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Ora di dottrina / 189 – Il supplemento

Addolorata e Corredentrice, il mistero di Maria spiegato da Schuster

Il beato Alfredo Ildefonso Schuster ha scritto diversi testi su Maria quale Corredentrice, spiegando che questa verità è radicata nella Bibbia, nella liturgia e nella pietà popolare, espressa in devozioni come il Rosario e la Madonna dei Dolori.

Catechismo 21_12_2025

La recente Nota dottrinale Mater populi fidelis del Dicastero per la Dottrina della Fede su alcuni titoli mariani ha giustamente sollevato contestazioni e obiezioni. Ad aver maggiormente suscitato perplessità è il fatto che l’insegnamento e la pietà alla base dei due titoli di Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie non siano stati considerati con adeguata attenzione, con la conseguenza di arrivare ad affermare, del tutto scorrettamente, che si tratti di idee propugnate da «alcuni gruppi di riflessione mariana [...] che non presentano le stesse caratteristiche della devozione popolare ma che, in definitiva, propongono un determinato sviluppo dogmatico e si esprimono intensamente attraverso le piattaforme mediatiche, risvegliando, con frequenza, dubbi nei fedeli più semplici».

Negli articoli di questa e delle prossime domeniche vorremmo mostrare che la realtà è ben diversa: ciò che viene espresso nei due titoli mariani indicati è ampiamente radicato nella pietà popolare, commemorato nella liturgia e affermato dai santi, che ci restituiscono un quadro opposto a quanto espresso dal cardinale Víctor Manuel Fernández nella sua presentazione della Nota dottrinale, ossia quello di una dottrina solida, sicura, universalmente accolta.

Di particolare interesse al riguardo appaiono gli scritti del beato Alfredo Ildefonso Schuster, abate del Monastero di San Paolo fuori le Mura dal 1918 al 1929, quando venne scelto da Pio XI a succedere al cardinale Eugenio Tosi sulla cattedra di Sant’Ambrogio, rimanendo a guidare l’arcidiocesi di Milano fino alla sua morte, sopraggiunta il 30 agosto 1954. Tra le sue opere più significative, troviamo il Liber Sacramentorum, in nove volumi (più uno di aggiornamento), iniziato nel 1919 e destinato in prima battuta agli studenti della Pontificia Scuola Superiore di Musica Sacra e del Pontificio Istituto Orientale, dove il giovane Schuster insegnava, per presentare i tesori dell’anno liturgico. Ed è proprio in quest’opera destinata a degli studenti, poi resa accessibile ad un più ampio pubblico, che troviamo incastonate delle autentiche perle sul ruolo singolare di Maria nella Redenzione.

Schuster non discute posizioni teologiche di una certa corrente teologica, ma presenta in modo piano l’insegnamento sicuro della Chiesa, mostrando come la corredenzione mariana, che egli menziona esplicitamente, sia radicata nelle Scritture, lette e comprese secondo la mens della Chiesa. Per due volte, presentando rispettivamente le Messe della Visitazione e della Vigilia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, egli mostra l’armonia del piano divino della creazione dell’uomo e della donna e della sua riparazione, recuperando dai Padri della Chiesa il parallelo tra Adamo-Eva e Cristo-Maria: «Maria Santissima nella legge di grazia si sostituisce ad Eva» (Liber Sacramentorum, vol. VII, Marietti, 1930, p. 326). Ancora più esplicito è il secondo riferimento; commentando l’orazione sulle oblate, Schuster presenta l’ufficio di Maria come nostra avvocata quale conseguenza della sua corredenzione: «Maria anche in cielo esercita l’ufficio di avvocata nostra, quello che Gesù le affidò sul Calvario; e questo, affinché la redenzione ripari in tutto, anzi sia assai più sovrabbondante, che non la rovina. Ad Adamo ed Eva, peccatori e scaturigine della nostra originale colpa in terra, Dio ha contrapposto Cristo e Maria, il Redentore e la Corredentrice del genere umano» (Ibi, vol. VIII, 1931, p. 182).

Il riferimento alla lettura tipologica delle Scritture continua con la presentazione di Maria quale nuova Giuditta. L’occasione è il commento alla festa dei Sette Dolori della B. V. Maria, che, prima della riforma liturgica, cadeva il Venerdì della Settimana di Passione, antecedente la Settimana Santa, differenziandosi dalla Festa del 15 settembre. La lettura tratta dal Libro di Giuditta (13, 22-25), spiega il cardinale Schuster, «s’adatta egregiamente a celebrare le glorie della “Corredentrice” del genere umano, la quale, a salvare il mondo dall’ultima rovina, non risparmiò se stessa né l’Unigenito Figliuol suo, ma con una perfetta conformità al volere del Divin Padre, anch’ella, sua Madre Immacolata, l’offrì in sacrificio sull’altare della croce» (Ibi, vol. VII, p. 90). Questo testo è di grande importanza; anzitutto perché mette in risalto la cooperazione attiva e immediata di Maria alla Redenzione nell’offerta di se stessa e del proprio Figlio per la salvezza degli uomini; in secondo luogo, perché viene sottolineato il profondo legame tra la Madonna corredentrice e i Dolori della SS. Vergine. Una delle obiezioni prevalenti è infatti che l’idea di una “corredenzione mariana” sarebbe stata introdotta solo di recente e non sarebbe particolarmente affermata nella devozione popolare. Il beato Ildefonso Schuster mostra invece correttamente che la corredenzione si presenta nella devozione popolare sotto le vesti dei Dolori di Maria Santissima: l’Addolorata e la Corredentrice esprimono la stessa partecipazione di Maria alla nostra Redenzione, rispettivamente nell’ambito della devozione popolare e in quello della riflessione teologica.

La stessa relazione tra i Dolori di Maria e la sua corredenzione si ritrova in un passaggio dell’ultima pubblicazione di Schuster, L’Evangelo di Nostra Donna (1954), in cui presenta la profezia del vegliardo Simeone: «L’annoso Veggente già discerne da lungi la Croce piantata sul Calvario, e scorge ai suoi piedi Maria corredentrice col cuore trapassato dalla spada» (p. 67). Questo legame permette di comprendere come sia proprio il sensus fidei ad aver accolto ed espresso da tempo la verità che la Madonna non è semplicemente una destinataria della Redenzione, che ella non stava sotto la croce per ricevere per sé la salvezza, ma partecipava all’immolazione del suo Figlio, offrendo il suo indicibile, seppur incruento, dolore, per la salvezza di tutti gli uomini, nella purezza del suo Cuore immacolato e con i meriti che scaturivano dalla sua pienezza di grazia, nella perfetta adesione alla volontà del Padre e del suo divin Figlio.

Un’altra connessione significativa con la devozione popolare è espressa da Schuster nel suo commento alla Festa della Madonna del Rosario, il 7 ottobre; l’incessante supplica che i Latini, con la preghiera del Santo Rosario, e i Bizantini, con l’inno Akathistos, elevano da secoli a Maria Santissima, confidando nella sua potente e universale mediazione, si fonda sul fatto che ella esercita sugli uomini un ufficio realmente materno, perché ella li ha generati nel dolore sotto la croce. Queste due devozioni, così diffuse e radicate, sgorgano «da un’identica fede e da un medesimo amore, che la Chiesa universale nutre per Colei che è la Madre di Dio e degli uomini, corredentrice del genere umano» (Liber Sacramentorum, vol. IX, 1932, p. 21).

Alla base del ricorso del popolo di Dio a Maria Santissima c’è l’implicita consapevolezza del suo ruolo di mediatrice universale: ella ha partecipato con Cristo e in Lui all’acquisto di tutte quelle grazie che può così dispensare ai suoi figli. Diversamente, quella maternità che il popolo cristiano confessa apertamente e a cui ricorre incessantemente sarebbe solo una pallida metafora, senza il fondamento di una effettiva generazione e di un’assistenza efficace. Schuster mostra come Maria non sfugga alla pena comminata ad Eva nel generare i propri figli, da cui era stata invece esentata per la generazione di Cristo; quella pena «ha ora la sua realizzazione in un senso assai più ampio in Maria Santissima, che nel suo acerbo martirio ai piedi della Croce del Figlio, ci rigenera a Dio e diviene così la Madre degli uomini» (Ibi, vol. VII, p. 93).

Schuster mostra che anche la regalità della Beata Vergine, così cara al popolo fedele e riconosciuta apertamente dalla liturgia della Chiesa, è ancorata alla realtà della corredenzione. Nel commento alla Festa della Beata Vergine del Monte Carmelo (16 luglio), afferma: «Maria è la regina del mondo, perché è corredentrice del genere umano insieme con Gesù e per Gesù, al quale dal Padre fu conferita dopo la sua risurrezione “omnis potestas in cælo et in terra”». Ella condivide con Cristo e per Cristo la regalità, precisamente perché ha condiviso con Lui e per Lui l’opera della Redenzione; come nella lotta, così nel trionfo.



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