Ecco cosa non quadra del caso Becciu, in attesa dell'Appello
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Si riapre, con l'Appello al processo Becciu, una delle pagine più nere della giustizia vaticana. Il memoriale di monsignor Alberto Perlasca, che portò all'accusa di monsignor Angelo Becciu, fu un'imbeccata di Francesca Immacolata Chaouqui?

Il 22 settembre inizierà in Vaticano il processo d'appello contro la condanna per truffa e peculato inflitta in primo grado al cardinale Angelo Becciu. Di recente, in un'intervista a Brunella Bolloli di Libero, il cardinale Giuseppe Versaldi è sceso pubblicamente in campo per bollare la vicenda che ha visto protagonista il suo confratello sardo come «uno degli episodi più travagliati del pontificato di Francesco».
Il prefetto emerito della Congregazione per l'educazione cattolica ha parlato di «manovre subdole da parte di persone malintenzionate le cui trame stanno venendo alla luce in questi ultimi mesi». Il riferimento di Versaldi sembra essere diretto al contenuto delle chat tra Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri che proprio quest'ultima ha consegnato ai legali del broker Raffaele Mincione, anch'egli condannato in primo grado nello stesso processo vaticano ma per riciclaggio, peculato e corruzione. La difesa di Mincione ha fatto causa all'Onu contro il procedimento penale vaticano ed ha depositato anche la corrispondenza ricevuta da Ciferri. Queste chat, relative agli anni dal 2020 al 2024, sono finite inevitabilmente tra i motivi di appello alla sentenza pronunciata dal Tribunale di prima istanza della Città del Vaticano.
Per avere un'idea del peso che queste conversazioni potrebbero aver avuto nell'indagine e nel processo basta conoscere la cronologia dei fatti più importanti di questa intricata vicenda. Il primo interrogatorio fatto dall'Ufficio del Promotore di Giustizia a monsignor Alberto Perlasca risale al 29 aprile 2020 e vede l'ex responsabile dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato difendere l'operato del suo ex superiore Becciu e descrivere i suoi rapporti con lui come «ottimi». Dopo quell'interrogatorio il monsignore apprende di aver perso il lavoro alla Segnatura Apostolica, lo stipendio, la copertura sanitaria e la residenza a Santa Marta. La circostanza induce il prelato comasco a confessare pensieri suicidi allo stesso Becciu in una drammatica conversazione del 3 luglio 2020. L'altra data centrale è il 31 agosto 2020 perché vede Perlasca presentarsi davanti all'Ufficio del Promotore e diventare improvvisamente il grande accusatore dell'ex sostituto con il deposito del famoso memoriale.
La prima chat tra Ciferri e Chaouqui avviene il 9 agosto 2020 ed è dunque successiva al primo interrogatorio ma precedente alla consegna del memoriale. È l'ex membro della commissione vaticana Cosea a contattare l'amica di Perlasca e a lanciare l'idea di far collaborare il monsignore con gli inquirenti vaticani attraverso una serie di indicazioni da presentare però come farina del sacco di un ex magistrato in pensione. Chaouqui vuole quindi nascondere il suo nome agli occhi di Perlasca perché ne teme la reazione dal momento che a maggio (quindi dopo il primo interrogatorio a difesa di Becciu) lo aveva contattato scrivendogli di sapere tutto di lui. Nell'agosto di cinque anni fa, mentre gli scambi di messaggi tra le due donne si fa fitto, in Perlasca matura la decisione di accusare il suo ex superiore. Stando alla chat tra Chaouqui e Ciferri, il monsignore confessa il suo intento a Francesco in una lettera del 21 agosto con cui era riuscito a parlare a maggio, dopo il primo interrogatorio.
Chaouqui dà l'idea alla sua interlocutrice di essere informata in tempo reale dell'andamento dell'interrogatorio del 31 agosto e le menziona il 16 settembre. Effettivamente in quella data avviene il successivo interrogatorio dell'ex funzionario della Segreteria di Stato. Come faceva a saperlo? Sebbene dica all'amica di Perlasca di avere conservato un filo diretto con Bergoglio e che lui si sarebbe fidato di lei, quel 31 agosto 2020 Chaouqui non è altro che un soggetto destinatario di una condanna del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano pronunciata quattro anni prima per il cosiddetto scandalo Vatileaks 2. Eppure nelle chat l'ex membro Cosea dimostra di conoscere in anticipo informazioni che poi troveranno effettivamente riscontri. Ai primi di settembre, infatti, dà notizia a Ciferri che il Papa avrebbe convocato Becciu per concordare le modalità di uscita dopo l'interrogatorio di Perlasca del 16. Effettivamente, la drammatica udienza in cui Bergoglio costringe il prelato sardo alle dimissioni da prefetto della Congregazione per la causa dei santi e gli impone di rinunciare ai diritti connessi al cardinalato avviene proprio il 24 settembre.
Chaouqui è stata particolarmente fortunata ad indovinare o sapeva già tutto in quanto informata da qualcuno? Il suo ruolo da protagonista in questa vicenda già emerso in sede dibattimentale, quando Perlasca - dopo aver inizialmente difeso la genuinità del suo memoriale 24 ore prima - ha dovuto ammettere di aver ricevuto da qualcun altro le domande a cui poi ha risposto tirando in ballo per la prima volta le presunte malefatte di Becciu. Pochi giorni dopo, sempre in udienza, il monsignore ha rivelato di aver saputo da Ciferri che l'autrice delle domande era Chaouqui e non il fantomatico magistrato in pensione. Lo stesso Promotore ha riconosciuto nel processo che le domande sono state passate da Ciferri a cui a sua volta erano state mandate da Chaouqui ed ha ammesso che potevano esserci gli estremi per procedere per falsa testimonianza nei confronti di Perlasca.
La stessa sentenza che ha condannato Becciu ha presentato le testimonianze rese dal presule comasco - che è ancora promotore di giustizia aggiunto alla Segnatura Apostolica, supremo Tribunale della Chiesa - come «prive di autonoma rilevanza probatoria». A giugno, col nuovo pontificato già iniziato, l'Ufficio del Promotore ha aperto un fascicolo su Chaouqui che tra i capi di imputazione vede la subornazione. Già nel processo di primo grado è emersa la non genuinità delle accuse presentate nel memoriale e la paternità delle domande da attribuire all'ex membro Cosea. Ma attenzione a non fare di Chaouqui un capro espiatorio: la ex collaboratrice scelta in passato da Francesco ha fatto tutto da sola, spinta dall'odio per Becciu? Per «smascherare gli inquinamenti delle prove», come ha detto il cardinale Versaldi, è opportuno chiarire se le previsioni azzeccate dalla donna nelle sue chat con Ciferri siano stati azzardi fortunati o se ci sia stato dell'altro. E al canonista Leone XIV, memore delle discussioni nelle congregazioni generali, non sfugge l'importanza di far sì che sia fatta piena trasparenza su una delle pagine più nere di una giustizia amministrata «in nome di Sua Santità».