Concistoro straordinario, il sacro collegio torna a riunirsi
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Ad anticiparlo è il National Catholic Register: Leone XIV ha intenzione di incontrare tutti i cardinali a gennaio. Rare occasioni dopo il precedente del 2014 dominato dalla "proposta Kasper", e un'esigenza emersa nell'affollato pre-conclave dove troppi porporati si conoscevano troppo poco.
La Segreteria di Stato vaticana ha inviato una breve comunicazione a tutti i porporati, elettori e non, per informarli che «Il Santo Padre Leone XIV ha in mente di convocare un Concistoro straordinario per i giorni 7 e 8 gennaio 2026». Nulla di ufficiale per ora dalla Santa Sede, ma a darne notizia venerdì scorso, 7 novembre, sul National Catholic Register è stato Edward Pentin. La Sala Stampa vaticana non ne ha ha ancora «confermato l’esistenza», ha risposto al National Catholic Register il direttore Matteo Bruni, interrogato in proposito, e non pensava che l’evento venisse annunciato «con così tanto anticipo».
Sgomberando il campo da facili equivoci alla parola «concistoro», non è in vista la creazione di nuovi cardinali. Non è nemmeno da escludere, ma se avvenisse si tratterebbe di un altro tipo di evento. Un concistoro straordinario, come quello che dovrebbe svolgersi a gennaio, «si celebra quando lo suggeriscono peculiari necessità della Chiesa o la trattazione di questioni particolarmente gravi» per le quali «vengono convocati tutti i cardinali», stabilisce il Codice di Diritto Canonico (can 353 §3). E si svolge a porte chiuse e telecamere spente. Differente e più frequente il concistoro ordinario (can. 353 §2) nel quale «vengono convocati tutti i cardinali, almeno quelli che si trovano nell’Urbe, per essere consultati su qualche questione grave, che tuttavia si verifica più comunemente, o per compiere determinati atti della massima solennità» e in quest’ultimo caso il concistoro ordinario «può essere pubblico» (can. 353 §4). Per esempio, per il voto sulle cause di canonizzazione o – com’è a tutti noto – per la creazione di nuovi cardinali.
L’ultimo precedente significativo (e discusso) è il concistoro straordinario del 20-21 febbraio 2014, in vista dei due sinodi sulla famiglia, tenuto da papa Francesco in concomitanza con quello ordinario in cui assegnò le prime porpore del suo pontificato. Quello del 2014 passò alla storia come il concistoro della “proposta Kasper” circa la ricezione dei sacramenti da parte dei divorziati risposati, registrando tra le voci critiche anche quelle, dei cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e Gerhard Ludwig Müller, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, autori del volume Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica (Cantagalli, Siena 2014).
Dopo otto anni Francesco tenne di nuovo un concistoro straordinario il 29-30 agosto 2022 (e sempre in concomitanza con quello ordinario per la creazione di nuovi cardinali) per presentare la costituzione apostolica Praedicate Evangelium sulla riforma della Curia romana. Da discutere c’era poco, essendo il documento già pronto e promulgato il 19 marzo precedente. In precedenza Benedetto XVI era solito riunire informalmente i porporati alla vigilia delle nuove creazioni cardinalizie. Durante il pontificato bergogliano il rapporto col sacro collegio passò invece soprattutto per il Consiglio dei Cardinali, formalmente istituito col chirografo del 28 settembre 2013, i cui membri furono dapprima otto, poi nove, e annoverando in totale (tra fuoriuscite e cooptazioni) quindici membri del collegio cardinalizio in dodici anni. Per tutti gli altri le occasioni di incontro furono rare al punto che l’ultimo conclave ha radunato un numero di elettori mai visto in precedenza (ben 133) molti dei quali, tuttavia, si conoscevano ben poco.
Non è ancora dato sapere quali saranno le «peculiari necessità della Chiesa» o le «questioni particolarmente gravi» di cui il sacro collegio discuterà con Leone XIV, ma «a tempo debito», aggiunge il testo anticipato da Pentin, «il decano del Collegio Cardinalizio invierà a Vostra Eminenza la relativa lettera con ulteriori dettagli». Una decisione che in qualche misura ha avuto un prologo il 10 maggio, quando, l’appena eletto Leone XIV incontrando il sacro collegio all’inizio del pontificato (come da consuetudine), dedicò la seconda parte – «l’esperienza che molti di voi avete chiesto» – a «una specie di condivisione con il collegio cardinalizio per poter sentire quali consigli, suggerimenti, proposte, cose molto concrete, di cui si è già parlato un po’ nei giorni prima del conclave». Se n'era parlato in particolare nella congregazione del 6 maggio, quando tra le questioni discusse dai porporati il resoconto della Sala Stampa menzionò «la necessità di rendere più significative le riunioni del collegio cardinalizio in occasione dei concistori». Tradotto: restituire ai cardinali maggiori occasioni di scambio tra loro e con il Sommo Pontefice, al quale – citando sempre il Diritto Canonico «prestano principalmente aiuto con attività collegiale».
Compito negli anni a venire di gran lunga preponderante rispetto al ruolo più noto e solenne ma più raro svolto in conclave: con un Papa appena eletto e relativamente giovane, saranno in pochi a tornare in Sistina per eleggere il successore, ma molti a potergli dare consiglio nel corso di un prevedibilmente lungo pontificato.
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