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DDL Zan

Anche le femministe criticano il Ddl Zan

Molte sigle femministe sottoscrivono un appello contro il Ddl Zan: «Il ‘genere’ in sostituzione del ‘sesso’ diviene il luogo in cui tutto ciò che è dedicato alle donne può essere occupato dagli uomini».

Gender Watch 13_04_2021

Pubblichiamo un comunicato stampa firmato da molte sigle dell’associazionismo femminista, comunicato che critica il Ddl Zan. Al netto dei soliti toni femministi e della proposta di emendare il Ddl Zan – questo testo unico invece deve essere semplicemente eliminato – il comunicato esprime con efficacia alcune criticità presenti nel disegno di legge.

«Uomini e donne omosessuali e transessuali devono ottenere rispetto e protezione dalla legge. Noi sosteniamo questa richiesta. Ma la formula ‘identità di genere‘, al centro del ddl Zan, ha un grave impatto sulla vita delle donne. Anche includere le donne tra le minoranze da tutelare è un errore inaccettabile: non siamo una sfumatura dell’arcobaleno Lgbt, siamo la maggioranza del Paese.

Il tempo per correggere il ddl c’è, non accettiamo il prendere o lasciare né la liquidazione del nostro pensiero come omofobico. Noi femministe prendiamo atto di essere riuscite a fare emergere che l’espressione ‘identità di genere’ non è ammissibile, come dimostra anche la richiesta del Comitato per la Legislazione avanzata alla Commissione Giustizia della Camera (e ignorata). Ci aspettiamo ora che la discussione al Senato vada nella direzione da noi indicata: sostituire il concetto di ‘identità di genere’ con un più limpido e inequivoco ‘transessualità'.

Le donne sono la maggior parte dell’umanità, non una delle minoranze del mondo Lgbtq+: questa è la prospettiva minoritaria transfemminista, non quella femminista. Pensare le donne come sfumatura dell’arcobaleno Lgbtq+ non è accettabile e produce un pericoloso disordine simbolico. La lotta alla misoginia necessita di un percorso assolutamente diverso. Per queste ragioni continueremo a chiedere che questa proposta di legge, pericolosa per le donne, venga emendata in sede di dibattito parlamentare come da noi richiesto. Diversamente non sosterremo in alcun modo questa legge.

In tutto il mondo l’’identità di genere’ viene oggi brandita come un’arma contro le donne. Non è più il luogo in cui il sesso si coniuga con tutte le determinazioni sociali e storiche, è oggi il luogo in cui si vuole che la realtà dei corpi -in particolare quella dei corpi femminili- venga fatta sparire. È la premessa all’autodeterminazione senza vincoli nella scelta del genere a cui si intende appartenere, è l’essere donna a disposizione di tutti. È il luogo in cui le donne nate donne devono chiamarsi ‘gente che mestrua’ o ‘persone con cervice’ perché nominarsi donne è trans-escludente.

È la ragione per la quale chi dice che una donna è un adulto umano di sesso femminile viene violentemente messa tacere, come è capitato a molte femministe: da Germaine Greer a Sylvane Agacinski, Julie Bindel, Chimamanda Ngozi Adichie e ora anche a J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, perseguitata per essersi detta donna e aver rifiutato la definizione di ‘persona che mestrua’. È la ragione per cui oggi ci viene un messaggio forte e chiaro di questa confusione di corpi e di linguaggi dietro una indefinita etichetta di ‘genere’. In California 261 detenuti che ‘si identificano’ come donne chiedono il trasferimento in carceri femminili. Il ‘genere’ in sostituzione del ‘sesso’ diviene quindi il luogo in cui tutto ciò che è dedicato alle donne può essere occupato dagli uomini che si identificano in ‘donne’ o che dicono di percepirsi ‘donne’: dagli spazi fisici, alle quote politiche destinate alle donne; dai fondi destinati alla tutela delle donne contro la violenza maschile, alle azioni positive, alle leggi, al welfare per le donne. In questo sparirebbe, furbescamente e in un solo colpo, il divario di potere tra i sessi, il gender gap, la violenza maschile e tutto il resto ed avremmo una società che improvvisamente si trova ad aver superato la disparità storica e sociale tra uomini e donne.

Udi Nazionale, Udi Napoli, Collettivo Luna Rossa, Associazione Freedomina, Associazione TerradiLei-napoli, Arcidonna, Associazione Salute Donna, RadFem Italia, In Radice- per l’Inviolabilità del corpo femminile,Se Non Ora Quando Genova, I-Dee, Associazione Donne Insieme, Arcilesbica, Arcilesbica Magdalen Berns, Associazione Trame, Catena Rosa, Ide&Azioni Associate. Hanno sottoscritto la nota molte attiviste della società civile».