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REALI E SANTI

Da Margherita d’Ungheria a Francesco II, quante aureole nobili

Scorrendo le biografie di principi e principesse, re e regine, si incontrano non poche figure di cui la Chiesa ha riconosciuto la santità o avviato la causa di beatificazione. Ecco una rassegna, non esaustiva: da santa Margherita d’Ungheria, celebrata oggi, a Francesco II delle Due Sicilie.

Ecclesia 18_01_2023
Margherita d'Ungheria

Santa Margherita d’Ungheria, di cui oggi ricorre la memoria, era figlia di Bela IV, re d’Ungheria, e della regina Maria Lascaris, di origine bizantina. A soli dieci anni, nel 1252, venne condotta al monastero delle Domenicane della Beata Vergine fondato dagli stessi genitori sull’Isola delle Lepri (oggi Isola Margherita, nell’odierna Budapest): qui, nel 1261, vestirà il velo. Margherita è nota per il suo amore per la povertà, la sua dedizione alla preghiera, la sua particolare devozione alla Passione di Cristo e all’Eucaristia. Passerà alla storia come una delle più grandi mistiche della terra ungherese.

Ma santa Margherita d’Ungheria è soltanto una delle tante nobili aureole, definiamole pur così, che la storia ha conosciuto: scorrendo le pagine delle biografie di nobildonne e cavalieri impavidi, re e regine, principesse e principi, vi si trova, non di rado, una sorta di leitmotiv: molte corone reali sono andate ad intrecciarsi a un’altra corona, più lucente, più regale, quella del Re dei re: la corona di Cristo crocifisso e risorto, quella fatta di spine, posta sul Suo capo, e che da segno di sofferenza sulla croce è divenuto serto regale e vincitore su ogni forza.

Per non allontanarsi dalla terra ungherese e rimanendo nella famiglia regale della citata Margherita, si potrebbe annoverare, fra le nobili aureole, sua zia, santa Elisabetta d’Ungheria, figlia del re Andrea II d’Ungheria e di Gertrude di Merania. Stirpe regale sia per ramo paterno che materno: mamma Gertrude, infatti, era discendente di Carlo Magno, incoronato primo imperatore del Sacro Romano Impero dal pontefice in persona, Leone III, nel Natale dell’800. Tanti i temi che questa figura ispira. Elisabetta d’Ungheria e i palazzi a cui si sente estranea, desiderosa invece di abitare in altra dimora, «la tenda del Signore»; Elisabetta e la sua vocazione francescana; Elisabetta che - come ce la descrive il Martirologio Romano - «ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni».

Le pagine di storia annoverano dunque regnanti che sono divenuti poi santi, re e regine che nella vita hanno preferito il Regno di Dio al potere terreno. Una storia affascinante che giunge fino ai giorni nostri. Basterebbe pensare al re Baldovino del Belgio (1930-1993), di cui è in corso il processo per elevarlo alla gloria degli altari. Il re belga - va ricordato - si rifiutò, nel 1990, di firmare la legge che legalizzava l’aborto già approvata dal Parlamento. Inoltre, un santo come Giovanni Paolo II fu a definirlo - nel ricordo del decennale della sua morte - come alta figura «umana, morale e spirituale», elogiando «la sua vita di servizio, radicata in una profonda relazione con Dio e fondata sui valori essenziali».

Lo sguardo estero si amplia, conducendo le lancette dell’orologio assai indietro nel tempo, fino ad arrivare al XIV secolo, in cui spicca la figura di santa Edvige di Polonia, che è stata, nel 1397, la fondatrice della prima facoltà di teologia polacca. Santa Edvige, per il Martirologio Romano, «seminò insieme al marito la fede cattolica in Lituania». Il marito Ladislao II Jagellone, granduca di Lituania, si era impegnato con i nobili polacchi a ricevere il Battesimo insieme al suo popolo.

Ma torniamo all’Ungheria, terra di grandi corone, di lucenti aureole: fra tutte, ricordiamo quella di san Ladislao I, nato nel 1031. Un uomo, un re che non amava certo gli sfarzi della corte, tanto che preferiva mangiare semplici legumi e bere acqua; pur immerso nelle sue giornate nella preghiera, non dimenticava mai i suoi doveri di Stato che affrontava con giudizio e carità.

Spostiamo ora tutto, lancette del tempo e posizione geografica: troviamo un’aureola coronata in Edgardo I d'Inghilterra, divenuto re degli inglesi nel 959. Dalla sua incoronazione il regno ha vissuto un particolare momento di pace e prosperità. Viene ricordato, infatti, come Edgardo I il Pacifico.

Pensando a questo curioso intreccio di corone e aureole, e guardando geograficamente al solo nostro Belpaese, diviene quasi naturale inoltrarsi nelle pagine di due importanti case reali, che hanno segnato profondamente la storia italiana: casa Savoia e casa Borbone, due famiglie che nel loro registro di beati e santi annoverano non pochi nomi. Iniziamo questo viaggio sfogliando le pagine del poderoso registro di casa savoiarda: il beato Umberto III, conte di Savoia (1136-1188), che conobbe subito dopo la morte una grande venerazione da parte dei fedeli; fu proclamato beato da papa Gregorio XVI. Anche il nipote di Umberto III, Bonifacio, monaco certosino e poi arcivescovo di Canterbury, è nel registro dei beati. Vi è, poi, la beata Margherita di Savoia (1390-1464), che dopo esser rimasta vedova del marchese di Monferrato, Teodoro II Paleologo, si ritirò nel palazzo di Alba, vicino Torino, per svolgere prevalentemente opere di carità; terziaria domenicana, la beata Margherita (da non confondersi con l'omonima regina d'Italia vissuta cinque secoli dopo) fondò addirittura una congregazione (prima di terziarie e poi di monache), istituendo anche il monastero di Santa Maria Maddalena in Alba (nella chiesa annessa riposa il suo corpo incorrotto). Queste, solo alcune figure di santità di casa Savoia.

E a far da “cerniera” tra una casata e l’altra ci pensa la regina Maria Cristina di Savoia (1812-1836), sposa di Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, proclamata beata di recente, nel 2014. Ferma contro le idee liberali e risorgimentali che cominciavano a prender piede nella penisola italiana, era donna profondamente religiosa (leggeva quotidianamente la Bibbia e l’Imitazione di Cristo). Presenza costante vicina al popolo, cercava di aiutare chiunque fosse in difficoltà.

Dei Borbone, una figura - in particolare - è necessario ricordare: Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie, per il quale la Conferenza episcopale campana, nel dicembre 2020, ha concesso il nulla osta per l'avvio della causa di beatificazione. Attualmente è “servo di Dio”. Era un uomo di profonda religiosità e caritatevole verso tutti. Aveva una profonda devozione per l’Eucaristia e mai si fece ritrarre con la corona in testa perché come egli stesso affermerà: «Cristo è il Re e la Vergine Immacolata è la Sovrana che regnano sulle Due Sicilie; e io sono soltanto il loro umile servitore».