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GUERRA IN EUROPA

I russi avanzano lentamente in Ucraina. La pace è lontana

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La nuova offensiva russa, definita da molti “di primavera”, è già iniziata da diverse settimane, ma Mosca non sembra avere la volontà o la capacità di premere con forza sull’acceleratore. D'altra parte i russi non hanno fretta, perché contano sul logoramento di ucraini e occidentali. Nessun dialogo in vista (che sarà fra Usa e Russia). 

Esteri 18_02_2023
Artiglieria ucraina in azione nel Donbass

La nuova offensiva russa, definita da molti “di primavera”, è già iniziata da diverse settimane, ma Mosca non sembra avere la volontà o la capacità di premere con forza sull’acceleratore.

Nelle ultime settimane i russi hanno effettuato avanzate rilevanti su tutti i fronti: a nord stanno di nuovo minacciando Kupyansk e Lyman da cui si ritirarono nell’estate scorsa, nella regione di Donetsk hanno conquistato il caposaldo nemico di Soledar e circondato quasi completamente quello di Bakhmut avanzando in tutti i settori e minacciando Siversk e Uledar. Una ritirata delle forze ucraine da Donetsk potrebbe risparmiare la vita o la prigionia ad almeno 8mila soldati di Kiev che, nella regione, schiera circa 50mila combattenti, dopo aver subito negli ultimi mesi perdite spaventose per obbedire alla strategia volta a non cedere un metro di terreno.

Le stesso fonti NATO e ucraine ammettono che in questo settore la situazione è molto difficile e un ripiegamento da Bakhmut imporrebbe agli ucraini di attestarsi più indietro tra Kramatorsk e Slovyansk, peraltro già sotto il tiro dei bombardamenti russi. Si tratta di una regione pesantemente fortificata dagli ucraini negli otto anni di guerra contro i secessionisti, dove ogni villaggio espugnato comporta un forte prezzo di sangue da pagare per attaccanti e difensori. Anche a causa delle perdite subite in uomini e mezzi, gli ucraini non sembrano in grado di contrattaccare, almeno per il momento. Più a ovest, nella regione di Zaporizhzhia, dopo l’avanzata russa delle scorse settimane il fronte sembra essersi stabilizzato, così come resta stabile a Kherson dove il fiume Dnepr separa i contendenti che si scambiano colpi di missili e tiri dei cecchini dalle rive del fiume e salve di artiglieria.

Mosca sembra quindi puntare a impiegare le forze in campo, rafforzate dai 300mila riservisti che hanno ormai terminato l’addestramento, per rafforzare i fronti dove i progressi sono stati rilevanti, anche se per ora non decisivi, e per minacciare di aprirne di nuovi. Kiev ha reso noto ieri che circa 10mila soldati russi sono concentrati al confine di Sumy, nell'Ucraina nord orientale, da dove i russi si erano ritirati nella primavera del 2022 dopo una prima puntata offensiva. Lo riferisce il Times che cita soldati ucraini di guardia nella regione. "Dall'altra parte del confine con Sumy, sono concentrati 10mila soldati russi. Questa è la più grande concentrazione che ci sia mai stata qui", riporta il Times citando il tenente delle forze armate ucraine Andrii Gulakov aggiungendo che i russi hanno costruito un ospedale da campo nella loro sede. E questo indicherebbe che stanno pianificando azioni offensive.

Fonti dì intelligence della NATO riprese dai media diffondono messaggi tranquillizzanti sostenendo che i russi stanno affrontando "enormi difficoltà" nel mettere in piedi l'offensiva di febbraio in occasione del primo anniversario del conflitto in Ucraina, pagando "costi astronomici" in termini di vite umane per sostenere un’offensiva che non si sta sviluppando lungo tutto il fronte, ma su "piccoli punti di pressione". Le truppe russe sono "male equipaggiate e male addestrate" e al momento gli ucraini sembrano avere la situazione "sotto controllo". Opposte le valutazioni che emergono dai canali Telegram russi, ma anche da diverse fonti ucraine o dalle dichiarazioni di prigionieri ucraini, che evidenziano le difficoltà delle truppe di Kiev anche sul piano della tenuta e del morale a causa delle tragiche perdite subite e della crescente carenza di armi e munizioni.

Tutte informazioni da prendere con le molle, sui due lati della barricata, poiché ogni notizia resa nota persegue precisi scopi propagandistici. Basti pensare che i servizi segreti britannici, che pubblicano ogni giorno un bollettino di guerra che fornisce valutazioni pessimistiche sulle capacità e le forze russe infarcito di “forse” e “probabilmente”, valutava ieri che le perdite sostenute dai russi in un anno di guerra fossero di ''circa 40-60mila'' caduti. A parte il fatto che c’è una bella differenza tra 40mila morti e 60mila, vale la pena evidenziare che gli ucraini ritengono di aver ucciso ben 140mila russi mentre un mese or sono il Pentagono valutava che i caduti di Mosca fossero circa 100mila.

In un contesto dove tutti “danno i numeri” ma nessuno è in grado di verificarli l’impressione è che Mosca intenda sfruttare la disponibilità di truppe fresche per aumentare la pressione anche su nuovi fronti, minacciando Sumy, Kharkiv e persino Kiev con il concentramento di forze in Bielorussia con l’obiettivo di indurre gli ucraini, che soffrono invece forti carenze di personale addestrato e mezzi, a disperdere le forze sul territorio. Difficile dire se i russi dispongano della capacità di scatenare una nuova offensiva su vasta scala sui più fronti o se invece puntino a logorare gli ucraini per indebolirli in vista di un attacco che si svilupperà su un ampio fronte solo in tarda primavera. Tra un mese, presumibilmente con l’arrivo di temperature più tiepide, l’Ucraina si ricoprirà di fango, terreno ben poco ideale alle offensive meccanizzate. Per questo è probabile che i russi puntino ad acquisire successi nelle prossime settimane ma senza accelerare troppo, per poi scatenare un attacco più ampio in aprile o maggio.  

Anche sul piano strategico i russi non hanno motivo di avere fretta: la guerra sta distruggendo l’Ucraina e le sue forze armate e sta svuotando gli arsenali europei e occidentali delle armi cedibili a Kiev. Anche i carri armati, di cui a lungo si è discusso in Occidente, verranno forniti a Kiev in numero ben più limitato del previsto e con tempi più lunghi, per non parlare degli aerei da combattimento, consegnati forse tra qualche anno e a guerra in ogni caso terminata.

Al tempo stesso nulla sembra muoversi sul fronte di possibili negoziati. Il Cremlino ha definito ieri "improbabile" che il presidente americano Joe Biden accetti la proposta del leader bielorusso Alexander Lukashenko di partecipare a un summit con il presidente russo Vladimir Putin a Minsk, mentre si trova in Europa. "Avrete sentito il comunicato della Casa Bianca, secondo il quale il presidente Usa non prevede altri scali oltre a quello in Polonia. Quindi, è improbabile che Washington dia una risposta positiva a questa iniziativa" bielorussa, ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Del resto ieri il sottosegretario del Dipartimento di Stato Viktoria Nuland ha detto che l'Ucraina non potrà essere mai “sicura” se la Crimea, controllata dai russi, non verrà "quanto meno demilitarizzata". La Russia, ha aggiunto, "ha massicci dispositivi militari nella penisola di Crimea. Questi sono bersagli legittimi per l'Ucraina che sta colpendo la Crimea con il nostro sostegno". Una rivendicazione del ruolo statunitense che fa il paio con le dichiarazioni del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che ha ammesso che le forze dell’Alleanza Atlantica hanno addestrato dal 2014 le truppe ucraine a combattere i russi. Esattamente quello che da tempo sostiene Mosca.

La proposta di un vertice formulata da Lukashenko contiene però un elemento utile a comprendere gli equilibri geopolitici attuali di questo conflitto: un eventuale dialogo non sarà tra Kiev e Mosca (o sarà solo di facciata tra i due belligeranti) ma tra Mosca e Washington.