Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
SINISTRA E ALLUVIONE

Alluvione e colpe politiche, parte lo scaricabarile

Ascolta la versione audio dell'articolo

Con un governo regionale di centrodestra, anziché di sinistra, ci sarebbe stata una catastrofe molto più devastante di quella che sta interessando l’Emilia Romagna? È uno dei ragionamenti, da scaricabarile, che la sinistra emiliana sta esprimendo per sminuire le colpe del governatore Bonaccini. 

Politica 20_05_2023
Bonaccini e Piantedosi

Ogni volta che succedono disastri naturali come quello dell’Emilia Romagna si scatena lo scaricabarile tra istituzioni. Si assiste, cioè, al palleggio delle responsabilità tra enti locali e governo centrale, senza che il cittadino possa capire chi ha ragione e chi ha torto e quanto ci sia di incuria umana e quanto invece di tragica fatalità.

Indubbiamente ciò che sta accadendo in quella regione centrosettentrionale ha a che fare con le condizioni meteorologiche particolarmente inclementi delle ultime settimane. Tuttavia, stanno emergendo con il trascorrere delle ore evidenti colpe di chi ha gestito la Regione negli ultimi dieci-quindici anni, rinunciando a promuovere azioni preventive, finalizzate a frenare il degrado del territorio.

Fin qui non ci sarebbe nulla di nuovo, perché molti studi della protezione civile e di altri enti hanno evidenziato come la quasi totalità del nostro territorio nazionale sia a rischio idrogeologico e necessiti di interventi drastici e tempestivi per scongiurare il rischio di allagamenti, frane, smottamenti, alluvioni e altri eventi naturali.

Ma questa volta le cose stanno un po' diversamente perché non solo i politici locali non ammettono minimamente di aver trascurato il governo del territorio e la sua messa in sicurezza, ma c’è addirittura lo scaricabarile con il governo nazionale, che però è in carica solo da sei mesi e non può certamente essere accusato di quanto sta accadendo in Emilia Romagna.

La verità l’ha probabilmente detta il Presidente di Legambiente, che ha attaccato duramente Stefano Bonaccini, governatore emiliano-romagnolo, imputandogli di aver creato le premesse per la tragedia di queste ore e di essere stato alquanto inopportuno nel paragonare l’alluvione di questi giorni al terremoto del 2012: “E’ l’ennesimo disastro annunciato da tempo, basta passerelle politiche”, ha detto il Presidente della più importante organizzazione ambientalista, lamentando le insufficienti tutele della sicurezza idraulica sul territorio regionale. “L’Emilia Romagna - tuona Legambiente - ha finora perso tempo, senza realizzare le misure necessarie all’adattamento alla crisi climatica. La retorica dell’amministrazione, che equipara l’evento alluvionale al terremoto in Emilia, è fuorviante. La città di Bologna e l’area del ravennate ad esempio sono state inserite tra le aree a rischio potenziale significativo nella Direttiva Alluvioni”. Secondo la più importante organizzazione ambientalista si tratta, quindi, di un disastro ampiamente prevedibile.

A livello nazionale, pare ci siano 8,4 miliardi di euro per la mitigazione del rischio idrogeologico mai utilizzati e fermi nelle casse statali dal 2018. Da quell’anno al Ministero dell’ambiente è fermo il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), che avrebbe potuto contribuire a fronteggiare emergenze come questa e a prevenirle. Sembrerebbe, quindi, che le risorse ci sono ma non vengono spese. Forse perché, come osserva amaramente il Ministro per la protezione civile Nello Musumeci, la prevenzione non porta voti e dunque viene normalmente trascurata da chi governa e da chi spera di prenderne il posto.

Il governo Meloni sta facendo quello che può, rinviando le scadenze fiscali, contributive e giudiziarie per le aziende e le persone colpite dall’alluvione in Emilia Romagna e varando aiuti per i lavoratori e le aziende, in particolare quelle agricole.

Ma c’è anche chi, nelle file del Pd, per difendere Bonaccini, prova ad azzardare che con un governo regionale di centrodestra anziché di sinistra ci sarebbe stata una vera e propria catastrofe, molto più devastante di quella che sta interessando in queste ore l’Emilia Romagna. Sono frasi figlie del peggiore populismo e qualunquismo, che ricordano quelle dell’ex premier Giuseppe Conte, dell’ex Ministro della salute, Roberto Speranza e dell’ex segretario Pierluigi Bersani durante il Covid: “Se al governo ci fosse stato il centrodestra avremmo avuto molti più morti, anzi avremmo avuto i cadaveri per strada”.

Ma sulla base di cosa si possono fare simili affermazioni? Senza dimenticare la crocifissione subita, sempre durante la pandemia, dal governatore lombardo, Attilio Fontana e dalla sua squadra, accusata delle peggiori inefficienze e nefandezze, quando invece si era capito che gli errori nella gestione dell’emergenza sanitaria erano stati commessi a livello centrale, a cominciare dal boicottaggio delle cure domiciliari. Ora la sinistra ci riprova a scaricare le responsabilità sugli altri, ma la verità è che quello che sta accadendo in Emilia Romagna disintegra anche il mito del buon governo di quella Regione evidenziandone storture e limiti. Se poi, come pare, la delega regionale alla protezione civile è stata per lungo tempo nelle mani dell’ex vice governatore Elly Schlein, allora si può proprio dire che il cerchio si chiude.