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DON TOMMASO MASTRANDREA

Addio a Zio Giò, il genio dietro a Il Giornalino

Si è spento a Bari don Tommaso Mastrandrea, per anni e anni il suo nome è stato tutt’uno con un settimanale mitico, Il Giornalino, di cui divenne direttore “per una vita”. Cervello e anima di una pubblicazione che ha dato spazio ai migliori talenti del fumetto, la sua missione era: portare Cristo oggi con i mezzi di oggi

Cultura 26_01_2021
Il Giornalino (un numero del 1978)

Domenica 24 gennaio, quattro giorni prima del suo 79° compleanno, si è spento Bari don Tommaso Mastrandrea. Era nato il 28 gennaio 1942 a Grumo Appula, in provincia del capoluogo pugliese. Sacerdote dal 1968, per anni e anni il suo nome è stato tutt’uno con un settimanale mitico, Il Giornalino, di cui coordinò la redazione romana dal 1969 e poi divenne direttore “per una vita” dal 1976 al 1999. Per i suoi lettori era «Zio Giò», il nomignolo con cui firmava la rubrica della posta.

La maggior parte dei giovani, il pubblico a cui Il Giornalino si è sempre rivolto, nemmeno sa cosa Il Giornalino sia. Se non suona troppo matusa aggiungo che non sanno cosa si perdono. Il Giornalino era il periodico pensato e voluto per i lettori più acerbi proprio con la grande ambizione di contribuire alla loro maturazione. Mai, per carità, per strafare più e meglio della famiglia, dell’oratorio e della scuola: piuttosto accanto a esse, con discrezione ma convinzione. Il Giornalino è nato nel 1924 dalle Edizioni San Paolo quando l’antenato delle Edizioni Paoline stava ad Alba, in provincia di Cuneo. Ogni tanto su qualche bancarella si trovano ancora i libri di quella ricca stagione culturale. Oggi che la cultura è diversamente intelligente Il Giornalino resiste, il più longevo periodico dei paolini.

Non ha mai proposto tanto: ha sempre proposto molto, persino i fumetti, cresciuti progressivamente di mole nella paginazione. Quando don Mastrandrea ne assunse la direzione erano anni bui. L’anno dopo si è fissato nella memoria collettiva con il titolo ferale del film del 1981 della regista tedesca Margarethe von Trotta, Anni di piombo. Persino i fumetti diventarono sardonici e irriverenti, contestatori e sovversivi. Si pensi a uno dei personaggi che proprio su Il Giornalino aveva trovato casa a puntate, Asterix, in un grandioso calco di quel che da anni avveniva sul periodico francese che lo vide nascere nel 1959, Pilote. Nel 1978 ne uscì a Vienna un’edizione clandestina, un pastiche di tavole già edite che facevano del piccolo guerriero gallico dalla forza prodigiosa un antagonista: Asterix und das Atomkraftwerk. Gli autori vi misero di mezzo gli avvocati e oggi quell’introvabile fascicolo pirata è oggetto di studi seri.

Ebbene nemmeno in quella tempesta Il Giornalino naufragò, anzi. «Zio Giò» lo fece crescere, raffinandone l’offerta. A metà del decennio successivo superò le 240mila copie vendute. Ha ospitato belle prove della scuola franco-belga (nata anticomunista e cattolica), come il citato Asterix, Lucky Luke, i Puffi e certi classici d’Oltreoceano, dai Flintstones ai Jetsons, da Popeye a Yoghi e i Looney Tunes. Ha ridotto in nuvole parlanti romanzi grandiosi e persino I promessi sposi e la Divina commedia, ed è stato fucina di meraviglie italiane: da Osvaldo Cavandoli (1920-2007) de La Linea e Massimo Mattioli (1943-2019) di Pinky fino a Sergio Toppi (1932-2012), Dino Battaglia (1923-1983), Gianni De Luca (1927-1991) e numerosi altri, come Benito Jacovitti (1923-1997), Franco Caprioli (1912-1974) e l’inossidabile Alfredo Castelli. Celebri le storie spaghetti western di Larry Yuma e il tuffo persino nella cronaca del Commissario Spada. Esiste persino una sorta di passaggio di testimone che lega l’insuperabile Il Vittorioso dell’Azione Cattolica di Luigi Gedda (1902-2000) a Il Giornalino, per esempio perché molti autori transitarono dall’uno all’altro in cerca di praterie dove sfogare la propria insopprimibile energia creativa.

Di tutto questo il paolino don Mastrandrea è stato il motore e il cuore, il cervello e l’anima. Ma «Zio Giò» deve esser ricordato anche come sceneggiatore della Bibbia a fumetti, di È lui e de Il segreto dei quattro codici, albo, quest’ultimo, su vita e opera del venerabile don Giacomo Alberione (1884-1971), creatore della Famiglia paolina. C’è del resto molto del santo fondatore ne Il Giornalino. Il venerabile Giacomo aveva un chiodo fisso: portare Cristo oggi con i mezzi di oggi. E infatti creò le Edizioni Paoline come organizzazione cattolica di consacrati che fossero scrittori, tecnici e librai missionari nel nostro tempo.

Oggi Il Giornalino non è più quello di una volta? Forse. Ma non è colpa sua, e nemmeno dei suoi personaggi. È il mondo attorno che vuole colarsene a picco, e così, per realismo, i fumetti si muovono proprio malgrado su questa quinta. Già, perché anche l’immaginazione, persino i fumetti possono essere realisti. Basta per esempio riprendere in mano Paulus, uscito su Il Giornalino nel 1987 e oggi finalmente ricuperato e riproposto in albo di gran formato dalla NPE di Eboli (Salerno). Don Mastrandrea sceneggia da par suo la conversione del primo teologo della cristianità in un futuro ipergalattico dove la fede e il martirio diventano la ribellione santa al male assoluto con un superlativo Gianni De Luca alle matite. Sì, don Alberione aveva visto giusto: «cæli enarrant gloriam Dei» (Sal 19) e persino i fumetti possono annunziare la verità ultima delle cose, come sapeva don Tommaso Mastrandrea.