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Cultura di morte

I Radicali e lo spot sulle Dat, la solita spinta all’eutanasia

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L’Associazione Luca Coscioni ha ideato la campagna Oggi scegli tu che si sostanzia in un mega spot lanciato su un gran numero di media. Il fine? Rilanciare l’eutanasia. Ricordiamo tre grandi pecche delle Dat.

Vita e bioetica 05_11_2025
Marco Cappato (LaPresse)

I Radicali ci riprovano. Non molto tempo fa avevano tentato di rilanciare lo strumento delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), ma non ci erano riusciti. Tramite le Dat, com’è noto, il dichiarante, tra le altre cose, può decidere a quali trattamenti vorrà o non vorrà essere sottoposto qualora non fosse più capace di intendere e volere.

Numerose sono le pecche delle Dat. Ne indichiamo solo tre. Innanzitutto l’inattualità delle volontà: si decide ora per allora, ma può essere che venuto l’allora il dichiarante abbia cambiato idea. Invece le Dat fossilizzano la volontà in un tempo passato, vincolando così la libertà di scelta – tanto decantata dai Radicali – a situazioni e stati d’animo molto diversi da quelli in cui ci si troverà quando si soffrirà di una patologia seria o quando si arriverà ad un palmo dalla morte. Poi, abbiamo la difficile interpretazione del testo scritto, nel senso che ogni volontà scritta può essere facile preda di ermeneutiche differenti. Inoltre, abbiamo il problema del fiduciario, chiamato a dare attuazione alle Dat, che spesso complica e non semplifica il compito (anche perché potrebbe essere portatore di interessi che confliggono con gli interessi del dichiarante). Insomma, l’affidabilità delle Dat è pari a quella di una meridiana di notte.

Torniamo ai Radicali. Il 27 ottobre scorso lanciano la campagna Oggi scegli tu che si sostanzia in uno spot il quale – a testimonianza che ai Radicali non mancano soldi – «sarà diffuso in 67 cinema e 306 schermi italiani, oltre che su TV, radio e quotidiani, per informare sull’importanza di depositare le Disposizioni Anticipate di Trattamento», come ci informa il sito dell’Associazione Luca Coscioni. Nello spot si vede un signore di mezza età, di nome Cristiano, il quale racconta che la sua compagna Patrizia, ormai deceduta, era stata colpita da un ictus che l’aveva paralizzata e resa incapace di comunicare le proprie volontà. La donna aveva vissuto per 15 mesi grazie ad un dispositivo di sostegno vitale. «Patrizia non avrebbe voluto vivere in quelle condizioni – racconta Cristiano – ma non aveva potuto scriverlo. Oggi voglio aiutare altri a non subire la stessa sorte». Lo spot si chiude con la voce di Luciana Littizzetto, la quale è prodiga di consigli: «Scopri come fare il testamento biologico. Scarica il modello gratuito su associazionelucacoscioni.it. Oggi, scegli tu».

Dunque, parrebbe che Patrizia non sia stata in grado di morire in anticipo chiedendo di staccare le macchine che la tenevano in vita perché non aveva sottoscritto le Dat. Peccato che per la legge 219 del 2017, la stessa che i Radicali citano per invitare a sottoscrivere le Dat, Patrizia già poteva morire anzitempo senza far ricorso alle Dat. Da quel che si evince dal racconto di Cristiano, Patrizia non era capace di intendere e volere e dunque si poteva nominare ad esempio un amministratore di sostegno e questi poteva decidere di interrompere l’assistenza dei sostegni vitali. Tutte cose permesse dalla legge 219. Mentire è anche non dire tutta la verità.

Dunque, i Radicali tornano con uno spottone sulle Dat. Per quale motivo? Perché nessuno le sottoscrive. E perché nessuno le sottoscrive? In primis perché non è molto invitante pensare alla propria morte. In secondo luogo perché pochi sanno dell’esistenza di questo strumento. In terzo luogo perché le Dat sono spesso associate al concetto di eutanasia e nel popolino, a differenza della classe medica, questo concetto non è stato ancora digerito appieno. C’è ancora quindi una certa resistenza a farsi uccidere e dunque non si pensa alle Dat, che rappresentano il mandato formale per farsi ammazzare.

Lo spot sulle Dat è quindi uno spot sull’eutanasia. Sdogani le Dat e sdogani l’eutanasia. Con una legge sul suicidio assistito che è latitante in Parlamento, con le Regioni, eccetto Toscana e Sardegna, non più di tanto propense a dotarsi di una legge sul suicidio assistito che sanno essere incostituzionale, con Marco Cappato che non ha più un buco in agenda per autodenunciarsi in qualche procura, occorreva trovare qualcosa di nuovo – che nuovo non è – per rilanciare la battaglia ideologica sull’eutanasia.

Per fortuna lo spot è così angosciante che lo spettatore non vedrà l’ora di sprofondare nella visione del film per dimenticare quell’opprimente e terribile promo sulla sua morte.