Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Bonifacio a cura di Ermes Dovico
GEERT WILDERS

Cade il governo in Olanda. Sempre per colpa dell'immigrazione

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il governo olandese, una delle compagini politiche più fragili d’Europa, si è sciolto ieri, a causa del ritiro del sostengo del Pvv, il Partito per la Libertà di Geert Wilders. La causa? Nemmeno chiederlo: l'immigrazione. Ormai è l'unica causa politica.

Editoriali 04_06_2025
Geert Wilders (La Presse)

Il governo olandese, una delle compagini politiche più fragili d’Europa, si è sciolto ieri, a causa del ritiro del sostengo del Pvv, il Partito per la Libertà di Geert Wilders, attualmente la formazione politica più votata dagli olandesi. Il motivo è sempre quello, facilissimo da indovinare: l’immigrazione.

Geert Wilders deve il suo successo al fallimento del multiculturalismo. La sua scissione dal Partito Liberale risale al periodo del terrorismo di Al Qaeda in Europa e all’assassinio del regista Theo Van Gogh, accusato di blasfemia per il suo cortometraggio Submission del 2004 (con lui era stata condannata a morte anche Ayaan Hirsi Alì, immigrata somala, poi trasferita negli Usa perché in Olanda non era abbastanza protetta). In questo clima di crescente impotenza, la causa anti-islamizzazione è stata impugnata dal Pvv di Geert Wilders, fondato nel 2006, due anni dopo l’uccisione di Van Gogh.

Per diventare forza di governo, Geert Wilders aveva rinunciato ai suoi programmi più massimalisti e potenzialmente anti-costituzionali, come il divieto del Corano, la chiusura delle moschee e il divieto di immigrazione per gli islamici. Ma è rimasta la sua caratteristica forte lotta contro l’immigrazione illegale (quasi tutta musulmana). Così ha vinto le elezioni del novembre 2023, divenendo il primo partito, in un momento in cui l’immigrazione è al centro dei pensieri degli elettori, di qua e di là dell’Atlantico. Non potendo governare da solo, è riuscito a formare una coalizione di maggioranza solo dopo sette mesi di trattative, mettendo assieme al Pvv anche un’altra formazione di centrodestra liberale, il Vvd, il nuovo partito degli agricoltori (nato dalla protesta contro le politiche Green) e il partito centrista Nuovo Contratto Sociale. A capo del governo è stato selezionato un funzionario non politico, un tecnico diremmo in Italia: Dick Schoof, funzionario con una carriera nell’immigrazione, nell’antiterrorismo e nell’intelligence, dunque l’uomo giusto per affrontare il problema.

Tuttavia, in 11 mesi di governo, Wilders non ha potuto implementare le sue promesse sull’integrazione, soprattutto per il freno posto dagli alleati, preoccupati dalle conseguenze legali delle richieste del Pvv. Dopo che è stato respinto dagli alleati un programma in 10 punti in cui si chiedeva, fra le altre cose, lo stop alla costruzione di nuovi centri di accoglienza, una stretta sui richiedenti asilo e sui ricongiungimenti famigliari, Wilders è uscito dalla maggioranza. Schoof ha rassegnato le dimissioni il giorno stesso. Si rifaranno le elezioni il prima possibile, probabilmente questo autunno.

Al di là del caso specifico olandese, l’immigrazione determina vittorie e sconfitte dei partiti in tutte le democrazie occidentali. Negli Usa, Trump non ha vinto due volte solo sulla promessa di cacciare gli immigrati illegali, ma quasi. Di sicuro ha pesato la mala gestione del confine meridionale da parte dell’amministrazione Biden, con il record di 11 milioni di immigrati illegali entrati negli Usa. L’opposizione dei Democratici, da quando ha vinto per la seconda volta, è letteralmente annichilita. Ma l’unico tema su cui sta dando veramente battaglia, soprattutto ricorrendo a cause in tribunale, è: l’immigrazione.

In Germania, il partito di destra AfD ha preso quota sull’onda della sua protesta contro l’islamizzazione e l’immigrazione illegale, esplosa soprattutto nell’era Merkel. Ma quest’anno è stato etichettato dai servizi tedeschi come “organizzazione estremista” e lo stigma resta, anche se i servizi stessi hanno fatto una parziale marcia indietro. Il motivo dello scandalo non è il notorio buon rapporto dell’AfD con la Russia (altrimenti anche il partito di sinistra Bsw dovrebbe essere etichettato allo stesso modo), ma il suo programma di re-migrazione, con cui promette di rimandare in patria gli immigrati illegali e anche quelli regolari che hanno dimostrato di non volersi integrare nella società tedesca. Quindi, sempre e solo l’immigrazione fa la differenza.

In Francia, Marine Le Pen ha preso pubblicamente le distanze dal padre, fondatore del lepenismo (populismo di destra, con sfumature neofasciste). Ma la figlia resta nel mirino delle istituzioni francesi, il “blocco repubblicano” è strutturato apposta per impedire al Rn, il suo partito, di vincere il secondo turno in tutte le elezioni ed ora è anche ufficialmente esclusa dalla candidatura a seguito di una condanna di primo grado. Perché? Soprattutto perché è contro l’immigrazione illegale e la doppia cittadinanza.

In Italia? La battaglia più dura dell’opposizione di sinistra, con cause dopo cause che annullano i provvedimenti del governo Meloni, è sempre sull’immigrazione. Inutile ricordare quante volte gli immigrati illegali, mandati nei centri in Albania, sono stati riportati indietro per ordine di un giudice.

Uno storico del futuro ricorderà questo periodo dell’Occidente come l’era dell’immigrazione. Contro l’ingresso illegale, i partiti di destra vincono le elezioni. Ma l’opposizione, spesso appoggiata dai giudici, impedisce loro di governare, difendendo l’immigrazione, anche illegale. Sempre lo storico del futuro rimarrà incredulo nel vedere che il sistema, giudiziario e istituzionale, si batte contro il rispetto della legge, contro il rispetto delle proprie frontiere. E non saprà spiegarselo.

Nel presente, è ormai anche difficile spiegare la causa di questa ossessione della sinistra (ma anche di parte della destra moderata) per l'immigrazione. Le spiegazioni sono tante e incoerenti: i "migranti" sono giovani e prolifici e sostituiscono una popolazione invecchiata, però sono incoraggiati da forze di sinistra che hanno sempre predicato la denatalità per sostenere il benessere.  I "migranti" ci pagheranno le pensioni, dunque sosterranno il welfare (ma se non c'è lavoro nemmeno per gli autoctoni...). I "migranti" contribuiscono alla diversità, dunque sono considerati positivi, a prescindere, per il pluralismo della nostra società e nessuno cambia idea nemmeno dopo il fallimento manifesto del multiculturalismo. I "migranti" devono essere accolti, tutti, indistintamente, e l'accoglienza è diventata la prima virtù delle società democratiche, ma anche la prima fonte di reddito (legale e non) di una vera industria dell'accoglienza. I "migranti" sono il nuovo esercito industriale di riserva, dopo che la sinistra non riesce più a rivolgersi ai "proletari" (che nel frattempo sono diventati piccolo borghesi). I "migranti" vengono chiamati così e non semplicemente "immigrati" perché le genti "migrano e hanno sempre migrato" dunque le frontiere non devono esistere, nel nome di questo passato d'oro di nomadismo che non c'è mai stato e quando pure c'era era un passato di sofferenze e guerre.