensky è trascinare in guerra gli Stati Uniti.

Nonostante questi elementi, Trump si sta sganciando con successo dalla guerra in Ucraina trasformandola in un buon affare. Con l’accordo minerario imposto all’Ucraina si è assicurato il rientro con interessi del denaro e delle armi forniti a Kiev; e l’intesa con la NATO lascia il peso della guerra sulle spalle dell’Europa, che ha l’onere delle forniture di armi americane all’Ucraina e i costi spaventosi per la ricostruzione e l’inglobamento di Kiev nell’Ue, in aggiunta al caro-energia dovuto alla rinuncia al gas russo.