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FINE VITA

Biotestamento, la legge che trasforma il medico in boia

Massima priorità alla legge sulle Dat, il cosiddetto biotestamento. Ora è inserito al primo punto del calendario dei lavori in Senato. Conferenza stampa di Gandolfini: "Il Pd avalla l'istigazione al suicidio", con questa legge, che non prevede obiezione di coscienza, potremo avere tanti Charlie Gard. 

Vita e bioetica 06_12_2017
Eutanasia

Si ammaina la bandiera dello ius soli e si dà massima priorità il bio testamento. È questo l’esito della riunione dei capigruppo del Senato, che ha inserito al primo punto del calendario dei lavori dell’Aula l’esame del ddl sul fine vita e ha lasciato all’ultimo quello sulla riforma della cittadinanza per gli immigrati.

Non avendo alcun reale risultato da portare in campagna elettorale il Partito Democratico ha deciso di puntare questo fine legislatura su una legge ideologica che strizza l’occhio all’elettorato della sua sinistra, nel tentativo di riattrarre anche quell’insieme di sigle che ora guardano al presidente del Senato Grasso. La decisione è stata semplice tra i due cavalli di battaglia della sinistra radicale, sullo ius soli mancano i numeri, sulle Dat (Dichiarazioni anticipate di Trattamento) possono invece contare sul sostegno dei Cinque Stelle, allineati alle stesse sensibilità “democratiche” per quanto riguarda i temi bioetici.

La discussione generale del ddl è iniziata già ieri pomeriggio e tutti i lavori prima della pausa natalizia saranno dedicati a questo provvedimento, c’è quindi una possibilità concreta che la via italiana all’Eutanasia sia approvata entro il 2017. All’accelerazione voluta dal Pd risponde comunque un ampio fronte parlamentare che, proprio poche ore prima della decisione della capigruppo, ha risposto all’appello di Massimo Gandolfini, animando una conferenza stampa organizzata dal direttorio del Family day, durante la quale sono state motivate nel dettaglio le ragioni del “No” a questa legge. Il testo che si discute a Palazzo Madama apre infatti a forme di eutanasia omissiva perfino per quei pazienti stabilizzati che non sono in una fase terminale della malattia, condanna il medico ad essere il mero esecutore di volontà che egli può non condividere, ma soprattutto introduce il concetto che idratazione e alimentazione siano terapie come le altre che la struttura sanitaria deve interrompere immediatamente su richiesta del malato.

Massimo Gandolfini, che come neurochirurgo ed esperto nelle condizioni di “disturbo prolungato di coscienza” ha parlato anche a nome di migliaia di medici, ha detto che la legge disconosce completamente il giuramento di Ippocrate. In pratica sarà introdotta nell’ordinamento italiano una forma dolorosa di eutanasia passiva, ovvero la morte per fame e per sete. Il personale medico non potrà scegliere in scienza e coscienza e sarà rotto il rapporto di fiducia con il paziente. Inoltre, tutto questo sarà imposto, senza nemmeno prevedere l’obiezione di coscienza, a tutte le strutture di carattere religioso che saranno tenute a trovare medici e infermieri disposti a staccare il sondino nasogastrico.

“Il Pd avalla l’istigazione al suicidio”, ha aggiunto il leader del Family day,  “perché sfrutta la debolezza e la sofferenza invitando sostanzialmente il malato grave a scegliere l’opzione di mettere fine alla propria vita”. Gandolfini ha poi definito altrettanto “vergognosa” la strumentalizzazione delle parole del Papa contro l’accanimento terapeutico, adoperata dalla sinistra e in primis dal segretario del Pd Matteo Renzi per velocizzare l’iter della legge. Il leader del Family day ha fatto appello quindi alla coscienza dei parlamentari, sia laici sia cattolici, invitando questi ultimi a rileggere con onestà intellettuale le parole del Santo Padre che confermano la rigorosa condanna della Chiesa dell’accanimento terapeutico tanto quanto ad ogni deriva eutanasica a cui il ddl sulle Dat innegabilmente apre la strada anche in Italia. 

Alla conferenza erano presenti anche altri esponenti del Family day. Filippo Savarese responsabile delle campagne italiane di CitizenGo ha annunciato una campagna social rivolta ai medici italiani che potranno inviare una loro foto con l’hashtag #sonounmedicononunboia. Dopo gli interventi dei rappresentati del movimento della famgile hanno preso parola molti dei parlamentari intervenuti in Sala Nassiriya: Marco Centinaio, capogruppo Lega Nord al Senato; il deputato Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli; il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri; i parlamentari di Idea Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi; il senatore di energie per l’Italia Maurizio Sacconi e il senatore Gian Luigi Gigli di Democrazia solidale. Quagliariello ha detto che il centro destra deve decidere fin da ora quali modifiche portare a questa legge nel caso di vittoria alle prossime elezioni politiche. Rampelli ha invitato la sinistra a giocare a carte scoperte per far comprendere agli italiani che si sta aprendo un pertugio che porta all’eutanasia, l’esponete di Fdi ha inoltre sottolineato che il valore altamente simbolico nel chiudere questa legislatura con una legge mortifera anziché con un investimento serio in favore della vita e della famiglia. Gasparri ha detto che Forza Italia lascerà libertà di coscienza, ma ha assicurato che il gruppo farà un'opposizione durissima al provvedimento. E sui rischi per la professione medica è tornato l’onorevole Gigli, neurologo, presidente del Movimento per la vita e unico senatore presente alla conferenza ad appartenere ad un gruppo che appoggia la maggioranza di governo.

“Aberranti dal punto di vista clinico”, così Gigli ha parlato delle possibili ripercussioni che questa legge potrebbe avere nelle corsie di una qualsiasi pronto soccorso. Un medico che intuba e salva un paziente che ha chiesto di non essere rianimato rischia di essere denunciato per aver disatteso le Dat, ovviamente se la rianimazione ha esiti invalidanti il paziente potrà anche pretendere un grosso risarcimento.

Infine Eugenia Roccella ha sollevato la questione dei minori, sottolineando che con questa legge "Potremmo avere anche in Italia casi come quello di Charlie Gard”.