Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Spagna

Aborto, scontro Sánchez-Ayuso sui registri per obiettori

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Il governo Sánchez ricorre al Tribunale supremo contro la decisione della presidente della Comunità di Madrid che non intende istituire il registro per medici obiettori di coscienza. Per la Ayuso è «una lista nera» che serve a intimidire e fare pressioni sui contrari all’aborto.

Vita e bioetica 18_11_2025
Pedro Sánchez e Isabel Ayuso (foto ImagoEconomica)

In Spagna il clima dell’autunno 2025 è arroventato dallo scontro sull’aborto che contrappone il governo nazionale guidato dal socialista Pedro Sánchez e la presidente della Comunità di Madrid, Isabel Dίaz Ayuso, esponente del Partito Popolare. Il motivo del contendere riguarda l’istituzione del registro di medici obiettori di coscienza, prevista dalla Legge Organica 1/2023 e il cui relativo protocollo è stato approvato nel dicembre 2024 dal Consiglio interterritoriale del sistema sanitario nazionale. Secondo il governo Sánchez il fine di questo registro, da istituire in ciascuna delle comunità autonome spagnole (assimilabili alle nostre regioni), è quello di permettere agli ospedali pubblici di organizzare meglio l’accesso all’aborto. I dati del registro, dice l’esecutivo, sono riservati. Secondo la Ayuso, invece, questi elenchi sarebbero come liste di proscrizione, funzionali a fare pressioni. «Non ho intenzione di costringere un medico ad agire contro la sua coscienza o la sua libertà, e non ho intenzione di creare una lista nera», ha detto nelle settimane scorse.

Per il governo nazionale, il rifiuto della Comunità di Madrid «di rispettare la legge viola la libertà delle donne che vivono nella Comunità, generando una disparità di diritti rispetto ad altri territori, e protegge gli interessi delle cliniche private, alle quali viene indirizzato oltre il 99% degli interventi». Ieri, 17 novembre, l’esecutivo ha quindi annunciato di aver incaricato l’Avvocatura generale dello Stato di presentare un ricorso davanti al Tribunale Supremo per far rispettare la legge. Già il 14 ottobre, il Ministero della Salute aveva chiesto alle tre comunità che ancora non avevano provveduto a stilare il registro – Aragona, Isole Baleari e appunto Madrid – di ottemperare alla norma nazionale, concedendo un mese di tempo. Le comunità di Aragona e delle Baleari, anch’esse governate dal Partito Popolare, hanno prontamente comunicato di aver dato inizio alle procedure per creare gli elenchi di obiettori, diversamente da quella guidata dalla Ayuso che rimane ferma sul suo no. Domenica 16 novembre, a una convention dei giovani del suo partito, l’esponente del PP è tornata sull’argomento, affermando che il governo socialista intende «entrare nelle nostre teste» e violare la libertà di coscienza: «A cosa serve una lista nera di medici se non la si utilizza? A cosa serve? Bisogna difendere la libertà di pensiero, religiosa e di culto».

Una posizione che fa a pugni con l’estremismo del governo Sánchez, il quale addirittura vuole inserire in Costituzione il “diritto” all’aborto, nel solco della Francia di Macron, e nega la realtà della sindrome post-aborto e con essa il grido delle donne che cercano di guarirne (vedi l'esperienza di gruppi d'aiuto come la Vigna di Rachele). Questo estremismo non può evidentemente tollerare le idee della Ayuso, che peraltro non si può dire – come si spererebbe – al 100% pro vita. A fine 2022, in un’intervista pubblicata su Sette, il settimanale del venerdì del Corriere della Sera, la presidente della Comunità di Madrid affermava: «Non mi piace l’aborto. Ho sempre difeso le politiche a favore della vita però penso che l’aborto debba essere legale, sicuro, poco frequente. È la donna che decide, anche quando portare avanti la gravidanza». E sul concetto dell’aborto «raro» la Ayuso è tornata anche nello scontro di questi mesi sul registro per gli obiettori, accusando Sánchez e compagni di aver ulteriormente banalizzato l’uccisione dei nascituri, visto il «milione» di aborti «da quando siete al governo». Un fatto che la stessa leader spagnola ha definito «un fallimento come società».

Ora bisognerà vedere se la Ayuso avrà la forza di resistere a questo scontro istituzionale e anche, eventualmente, alle indicazioni del suo stesso partito, che sull’aborto ha una linea variegata. Di certo il leader del PP, Alberto Núñez Feijóo, è meno battagliero in tema di registro per obiettori e ha dichiarato che «garantiremo l’aborto conformemente alle leggi».

A proposito di leggi, la Ayuso non solo si sta opponendo a certi diktat abortisti, ma sta cercando anche di portare avanti norme a favore della vita nascente e della famiglia. Una boccata d’ossigeno che sarebbe necessaria per tutta la Spagna, che ha uno dei tassi di fecondità più bassi al mondo (appena 1,12 figli per donna in età fertile nel 2024, molto al di sotto della soglia di sostituzione) e la cui popolazione, di questo passo – con le politiche di stampo socialista e la mentalità oggi dominante –, non può che andare verso l’estinzione.



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